«Perseguitato da un pool di inquisitori» di Giovanni Bianconi

«Perseguitato da un pool di inquisitori» L'ex ministro della Difesa stamattina davanti alla Giunta per le autorizzazioni a procedere «Perseguitato da un pool di inquisitori» Così si difende Previti: fu Dotti a ispirare la Ariosto ROMA. «La furia inquisitoria, e non investigativa, ha accecato gli inquirenti a tal punto che questi hanno dimenticato che la custodia carceraria dell'avv. Previti è stata richiesta in relazione a presunti reati che, secondo la stessa formulazione dell'accusa, appaiono già prescritti». Usa parole pesanti, Cesare Previti, per difendersi davanti al Parlamento dalla richiesta di arresto nei suoi confronti. E riprende - per attaccarla, naturalmente - l'intervista al procuratore di Milano, Francesco Saverio Borrelli, fatta a settembre, all'epoca in cui il pool di Mani Pulite inviò la prima domanda di custodia cautelare. «Addirittura - scrive l'ex ministro del governo Berlusconi nella memoria difensiva inviata ieri a Montecitorio - l'indeterminatezza (delle accuse, ndr) è apertamente dichiarata, come se il gip intendesse rivolgere al Parlamento una sfida inquisitoria, secondo il monito di Borrelli: "Dovete dare una prova di moralità politica e rilasciare alla magistratura una delega in bianco, costringendo in carcere un vostro esponente"». La richiesta del gip è perciò «l'esortazione a "dare un segnale". Ma D Parlamento non ha compiti segnaletici, né, ridotto a un semaforo per manovre di potere, potrebbe dare via libera ad uno straripamento tale da deturpare gb' stessi lineamenti fondamentali dell'ordine giuridico». Oggi è il giorno di Cesare Previti. Il deputato di Forza Italia si presenterà davanti ai suoi colleghi della Giunta per le autorizzazioni, e risponderà alle loro domande: ma già ieri ha inviato un nuovo documento di 138 pagine, per tentare di dimostrare non solo la sua innocenza, ma l'esistenza del jumus persecutionis (perché su questo deve decidere il Parlamento) contro di lui. Stamane alle 10 la Giunta è convocata per ascoltare le conclusioni del relatore Carmelo Carrara (CcdCdu), e subito dopo toccherà a Previti. Poi ci sarà la discussione tra i commissari; il termine ultimo per il voto della Giunta è fissato per lunedì 12, ma non sarà quella l'ultima parola. A decidere se l'ex rninistro resterà un uomo libero o dovrà andare in carcere, infatti, sarà l'intera assemblea di Montecitorio, convocata per discutere e votare sul «caso Previti» dal 20 al 23 gennaio. • In attesa di quella scadenza, il deputato indagato per corruzione in atti giudiziari cerca di controbattere alla mole di documenti e indizi presentati dalla Procura e dal gip di Milano che lo vogliono arrestare. Il tentativo di mandarlo in carcere, secondo Previti, è solo la fine di «un percorso oggettivamente persecutorio che non sembra ricollegabile soltanto agli errori di diritto». Con la richiesta di arresto, accusa l'ex ministro, «un'intera legge dello Stato introdotta dal Parlamento per porre rimedio all'abuso della carcerazione preventiva, le indicazioni del Capo dello Stato, del vicepresidente del Csm, della Corte di Cassazione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, sono state totalmente ignorate dagli mauirenti milanesi e dal gip, i quali nella loro qualità di magistrati, e cioè funzionari dello Stato soggetti solo alla legge, avrebbero dovuto per primi scrupolosamente adeguarvisi». Sul merito delle accuse, Previti ripete l'autodifesa che porta avanti da sempre. Le dichiarazioni di Stefania Ariosto (la testimone che ha dato il via all'indagine nei confronti suoi, di Berlusconi e dell'ex giudice Squillante) sono false: «Delle sue menzogne esiste prova certa, e sulle sue affermazioni non esiste alcuna conferma». In più l'ex ministro dà una lettura «politica», che si richiama alle rivalità interne agli avvocati della Fininvest prima e a Forza Italia poi: «Molteplici dati e riscontri oggettivi rendono altamente probabile l'ipotesi che il vero ispiratore delle deposizioni della teste Stefania Ariosto sia stato l'avvocato Dotti», ex capogruppo di Forza Italia alla Camera che con la donna ha avuto una relazione sentimentale. In serata, la replica del medesimo Dotti: «La Ariosto ha deciso autonomamente di collaborare con la Procura di Milano. Le ipotesi che Previti formula sono nullaltro che un maldestro e strumentale tentativo di attribuire coloritura e dignità politica alla vicenda processuale di cui è al centro e che, a quanto risulta dalle cronache riguarda, invece, fatti e atti di malcostume comune». Previti insiste nel dire che non sono indicati atti giudiziari specifici collegati all'accusa di corruzione. Anche la famosa causa Imi-Sir, per la quale secondo l'accusa il deputato ha intascato un terzo della maxitangente da 66 miliardi pagata dagli eredi Rovelli, non dimostrerebbe niente: i fatti elencati dal gip «non possono che definirsi "meri sospetti"». L'ex ministro ribadisce che lui è un uomo ricco, che teneva i suoi soldi all'estero, e che i presunti pagamenti ai giudici Squillante e Verde non ci sono mai stati: i documenti bancari raccolti dai giudici, secondo lui, vanno letti solo ed esclusivamente all'interno dei suoi rapporti economici con il collega avvocato Attilio Pacifico. Punto e basta. E nulla aggiungono, sostiene il deputato indagato, le testimonianze dell'ex senatore Casoli sulle visite della Ariosto a casa sua, o la deposizione del suo segretario lannilli su quando fu utilizzato come prestanome nella vicenda Mondadori. Quanto all'inquinamento delle prove da evitare con l'arresto, secondo Previti la dimostrazione che non esiste sta nel fatto che lo stesso gip ha atteso circa tre mesi per aderire alla richiesta del pool: se ci fosse stato reale pericolo di inquinamento, «avrebbe dovuto provvedere immediatamente alla emissione del provvedimento, indicando al Parlamento la massima urgenza. Ciò non è avvenuto». Giovanni Bianconi Il deputato azzurro: se posso inquinare le prove, perché il gip ha atteso tre mesi per dire sì? Qui sopra il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli |K JB -BHHHHB^

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