Una ministra maschilista fa tremare la Turchia laica di Maurizio Molinari

Una ministra maschilista fa tremare la Turchia laica UN'EREDITÀ' OTTOMANA Tre ragazze si sono uccise per evitare la prova prematrimoniale? A lei poco importa «tanto si sarebbero suicidate lo stesso» Una ministra maschilista fa tremare la Turchia laica Scende in campo con un 'intervista per difendere i test di verginità alle minorenni ISTANBUL DAL NOSTRO INVIATO «Il controllo della verginità di una minorenne è giusto e normale. Quelle ragazze che si sono uccise per evitare l'esame medico, si sarebbero suicidate in ogni caso. D'altra parte tre donne non fanno neanche un uomo». A parlare così non è un fanatico sostenitore del partito islamico turco «Refah» ma una donna nubile, ministro in carica del governo laico in carica e membro del partito della Madrepatria, lo stesso del premier Mesut Yilmaz. Isilay Saygin, da quando si è insediata alla guida del ministero degli Affari Femminili, ha dichirato guerra alle associazioni che si battono per i diritti delle donne. In una manciata di mesi prima ha bloccato i fondi per l'assorbimento delle profughe dalla Bosnia, poi ha messo al bando la campagna femminista denominata «Diciamo no alla violenza», quindi ha sospeso un progetto per raccogliere le proteste del gentil sesso. Ma, tutto ciò, non era che la premessa della mossa che Saygin covava da tempo: scendere in campo a favore dei test di verginità per le ragazze. Si tratta di una pratica consuetudinaria che risale ai tempi dell'Impero Ottomano ma mai sancita da una norma nella Turchia laica, edificata sul pensiero di Kemal Atatùrk. L'uso tuttavia non si è interrotto, anche se viene osservato più rigidamente nei villaggi dell' Anatolia asiatica che non in città come Istanbul, Ankara o Smirne. Neanche la decisione formale dell'Associaione nazionale dei Dottori, a fine 1997, di proibire i test è riuscita ad infrangere la consuetudine. Sono soprattutto le famiglie a condurre le figlie, prima del 18° compleanno, da un dottore «molto noto» per avere un certificato di verginità. Senza il quale trovare marito è ancora difficile negli strati meno colti della popolazione. Non sono rari i casi in cui le famiglie sottopongono le fighe a tali umilianti esami anche se maggiorenni. Il «test di verginità» viene inoltre eseguito nei dormitori universitari e negli orfanotrofi dipendenti dallo Stato prima di ammettere le giovani della provincia. Se le ragazze ri¬ fiutano l'esame, oltre non essere ammesse, vengono considerate «non vergini», con immediata comunicazione alle loro famiglie. In molti casi si creano situazioni drammatiche che hanno portato ai suicidi di alcune studentesse. La polizia dice tre ma fonti di stampa locale parlano di cinque, o ancor più. Verificare è difficile perché le famiglie tacciono su questo tema. Proprio commentando i suicidi, il ministro Isilay Saygin ha rilasciato un'esplosiva intervista al quotidiano «Sabah». «Le ragazze si sarebbero uccise comunque. Non credo che ciò sia importante. Cinque o tre ragazze non contano. Il punto è che una giovane non dovrebbe avere rapporti sessuali con un uomo» ha dichiarato il ministro, noto alle cronache anche per la sua campagna per mantenere le pene detentive contro gli adulteri, uommi e donne perché «solo l'arresto e la pubblica umiliazione li scoraggerà». Tali affermazioni hanno scatenato violente proteste da parte delle associazioni per i diritti delle donne, che hanno lanciato una campagna per ottenere le dimissioni del ministro maschilista in gonnella. Dice Halime Guner, una delle fondatrici del combattivo gruppo femminista «Ucan Supurge» (letteralmente «Scopa Volante»): «La creazione del ministero per gli Affari Femminili è uno dei maggiori risultati ottenuti dalle donne in questo Paese dopo anni di battaglie, Saygin sta vanificando tutto. Ma per noi non è una sorpresa. Si tratta di un personaggio noto per le sue posizioni conservatrici, che sono però in contraddizione non solo con i diritti delle donne ma anche con il kemalismo (il pensiero secolare di Atatiirk, ndr)». La «Scopa Volante» coordina la raccolta di adesioni alla campagna per ottenere le dimissioni di Saygin, che ha già pronta la contromossa con l'insediamento di una commissione sui test con «rappresentanti di tutte le opinioni». La battaglia potrebbe avere un risvolto politico. La maggioranza dei dormitori e degli orfanotrofi statali infatti è gestita da personale religioso, in molti casi vicino al partito islamico «Refah». Maurizio Molinari

Persone citate: Isilay Saygin, Kemal Atatùrk, Mesut Yilmaz

Luoghi citati: Anatolia, Ankara, Impero Ottomano, Istanbul, Smirne, Turchia