Israele, la crisi rilancia intramontabile Peres

Israele, la crisi rilancia intramontabile Peres L'ex premier nega tutto ma pare che stia lavorando a un nuovo partito di centro insieme ai transfughi del Likud Israele, la crisi rilancia intramontabile Peres Netanyahu vorrebbe dargli gli Esteri, ma lui potrebbe allearsi con Levy GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO Srùmon Peres è fatto di carne, sangue, e politica: negli ultimi due giorni dopo le dimissioni di David Levy la sua pelle si è fatta immediatamente tonica, il peso dei suoi 74 anni è diventato una nuvola di sapienza, la voce è tagliente ed aspra nelle tante interviste radiofoniche e televisive. Nelle risposte ai cronisti parla alto, con qualche acuto di rabbia, e con il suo invincibile accento polacco. Che cosa è successo? Semplicemente che il leone della pace annusa il vento, e sente che può tornare in caccia. Da quando Levy si è dimesso, infatti, intorno a Peres si è creato un turbine di eventi che naturalmente l'ex primo ministro e Premio Nobel smentisce con tutte le sue forze. Primo episodio: da una fonte del partito laborista è stato spifferato (probabilmente per vanificare l'operazione) che Netanyahu avrebbe offerto a Peres, su base personale, il posto vacante al ministero degli Esteri. E' chiaro che questo rafforzerebbe enormemente Bibi sul fronte del rapporto ormai smozzicato e confuso con gli americani, e soprattutto con Arafat. Peres, ormai fuori da ogni carica di partito e decisamente poco amato da Ehud Barak, il candidato primo ministro e segretario dei laboristi, potrebbe anche seguire le orme di Moshe Dayan che servì come niinistro del¬ la Difesa in un governo di destra. Ma forse mira a qualcosa di meglio. E qui viene il secondo episodio: Peres, dicono, si è incontrato con il sindaco di Tel Aviv Roni Milo, un cinquantenne del Likud, e l'ha giurata (da posizioni più moderate) a Netanyahu, e che ha annunciato, anche se in modo non ufficiale, la creazione di un partito che dovrebbe chiamarsi il Partito del Futuro. Adesso, se Peres si è messo d'accor¬ do con lui, questo potrebbe essere il Partito per un Futuro di Pace, che correrebbe con una bandiera di tipo inglese alla Blair, con un'ideologia quindi di sinistra e pacifista, e un atteggiamento socioeconomico di centro. Sembra che Peres si sia già incontrato anche con David Levy, che era la colomba del governo Netanyahu, e che potrebbe portargli via i voti degli ebrei sefarditi, di cui è il più importante leader. Peres nega tutt'e due queste possibilità. E si irradia ùwece di soddisfazione profonda di fronte ad un sondaggio fatto dal primo fra i programmi politici televisivi che lo dà nell'opinione pubblica ben più popolare di Netanyahu: 56 punti contro 28. Shimon Peres dice che di tornare sull'arena politica non gliene importa niente: (do ho scelto una carriera e una sola, quella della pace - si irrita con chi gli chiede se tornerà ministro o premier -. Tutto quello che serve alla pace è la mia sola strada. Non ho nessuna ambizione personale, ho solo il desiderio di prendere la strada di Oslo». Peres, non è un segreto per nessuno, in realtà ha sempre dato alla politica un'importanza sostanziale: si considera il vero discendente di David Ben Gurion di cui era l'amato ma anche criticato pupillo. Fu Ben Gurion a farne il direttore generale del ministero della Difesa nel 1953 senza che Shimon avesse nessuna esperienza muitare alle spalle, un punto sempre molto criticato dai suoi avversari, che se lo figurano come un fragile e verboso intellettuale. Dal ministero della Difesa Peres spiccò il volo che lo ha portato a essere ministro cento volte, e per tre volte primo ministro. Peres è insieme il padre della bomba atomica e della pace, della Marina israeliana e della sconfitta all'inflazione. E tuttavia dopo la sconfitta alle elezioni del maggio del '96, il suo partito lo ha trattato come un padre da uccidere, un leader troppo invidiato e troppo poetico per poter affrontare la dura realtà dell'opposizione, lo ha trattato come un vecchio. Lui, il padre fondatore, il Premio Nobel, il compagno-fratello di Rabin, l'uomo che per primo aveva avuto il coraggio di abbracciare Arafat e di chiamarlo «partner», quando ha chiesto al suo partito, il 14 maggio del '97: «Sono forse un perdente?», si è sentito rispondere «sì!» da un pubblico rabbioso che lo ha escluso dalla leadership con 1403 voti contro 856. Da allora Shimon Peres non ha perso un attimo: ha fondato il suo Centro per la Pace, che tuttavia lo disegnava come un nobile e potente pensionato, pieno di appuntamenti decisivi con mecenati, con politici e intellettuali interessati al futuro economico del Medio Oriente e a una pace costruita attraverso la comunicazione personale. Fiamma Nirenstein Per un sondaggio tv il leader laborista batte in popolarità il premier con 56 punti contro 28 Qui accanto l'ex premier e premio Nobel per la Pace Shimon Peres A destra, una manifestazione di coloni contro la missione dell'inviato americano Dennis Ross L'ex premier nega tutto ma pare che stiaIsraele, la crisi riNetanyahu vorrebbe darg

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