«Il processo Sofri non va rifatto» di Paolo ColonnelloAdriano Sofri

«Il processo Sofri non va rifatto» Parere negativo per la revisione: non ci sono elementi per riaprire il caso «Il processo Sofri non va rifatto» ricorso inammissibile MELANO. «Il contenuto dell'istanza di revisione si concretizza per un verso nella proposizione di prove che sono indicate come nuove ma che appaiono del tutto prive di consistenza e rilevanza ai fini che interessano; e per un altro verso nella mera rielaborazione critica di testimonianze, dichiarazioni, documenti e fatti già ampiamente esaminati e valutati in giudizio». Risultato: parere negativo. In 26 pagine depositate ieri pomeriggio alla cancelleria della quinta sezione penale d'appello, la Procura generale di Milano ha stabilito che la richiesta di revisione del processo Calabresi è da considerarsi inammissibile. L'istanza, presentata alcune settimane fa dall'avvocato bolognese Alessandro Gamberini era contenuta in 213 cartelle. Ma per il pg Ugo Dello Russo, già pubblica accusa nell'ultimo processo d'appello e per il suo collega Pietro De Petris, è bastato evidentemente molto meno per giudicare «manifestamente infondate» le «nuove prove» che il nuovo legale di Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, riteneva di aver raccolto dall'ultima sentenza di Cassazione del 1996 con la quale si erano spalancate le porte del carcere di Pisa per i tre ex dirigenti di Lotta continua. Un parere negativo dato sia sotto il profilo della «novità» di queste prove che sotto quello della «rilevanza». Ora sarà il collegio della quinta sezione d'appello a decidere, a porte chiuse e solo sulla base dei documenti forniti da accusa e difesa, se dovrà essere rifatto un nuovo processo a Sofri e compagni. Nessuno stupore da parte del legale. «Era un parere che in qualche modo mi aspettavo», dice l'av vocato Gamberini. «Quando si è saputo che a stendere il documento sarebbe stato il pg che aveva sostenuto l'accusa nelle tre precedenti corti d'assise d'appello, non mi sono certo illuso che avrebbe cambiato opinione così in fretta e solo sulla base della mia istanza. Anzi - sottolinea il legale - ragioni di opportunità suggerivano che non fosse proprio Ugo Dello Russo ad occuparsi della revisione di questo processo e per questo avevo presentato un'istanza di astensione. Un'opportunità che evidentemente la Procura Generale non ha recepito scegliendo di contrappormi un vecchio protagonista». E' preoccupato per l'influenza che questo parere negativo potrebbe avere sulla decisione della corte d'appello? «No, mi sento assolutamente sereno, credo che le mie argomentazioni possano tranquillamente controbattere le conclusioni dei pg. Se il processo si svolge secondo le sue regole, il giudice è arbitro in mezzo alle parti e potrà valutare indipendentemente dai pareri di chi ha torto o ragione. Si badi poi che in questa fase si valuterà T ammissibilità della richiesta di revisione e non il merito del processo». Ciò nonostante, nel provvedimento della Procura generale, che ha esaminato le decine di faldoni dell'intera inchiesta, i riferimenti nel merito non mancano. E così, a proposito di quello che doveva essere «l'asso nella manica» della difesa, ovvero la testimonianza di Luciano Gnappi, il professionista che ha sostenuto di aver riconosciuto in una fotografia il killer del commissario Luigi Calabresi, diverso da Ovidio Bompressi, i rappresentanti dell'accusa scrivono: «Gli elementi offerti dalle dichiarazioni di Gnappi non consentono di ritenere superato il vincolo probatorio. Il riconoscimento fotografico da costui compiuto appare infatti effettuato in termini di probabilità e non di certezza». Insomma Gnappi, affermando di aver avuto l'impressione di riconoscere una persona diversa da Bompressi, nop darebbe alcuna certezza ulteriore sull'identità del vero killer. Mentre per quanto riguarda la testimonianza del vigile urbano Roberto Torre, che ha raccontato di aver visto nel bar Eden di Massa Ovidio Bompressi poche ore dopo il delitto Calabresi, i pg, riportando i rapporti dei carabinieri sulle distanze, i tempi di percorrenza e lo stato di strade e autostrade nel 1972 per i collegamenti tra Milano e Massa, concludono reputando «non rilevante» la «nuova prova» basata sulle dichiarazioni di Torre. Infine, per quanto riguarda l'aspetto degli esami balistici sri proiettili, o meglio sui frammenti dei proiettili analizzati nel corso dell'inchiesta e del processo, che la difesa ha riproposto con un'elaborazione informatica delle schegge metalliche sostenendo che provenivano da due pistole diverse, i pg scrivono che la corte d'assise aveva già ritenuto infondato questo elemento e che quindi, anche in questo caso, non esistono novità rilevanti. Secondo i due magistrati «anche per gli atti "asseritamente ignorati" non vi è prospettazione di fatti o circostanze nuovi, ma soltanto una revisione critica di un'unica sentenza, quella d'appello dell'I 1 novembre 1995, che non è la sentenza di condanna ed è certamente non l'unica sentenza a dover essere considerata ai fini della revisione». Paolo Colonnello Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi nel carcere di Pisa

Luoghi citati: Massa, Milano, Pisa