Fini-D'Alema, asse contro l'amnistia di Enzo Biagi

Fini-D'Alema, asse contro l'amnistia Il deputato di Forza Italia oggi in Giunta, ma si tenta di evitare che la vicenda comprometta le riforme Fini-D'Alema, asse contro l'amnistia Pds eAn disinnescano il caso Previti. Azzurri isolati ROMA. Massimo D'Alema a Enzo Biagi: «Non mi pare che la possibilità di una amnistia ci sia». Gianfranco Fini a Maurizio Costanzo: «Per il momento non è tempo di amnistie e di colpi di spugna». D'Alema: «Il caso Previti è solo un caso giudiziario. Io mi regolerò in coscienza». Fini: «E' giusto processare Cesare Previti, è sbagliato arrestarlo». Viaggiano in tandem come pedalatori ben affiatati, Massimo e Gianfranco, impegnati a combattere spalla a spalla in difesa delle riforme istituzionali faticosamente impostate. «Siamo avversari decisi e su molte questioni siamo distanti - certifica il presidente di Alleanza nazionale - ma insieme abbiamo fatto un lavoro comune in Bicamerale e abbiamo la consapevolezza comune che le riforme o si fanno in questa legislatura o non si fanno». Quel lavoro «comune» tra il capo della destra e il capo della sinistra, così sottolineato e ostentato, pare oggi la più salda garanzia per la buona riuscita delle riforme in cantiere. E per superare gli ostacoli previsti e imprevisti che stanno spuntando fuori. Il «caso Previti» era nel conto da tempo. Forza Italia ne aveva fatto una tragedia e minacciava ritorsioni contro le riforme se venisse concesso l'arresto del suo deputato. Ora lo stesso Previti (che ieri ha dichiarato al «Foglio» diretto da Giuliano Ferrara di essersi recato in visita da Sofri nel carcere di Pisa, qualche tempo fa, «per rispetto verso la decisione di subire una sorte giudiziaria sfavorevole») ha capito che è meglio sdrammatizzare, Berlusconi è in vacanza ai Caraibi e Fini parla per dire che, secondo lui, l'ex ministro berlusconiano va proprio processato, ma non c'è, però, la necessità di arrestarlo. «Mi sono letto le carte e mi sono convinto che ci sono elementi tali da rendere necessario il processo a carico di Previti. Vi sono, nella documentazione che ci è stata fornita, degli indizi e delle prove che è giusto approfondire nel corso di un dibattimento». E così Fini smonta definitivamente la tesi di Forza Italia che aveva gridato contro un presunto «complotto» dei magistrati di Milano, che mirerebbero ad abbattere Silvio Berlusconi. Di fatto, Fini dice agli alleati di Forza Italia di stare cal- mi, che è meglio per tutti. Anche il segretario del pds sembra dare a Berlusconi l'amichevole avviso di non drammatizzare i toni, annunciandogli che, malgrado il suo peso politico, ha deciso di «non fare propaganda per nessuna delle due tesi» (arresto o no) e ricordando a tutti che si tratta semplicemente di rispondere a questa sola domanda: «E' necessario ed utile arrestare Previti ai fini dell'indagine che lo riguarda?». Il messaggio deve essere arrivato a destinazione, perchè il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Pisanu, ieri sera ha apprezzato come «ragionevoli» le parole di D'Alema. Con queste premesse, comunque vada a finire per Pre¬ viti, la temuta mina collegata al suo caso non pare che debba esplodere (significativo anche il «no» di Lamberto Dini all'arresto, sia pure a titolo personale). Ma, a sorpresa, ci ha pensato il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, ad innescarne un'altra, tale da far saltare i lavori della Bicamerale. Di nuovo, D'Alema e Fini hanno reagito insieme, affiancati anche da Franco Marini e da esponenti di Forza Italia, tutti in stato di allarme per respingere una proposta (elezione diretta del capo del governo) che azzererebbe gli equilibri miracolosamente raggiunti in Commissione Bicamerale tra i partiti maggiori. «Se salta l'accordo raggiunto sulle riforme - avvisa Fini - sarà difficile realizzarle in questa legislatura». E riprende la girandola di ipotesi sul rischio di elezioni anticipate entro l'anno, nel caso le riforme fallissero. Anche perché molti si sono insospettiti per il fatto che il vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni, si sia schierato al fianco di Rutelli. Alleanza nazionale, per esempio, sostiene che il cosiddetto «partito dei sindaci» si sta schierando con Prodi-Veltroni contro D'Alema. Contro le voci di crisi ha parlato il presidente del Consiglio Romano Prodi (in una intervista al settimanale Famiglia cristiana) accusando i giornali di essere «distaccati dal Paese». Prodi ha riconfermato per l'en¬ nesima volta che vuole arrivare al termine della legislatura, ma ha aggiunto che anche «se il periodo non fosse così lungo, non ne farei una malattia». Una postilla che pare non escludere elezioni prima del termine. La terza variabile potenzialmente esplosiva rimane Di Pietro e il suo conflitto con Scalfaro. D'Alema ha, implicitamente preso le distanze dalla controversa lettera del neosenatore, apprezzando con convinzione il messaggio di Scalfaro. «Io non ho arruolato Di Pietro» ha spiegato a Biagi, ho solo fatto in modo che non stesse fuori dalle istituzioni un personaggio che ha un seguito reale. Alberto Rapisarda Il presidente di An «Ho letto le carte e mi sono convinto che ci sono elementi per un processo non per l'arresto» L'ex ministro ha visitato Adriano Sofri nel carcere di Pisa «Rispetto la sua lotta» Qui accanto il segretario del pds Massimo D'Alema e a sinistra l'ex ministro della Difesa Cesare Previti che sarà ascoltato stamattina dalla giunta

Luoghi citati: Milano, Roma