Sindrome da video-game, ecco come difendersi

Sindrome da video-game, ecco come difendersi Sindrome da video-game, ecco come difendersi // neuropsichiatra: tivù in stanze bene illuminate e mantenersi a una certa distanza dallo schermo Convulsioni. Scosse. Svenimenti. E tutto per colpa di un videogioco. E' successo nel '93 a Lucca e Pisa, s'è ripetuto poi in Francia e in Giappone, e ora accade nel Torinese. Possibile? «Possibile, anzi probabile» dice il professor Giorgio Capizzi, professore associato di neuropsichiatria infantile all'Università di Torino e coordinatore regionale della Lega italiana con¬ tro l'epilessia. «Quello di Ivrea ha tutta l'aria di essere, come i precedenti, un caso di epilessia riflessa: una crisi non spontanea che si manifesta in un soggetto cosiddetto "fotosensibile" in risposta a un determinato stimolo visivo». Professore, vuol forse dire che certi videogiochi e certi cartoni animati sarebbero da vietare? «Niente affatto. Queste crisi sono sì scatenate da una sequenza di immagini più o meno colorate, più o meno contrastate. Ma non colpiscono tutti: solo quelle persone che, essendo appunto "fotosensibili", hanno un limite di sopportazione a queste sequenze. Non vorrei essere frainteso, ma è certamente meglio scoprire di essere predisposti a queste crisi da bambini giocan- do con un videogioco piuttosto che, da adulti, guidando un'auto lungo un viale alberato». E come possono i genitori difendere un bimbo «fotosensibile» da questi attacchi? «Innanzitutto facendo in modo che il televisore sia in una stanza bene illuminata: il buio accentua l'effetto di stimolazione. Poi mantenendo il figlio a una certa distanza - 2 o 3 metri - dal video. Infine, esistono filtri specifici, come quelli delle lenti colorate. Stando agli ultimi studi, il blu respinge gh stimoli visivi. Il rosso, al contrario, li accentua». Professore, si guarisce da queste crisi? «Certo. E poi in genere la fotosensibilità si riduce con il passare degli anni: raggiunge l'apice nell'età dell'adolesc-nza, poi cala». C'è un modo per riconoscere un soggetto predisposto e prevenire episodi come quello successo ad Ivrea? «L'unico esame in grado di registrare eventuali alterazioni è l'elettroencefalogramma sotto stimolazione luminosa». E ci sono, tra i bambini, soggetti più a rischio di altri? «Sì, sia tra i bambini sia tra gli adulti. Sono le femmine. Le statistiche parlano chiaro: su tre soggetti "fotosensibili", due sono femmine». [g. a. p.] Bimbi impegnati da un video-game. Anche il neuropsichiatra Giorgio Capizzi mette in guardia da una esposizione prolungata

Persone citate: Giorgio Capizzi

Luoghi citati: Francia, Giappone, Ivrea, Lucca, Pisa