Un passaggio in India per l'Italia di Fabio Martini

Un passaggio in India per l'Italia Intese per Ansaldo e Necchi. La Fiat investirà un miliardo di dollari. Prodi: presenza in crescita Un passaggio in India per l'Italia Continua lo sbarco delle imprese a caccia di affari NEW DELHI DAL NOSTRO INVIATO Romano Prodi lo giura: con Sonia Gandhi «non abbiamo parlato di politica». Sarà. Ma durante il lunch offerto dal presidente indiano, il Professore e Sonia 1'«italiana» - la bella vedova di Rajiv Gandhi - hanno avuto un incontro che lo stesso Prodi ha definito «warm», caloroso. Certo, il presidente dui Consiglio ci tiene a far sapere di non volersi immischiare nella battaglia elettorale in corso in India, le ennesime elezioni anticipate dello più grande democrazia del mondo, con quei 600 milioni di elettori che andranno a votare tra febbraio e marzo. E Prodi soffoca la curiosità dei giornalisti indiani sul vis-à-vis con Sonia, perché si sa già che in campagna elettorale la vedova di Rajiv sarà attaccata anche per le sue origini italiane e probabilmente tornerà l'antico ritornello, quello che raccontava di una Sonia sensibile agli interessi italiani in India. Già, perché Sonia Maino, la ex «ragazza di Orbassano» che a diciotto anni andò a Cambridge a studiare l'inglese e lì si innamorò di Rajiv Gandhi, ha scombussolato la politica indiana con quell'annuncio a sorpresa: «Parteciperò alla campagna elettorale». Prodi e i 90 imprenditori al suo seguito arrivano in India alla vigilia di una battaglia infuocata, con uno scenario politico che - sia pure alla lontana - ricorda il crepuscolo della Prima Repubblica italiana. Lo scioglimento anticipato del Parlamento, per dime una, lo ha voluto il partito del Congresso, che dopo aver fondato l'India moderna e indipendente, ha perso la sua centralità anche a seguito di alcuni scandali, esattamente come la de italiana. E per recuperare un ruolo, il partito del Congresso ha tolto l'appoggio ad una coalizione di centro-sinistra, formata da ben 15 partiti. Certo, la parossistica instabilità politica - male indiano che riecheggia una recente malattia italiana - è una remora che rallenta gli investimenti. Ma non li frena, vista l'entità della presenza italiana in India: «Nel 1991 - spiega il presidente della Confindustria Giorgio Fossa, al seguito di Prodi le imprese italiane presenti in India erano duemila, oggi sono più che raddoppiate». Chi arriva da queste parti sa bene che in India si muore per strada e soltanto un terzo dei 960 milioni di indiani sono consumatori antioccidentale». Eppure, quella sterminata middle class formata da 300 milioni di indiani costituisce un mercato ap- petitoso, tanto è vero che lo sbarco italiano in India - come dice Prodi - «coinvolge il meglio della grande, media e piccola impresa italiana». E tra le imprese al seguito di Prodi che scommettono sull'ampliamento del mercato indiano alcuni dei nomi più noti all'estero: Ansaldo, Alenia, Benetton, Carraro, Snamprogetti, Enichem, Fiat, Istituto Bancario San Paolo di Torino, Bnl, Credito italiano, Merloni, Perfetti, Piaggio, Pirelli, Tecnimont, Technipetrol, Telecom. La Fiat - che in questi giorni è presente in India con il suo amministratore delegato Paolo Cantarella - è rientrata recentemente sul mercato indiano grazie ad un accordo con la Premier per l'assemblaggio della Uno, ma soprattutto la Fiat ha programmato investimenti per un miliardo di dollari nel periodo 1997-2001, con la creazione di un nuovo stabilimento nel Maharastra per la produzione della world car Palio. E proprio ieri sono stati presentati altri due importanti accordi commerciali: quello dell'Ansaldo (in consorzio con Enel ed Eni) per la rea¬ lizzazione di due centrali energetiche e quello tra l'indiana Videocon e l'italiana Necchi compressori. All'orizzonte ci sono altri affari, a cominciare dall'intesa tra la Piaggio e la Greaves per la produzione di veicoli a tre ruote. E proprio ieri Prodi ha inaugurato a Dehli la mostra «Torino Design»: promossa dalla Regione Piemonte, la mostra espone molti prodotti industriali (dalle sedie alle auto, dalle tende alle lampade) firmati dai grandi professionisti del design piemontese. E Romano Prodi - che quando è all'estero non perde occasione per ripetere con una punta di civetteria di essere «il commesso viaggiatore dell'Italia» - spiega che il viaggio in India in realtà completa un disegno tracciato più di 12 mesi fa: «Concludiamo qui un ciclo durato un anno, nel corso del quale abbiamo visitato quasi tutti i principali Paesi dell'Asia - Cina, India, Giappone, Indonesia - e tutti nella stessa ottica: promuovere un aumento della presenza italiana in questo continente». Fabio Martini Da sinistra, il presidente del Consiglio Romano Prodi e Paolo Cantarella, amministratore delegato della Fiat