Dai Caraibii al lago per la strage in famiglia di Giovanni Cerruti

Dai Caraibii al lago per la strage in famiglia Dramma a Varese, l'assassino smascherato dal ragazzo morente. Preso in Svizzera mentre tentava di fuggire Dai Caraibii al lago per la strage in famiglia Tornato da Santo Domingo massacra i genitori e il fratello CAPREZZATE (Varese) DAL NOSTRO INVIATO Quando il primo furgone delle pompe funebri lascia la villetta di via Matteotti, i due cani, due setter grigi, guaiscono e saltano disperati nel giardino accanto. Forse hanno visto, forse hanno sentito o capito. Nella notte di gelo e nebbia, in questa villetta rosa con l'antenna satellitare sul tetto, un figlio impazzito ha ammazzato il padre in garage, il fratello sulle scale e la madre in camera da letto. Poi Elia Del Grande, 23 anni da balordo, risse e guai, cliniche e avvocati, si è preparato la valigia, ha preso tre fucili da un armadio, è salito sulla Uno bianca della madre, alle 6,30 era a Varese senza più i fucili, alle 7 è da un amico e si cambia i vestiti, alle 9 sparisce, alle 11,30 ricompare su un taxi bianco oltre la frontiera di Ponte Tresa. Voleva raggiungere Agno, l'aeroporto di Lugano, e da lì Santo Domingo e il suo ristorante. Passa la dogana italiana, non passa quella svizzera. Arrestato (in serata è stato estradato). Fine della fuga, ma non di questa storia. A mezzogiorno i due setter salutano a modo loro il furgone che si porta via Enea Del Grande, 57 anni, il padrone gran cacciatore. I carabinieri sono nella villetta dalle 4 del mattino. Un quarto d'ora prima una telefonata al 112, rispondono i carabinieri di Sesto Calende. «Mandate le ambulanze, ci hanno sparato, Cadrezzate, via Matteotti 19, vi apro il cancello...». La voce, un rantolo, è di Enrico Del Grande, 28 anni, il fratello. E' già successo tutto, Elia sta già vagando con la Uno bianca tra il Lago di Monate, il Lago Maggiore e il Lago di Varese. E' già successo tutto e la soluzione sembra fin troppo facile. E' stato Elia, il balordo. Ma se è stato lui, solo lui, come mai al telefono il fratello sussurra «ci hanno sparato»? Che non sia stato solo? I carabinieri di Angera, al momento, si accontentano dell'arresto di Elia, già rispedito a Varese in manette, d ieri sera alle nove sotto interrogatorio. Ma il dubbio rimane. Era solo? La sera della Befana la famiglia Del Grande è a cena, pizzeria «Miralago». E' il saluto alle feste, e magari un po' di festa per Elia, che da quattro mesi sta a Santo Domingo, nel ristorante-discoteca aperto con ' i soldi del padre. E' arrivato la vigilia di Natale, il biglietto di ritorno è per il 10 gennaio, sabato. Alle nove e mezza i Del Grande, i panettieri di Cadrezzate, sono di ritorno nella villetta, prima dell'alba suonerà la sveglia per il forno da accendere. Ma a mezzanotte Elia esce a piedi, prima va al bar «della Piazza» («ha giocato a flipper e si è bevuto una spuma») e fino alle due è al bar «La Mecca» (((tranquillo, non ha bevuto alcolici, ha fatto un paio di partite al videopoker»). Il bar chiude alle due, appunto, e da qui in avanti l'unica certezza è che alle 3,45 Enrico telefona, «ci hanno sparato...». Elia torna a casa, entra dal garage al pian terreno, lì dove il padre tiene i tre fucili da caccia in un armadio grigio. I carabinieri l'hanno ricostruita così. Il padre scende in garage e trova il figlio, non si può immaginare il motivo, soldi o foiba, ma Elia spara e l'ammazza con il cali¬ bro 12. Arriva Enrico, il fratello: capisce e chiude a chiave la porta a vetri che collega il garage alla cucina. Elia la sfonda con il fucile e spara anche al fratello, due colpi. Sale al primo piano, la madre si è appena alzata dal letto, due colpi anche per lei. Prepara la valigia, non tocca la cassaforte e neppure le 700 mila lire che il padre tiene nel portafoglio. Prende le chiavi della Uno bianca, va al panificio, 400 metri di strada, e sparisce. «A un certo punto non abbiamo più visto la Uno», dirà uno dei dipendenti della forneria. Erano le 3,30. A fatica, il ventre squarciato, una scia di sangue che sale i cinque scalini del garage, abbattendo un I comodino e una pianta di stelle di Natale, Enrico si sta avvicinando al salotto, al telefono: «Ci hanno sparato...». La fuga di Elia dura poco. A Varese lascia l'auto nel parcheggio Aci di via San Francesco, centro pieno: le 6,30. Sveglia un amico alle 7, ma nulla rivela, nulla fa capire. «L'ho appena saputo dal telegiornale dell'una, era qui da me», avviserà i carabinieri. Alle 9 esce, alle 10,45 chiama il Radiotaxi di Gallarate da un bar di Besnate. Arriva la Audi station wagon bianca di Enrico Tapella, «mi porti all'aeroporto di Agno». 45 minuti e sono al confine. «Per tutto il viaggio non ha detto una parola, quando i gendarmi svizzeri ci hanno fermati non riuscivo a capire». Erano le 11,30. A Cadrezzate i cani saltavano e guaivano, il carro funebre era appena arrivato. A mezzogiorno Elia ascolta i propri diritti, vuole opporsi all'estradizione? «No, mi va bene se mi riportate a Varese, non mi oppongo a nulla». Sulla notte nella villetta rosa, silenzio, muto fino a sera quando lo riportano al confine di Ponte Tresa e poi a Varese. E qui cominciano le domande, perché, chi erano, i Del Grande, chi era Elia? I Del Grande brava gente, panettieri qui, a Gavirate e anche a Varese fino a qualche mese fa. L'avevano venduto, il negozio di Varese, per evitare al solito Elia un processo per tentato omicidio: c'era da convincere Piero Cova, il tas- sista accoltellato da Elia, a ritirare la denuncia e la costituzione di parte civile. L'ultima della serie, per il figlio del panettiere e della signora Alida. La prima tre anni fa, sotto le armi, denunciato per il furto di una pistola in caserma, roba proprio da balordo. Poi le ramanzine, le cure in clinica psichiatrica e in famiglia, prima della disperazione, l'idea del padre: aprirgli un localino a Santo Domingo, lontano da casa, dalle cattive compagnie e dai guai. A Santo Domingo ha tentato di tornare da ricercato, la famiglia fucilata. L'hanno preso come solo un balordo si fa prendere. Documenti, prego? Giovanni Cerruti

Persone citate: Del Grande, Elia Del Grande, Enrico Del Grande, Enrico Tapella, Piero Cova