«lo, medico pentito»

«lo, medico pentito» «lo, medico pentito» «Il mio sì alla terapia» MAGLIE (Lecce) DAL NOSTRO INVIATO Ha 36 anni, l'aria mite, molto stanca. Rodolfo Rollo, medico. A. R. sta appena dicendo che ha avuto «la fortuna di incontrare un dottore come lui, un bravo professionista e una grande persona». Rollo è il medico che ha deciso di introdurre il protocollo Di Bella in un ospedale di Lecce. Oggi sarà ascoltato in aula dal pretore. Scherzi del destino: Pi li h i il «Pensi lei che io ero il perito della Asl che doveva giustificare il no alla somministrazione di farmaci vietati dalla Cuf». Come appunto la somatostatina di Di Bella. E invece com'è andata? «Che un giorno arriva A. R. da me. Mi racconta tutta la sua storia, da quanto tempo è malato, mi racconta delle tre operazioni che ha subito, della chemioterapia che l'ha quasi distrutto. Poi, mi dice, sono andato da Di Bella. E adesso, mi dice, io ho questa cura che mi ha dato lui. Mi dice, dottore, io in ogni caso la faccio. Però, mi costa troppo, io non posso pagarla. Mi dica lei, che cosa devo fare?». E lei perché ha deciso? «Io che potevo dirgli. C'era lui con suo padre, lì, davanti a me. Dovevo dirgli: o muori o rubi. Solo questo». Si può arrivare a questo punto nel calvario del tumore? «Sì. Di fronte a questo ho deciso. E gli ho fatto dare la cura». Quindi non l'ha fatto Quindi, non l'ha fatto perché era convinto? «Senta, io non me la sento di parlare...». Ma quando? Quando gli ha fatto cominciare la cura? «Otto mesi fa. Tutto questo a me pesa moltissimo. Anche per questo forse non l'ha mai saputo nessuno, ho deciso di non dare pubblicità a questo fatto. Ora, in quest'aula, forse è una buona occasione per parlare». Ha una cartella in mano, dottore. Che cos'è? «Due cose. Una è il bollettino di ottobre '97 della Cuf, la Commissione unica dei farmaci». E che cosa vuol dire, mi scusi? «Sì. Qui hanno scritto che queste sostanze non servono come cura sulla base degli studi fatti. Loro ammettono che al più possono servire come una aleatoria terapia di supporto E allora che cosa ppporto. E allora che cosa mi possono dire? Che io non dovevo darla? Vede, questi sono malati terminali. Quelli che non vogliono neanche negli ospedali. Gli dicono vai a casa. Sono i malati che gli si dà un bacio e gli si fa gli auguri. Fatti coraggio. Molte volte gli si augura solo di non soffrire troppo. Io che cosa gli dovevo dire ad A. R.? Muori». Ma quindi lei non l'ha fatto perché pensava di guarirlo? «Non voglio parlare di questo». E ora che cosa può succedere? «Non lo so. Io credo che anche dal punto di vista economico non mi possono dire niente. Questa cura non ci costa 300 mila lire al giorno, come dicono. Costa 90 mila. Vogliamo distruggere una vita per 90 mila al giorno? Se non gli dò quello io comunque devo spendere. Una fiala antivomito che si usa per la chemio costa 48 mila e ne servono 3». Risultati ne ha avuti? «Beh, c'è il caso di questo ragazzo che avete sentito». E i 4 morti? E i 4 morti? «Non significano niente. Erano pochi giorni che avevano cominciato, troppo pochi». Che cos'è l'altra cosa nella cartella? «E' il formulario terapeutico nazionale». Mi fa vedere? Lo apre. C'è scritto così: contro le neoplasie, si possono usare tutti i farmaci. [p. sap.] Il perito della Asl «Questa terapia ci costa 90 mila lire la giorno Vogliono distruggere una vita per così poco?» L'aw. Pellegrino, direttore dell'Usi i a

Persone citate: A. R., Di Bella, Rodolfo Rollo, Rollo

Luoghi citati: Lecce