«Bimbi schiavi anche in Italia » di Fabio Martini

«Bimbi schiavi anche in Italia » Il leader della Cgil a New Delhi con una delegazione. Prodi: serve più rigore. Fossa: fianco a fianco con il sindacato «Bimbi schiavi anche in Italia » Cofferati attacca dall'India: sono300 mila NEW DELHI DAL NOSTRO INVIATO E il «cinese» colpì anche in India. Sono le 10 del mattino e Romano Prodi ha appena pronunciato il primo discorso della sua visita in India davanti ad un platea di politici, sindacalisti, imprenditori ed intellettuali dei due Paesi. Applausi, cordialità, folla di cronisti indiani attorno al Professore, ma in un corridoio laterale scoppia 1'«imprevisto». Tra i tanti ospiti c'è anche il segretario della Cgil Sergio Cofferati - il «cinese» per i suoi occhi affilati - che, non appena incrocia i cronisti, lascia cadere la «provocazione»: «Qui in India esiste un gravissimo problema di sfruttamento del lavoro minorile e sarebbe giusto che i governi occidentali, compreso il nostro, quando aiutano le nostre imprese ad insediarsi, pretendessero la rinuncia allo sfruttamento del lavoro minorile». Cofferati ne ha anche per gli imprenditori: «E del problema si devono preoccupare anche le associazioni imprenditoriali perché con il mercato globale o ci sono regole, oppure si bara sui costi». Ben venga dunque «un codice di comportamento per le aziende». Parole nette su un argomento scottante, sul quale almeno a parole è difficile dividersi. Ma c'è un dettaglio: Cofferati lo pronuncia proprio all'inizio della visita di tre giorni del Presidente del Consiglio in India e la sua «provocazione» finisce per trasformarsi in un singolare ping-pong in terra indiana. Tra l'altro proprio all'inizio di una missione, quella di Prodi in India, affrontata con una delegazione particolarmente agguerrita: sono presenti il presidente della Confindustria Giorgio Fossa, l'amministratore delegato della Fiat Paolo Cantarella e una novantina di aziende, «il meglio della grande, media e piccola impresa italiana» per dirla con Prodi. Dunque, le parole di Cofferati pronunciate proprio all'inizio dello «sbarco» italiano hanno finito per procurare un piccolo sussulto al bastimento tricolore e in ogni caso hanno costretto Fossa e Prodi ad intervenire su un tema che gli indiani, compresi i sindacalisti, preferirebbero oscurare. Ecco Prodi: «Il lavoro minorile è tema di enorme delicatezza. Da un lato è intollerabile 10 sfruttamento, dall'altro questo tema salta fuori spesso per giochi protezionistici. Bisogna essere rigorosi, il governo indiano ha fatto approvare una legge contro 11 lavoro minorile, c'è uno sforzo per implementarla» e in ogni caso «questo è un grande problema in tutta l'Asia». E se Prodi non rimuove il problema, cercando però di non irritare gli ospiti indiani, Giorgio Fossa contrattacca: «Questo del lavoro giovanile è anche un problema del sindacato indiano che non fa fino in fondo il suo mestiere. Noi non possiamo accettare per tanti motivi, anche etici, il lavoro minorile ma per quanto ci riguarda come imprenditori dob¬ biamo combattere il fenomeno perché è un'alterazione del mercato». Tema delicato, quello dello sfruttamento del lavoro minorile e il dialogo a (breve) distanza tra Prodi, Fossa e Cofferati lo conferma, anche se la sintesi più brutale e colorita finisce per farla il ministro per il Commercio Estero Augusto Fantozzi: «Tema tostissimo, come lo tocchi, lo tocchi male...». E in ogni caso la schermaglia in terra indiana ha avuto l'effetto di riaprire il dibattito anche sul lavoro minorile in Italia. Secondo Sergio Cofferati anche se non esistono dati ufficiali, «in un Paese che si considera evoluto e civile come il nostro» sarebbero ben «300.000 i bambini che ogni giorno vengono sottoposti alla fatica e al pericolo del lavoro». Fossa, sempre a distanza, replica: «In Italia si potrebbe fare assieme al sindacato un'operazione lavoro nero-lavoro minorile, due alterazioni del mercato per le imprese che lavorano sulla trasparenza». E per scuotere l'opinione pubblica, Cofferati lancia una proposta: «Perché qualche giocatore discretamente pagato non diventa lo sponsor di una partita di calcio da giocare con un pallone che non sia fatto da bambini?». Battutola di un cronista: «Potrebbe partecipare anche D'Alema?». Cofferati: «Non mi pare che il D'Alema calciatore sia all'altezza del politico...». E Veltroni? «Vale lo stesso discorso di prima». Ma Cofferati è in giornata di vena e, prima di andarsene, butta lì l'ultima provocazione: «La sapete una primizia? Il primo settore che sarà chiamato a trattare le 35 ore sarà quello degli statali, per i quali è appena scaduto il contratto. Prodi dovrà trattare con... Prodi». Come dire: caro Romano, sulle ^5 ore hai assecondato Bertinotti e ora ti risolvi tu tutte le grane. Fabio Martini Una bambina del Bangladesh al lavoro come spaccapietre in un sobborgo povero di Dacca