UN'ITALIA TORVA E DEMENTE di Lorenzo Mondo

UN'ITALIA TORVA E DEMENTE UN'ITALIA TORVA E DEMENTE SI infittiscono - ci auguriamo che sia una casuale concentrazione di influssi maligni - i segnali di una Italia torva e demente. Abbiamo appena finito di ritrarci sconsolati dai delitti di giovani e adolescenti in Calabria e Campania, dall'omertà di genitori che parlano impudentemente di «ragazzate» finite male. Indizi, si direbbe, di una arretratezza da profondissimo, irredimibile Sud. Ma ecco che irrompe, questa volta dal Nord, da una delle aree più agiate e confortevoli della penisola, un altro, lugubre, fatto di sangue. Che, come spesso accade da queste parti, rivela una tragica empietà contro il vincolo, fino a ieri sacro, della famiglia. E' accaduto in un paese del Varesotto. Padre, madre e figlio abbattuti a fucilate nella notte. Panettieri, robusti lavoratori, erano stati visti, la sera prima, allegri e conversevoli, alla pizzeria Miralago. Vengono in mente, per contiguità ambientale, per presumibili tratti fisici, i racconti umoristici e goderecci di Piero Chiara. Ma il sapiente affabulatore di Luino sarebbe stato fuori posto a quel tavolo. Al raduno familiare mancava il terzo componente o convitato, un'assenza che si sarebbe rivelata di lì a poche ore sinistra. Mancava un secondo figlio, lo hanno arrestato a giorno fatto in Svizzera con l'accusa di triplice omicidio. Stava dirigendosi, pare, all'aeroporto di Lugano. Per volare a Santo Domingo, da cui era tornato a casa per le feste natalizie. I genitori gli avevano aperto laggiù un ristorante. Forse per offrirgli una opportunità di provarsi, magari per levarselo di torno. Questo figlio aveva manifestato una brutta piega, qualche inclinazione allo sgarro. Durante il servizio militare aveva accoltellato un tassista, era stato un mese in casa di cura per disturbi psico-comportamentali. E del resto, non aveva nessuna voglia di fare il mestiere del padre e del nonno. In questi giorni aveva dato una mano al forno, i vicini parlano di qualche screzio, che di per sé non spiega niente. Non si sa quale furibonda resa di conti abbia armato la sua mano, quale speranza avesse di farla franca lasciandosi alle spalle quello sterminio. Come pensasse di tornare «pulito» al suo lavoro da emigrante di lusso, dopo essersi impresso a fuoco, insieme al marchio di Caino, anche quello del parricida e del matricida. Non c'è molto da dire, se è stato un raptus di follia, se bisognerà riesumare quel mese di sospetta infermità, rinchiuderlo per davvero. Che cosa riterremo di questa vicenda dai contorni imprecisi? L'immagine del fratello che trova la forza, prima di dissanguarsi, per telefonare ai carabinieri annunciando la strage, pronunciando forse il nome «maledetto». E insieme, a contrasto, i colori di una terra caraibica, cara alle vacanze di tanti italiani, che poteva apparire, alla mente sconvolta o rancorosa dell'assassino, un immeritevole esilio. Lorenzo Mondo

Persone citate: Piero Chiara

Luoghi citati: Calabria, Campania, Italia, Lugano, Luino, Santo Domingo, Svizzera