«Mi dissero: morirai»
«Mi dissero: morirai» TESTIMONI DELLA SPE «Mi dissero: morirai» «Ma ora il male è bloccato» MAGLIE (Lecce) DAL NOSTRO INVIATO Nel gran trambusto, è l'unico che sta seduto. Legge La Gazzetta dello sport, ha poggiato le stampelle al muro. I capelli deve averli uccisi la chemio, sono pochi fili ormai, allungati disperatamente sulla testa. Occhiaie, barba lunga. Due gambe esili che paiono chiodi infilati nei pantaloni. Avvocato. Si chiama A. R., di Lecce. «Non scrivete il cognome per f di i ili ,favore», dice ai giornalisti. Carlo Madaro, il pretore, spiega che questa è una storia emblematica: «Dovete sentirla, per capire cosa succede. I medici gli dicevano: tu devi morire. E lui rispondeva: ma io non riesco a morire, datemi qualcosa per favore. E allora alla fine ha trovato qualcuno che per pietà gli ha dato questa medicina. Ma che Paese è mai questo? Neppure davanti alla morte esiste una regola, un diritto alla vita? Solo e sempre burocrazia, solo interessi?». Adesso il pretore ce l'ha di fronte, sulla sedia del testimone, sommerso dai microfoni, avvolto dalle telecamere: Ci racconti la sua storia, dice. «Avevo un gonfiore sulla spalla. Da quel momento cominciò la mia vicenda. Era l'87, ma solo dal luglio del '94 la mia malattia peggiorò. Prima, ereriuscito a continuare i miei studi, mi sono anche laureato e ho cominciato a esercitare la mia professione». Pretore: Dal '94 cosa succede? «Sono stato operato tre volte E poi sono stato sot volte. E poi sono stato sottoposto a tutti i livelli possibili di chemioterapia e radioterapia. Mi dicevano: guardi, noi sappiamo quando comincia questa cura, ma non quando finisce. Mi dicevano che dovevano farmele ai massimi livelli per salvarmi. Fino a che un giorno, il dottore mi sbatte la cartella clinica in faccia: guarda Andrea, tutto quello che abbiamo fatto non è servito a niente. Non c'è stato nessun effetto. Tu devi solo sperare di non soffrire nel nome del Padre Eterno». Pretore: Allora, le ha detto che era roba del Padre Eterno. E' questo che intendono gli ospedali quando parlano di malati terminali... «Nel marzo '97 vado da Di Bella. Ha guardato il mio corpo martoriato, pieno di ferite, e mi ha detto: tu sei un'altra vittima del sistema. Mi disse che se fossi venuto dall'inizio, avrebbe risolto il mio pro avrebbe risolto il mio problema. Ora il fatto è questo: le cure che hai seguito hanno danneggiato le tue difese. Se tu vuoi, puoi fare la mia cura. Però è molto costosa. Mi fece una visita di un'ora e mezzo, molto strana. Accurata. Lui ascolta il corpo, tutto». Pretore: Quanto costa la cura? «Mi dice 550 mila lire a volta, significa 18 milioni al mese. Per un po' di tempo la potrei fare. Ma poi come faccio, riduco sul lastrico la mia famiglia». Pretore: E allora cosa ha deciso? «Per mia fortuna ho incontrato Rodolfo Rollo. Un bravo medico e un uomo grande. E dal giugno '97 ho cominciato a prendere la medicina». Pretore: Le sue condizioni? «All'inizio ero scettico, dottore. Se non fosse il problema di questa gamba, starei bene». Pretore: Che vuol dire? «Vede, io ho questa massa tumorale, che prima era in continua progressione, che mi divorava. Un mese fa ho fatto la risonanza tllarla» magnetica, per controllarla». Pretore: E allora? «La massa tumorale non è aumentata. Il male s'era bloccato». Pretore: Lei ha con sé la documentazione? «Sì, ho qui le cartelle. Posso dimostrare tutto», [p. sap.] «Il professore mi spiegò che ero una vittima del sistema: se fossi andato subito da lui oggi sarei guarito» Il malato A. R. nell'aula della pretura
Persone citate: A. R., Carlo Madaro, Di Bella, Rodolfo Rollo
Luoghi citati: Lecce
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