Alla Bindi poche cartelle sulla terapia «Di Bella»

Alla Bindi poche cartelle sulla terapia «Di Bella» Consegnate finora 20 delle 100 richieste Alla Bindi poche cartelle sulla terapia «Di Bella» «Insufficientiper dare il via ai test» Ma in Usa sono in corso 9 esperimenti ROMA. Mancano otto giorni alla scadenza dell'ultimatum di Rosy Bindi al professor Di Bella, ma le cartelle cliniche arrivate finora al ministero, e che riguardano i pazienti trattati con la terapia della discordia, sono meno del 20% di quelle richieste. Troppo poche per poter decidere se sperimentare oppure no il metodo di cura del fisiologo modenese e poter stabilire se includerlo nelle prestazioni del Servizio sanitario nazionale. Soltanto il 14 gennaio sarà dunque possibile conoscere i risultati della documentazione clinica pervenuta. Come vive questo count-down il professor Di Bella? «Nel modo più sereno possibile», risponde il suo portavoce, Ivano Camponeschi. E aggiunge: «Del resto, il professore è sempre stato fuori da tutto questo rumore. Sono stati i pazienti dell'Associazione italiana assistenza ai malati neoplastici a fare le manifestazioni, a implorare il ministro, a portare a conoscenza del pubblico quanto stava accadendo». Lui sarà rimasto fuori, ma il ministro Bindi ce l'ha tirato dentro, è il caso di dirlo, per i capelli e senza possibilità di equivoci: o consegna le cartelle o se le prendono i Nas. «Di Bella - osserva Camponeschi non può consegnare le cartelle cliniche per il semplice fatto che non le ha. Sono in possesso dei pazienti e loro, Di Bella l'ha detto e l'ha ribadito, possono farne quel che vogliono. La stessa cosa vale per i medici che curano con il suo metodo: non hanno le cartelle, sono i pazienti a portarle ogni volta che vanno a un consulto». I medici non avranno le cartelle, ma dovranno pur avere dei riscontri, delle schede sui loro pazienti... «Certo. E quando arriveranno i Nas potranno decidere se rivelare i nomi dei pazienti, consegnare le schede oppure far valere U segreto professionale. La stessa cosa si può dire per i pazienti: ai Nas potranno consegnare la propria documentazione oppure si appelleranno alla legge sulla privacy». Ma perché si è arrivati a questo punto? E' in ballo la vita di molte persone, eppure quello che emerge non è tanto la volontà di aiutarle a guarire, quanto soprattutto la rabbia, associata a ripicche e guerre intestine. «Si è arrivati a questo punto - dice Camponeschi - per il modo con cui il rninistro Bindi ha gestito la vicenda. Le sue cornmissioni sono colpevoli di superficialità, visto che per ben cinque volte hanno dichiarato che non ci sono studi né ricerche in atto sulla somatostatina. Beh, alcuni studi sono partiti addirittura due anni fa. Sarebbe stato sufficiente, per saperlo, che "gli esperti" facessero quello che è in grado di fare qualsiasi ragazzino: navigare in Internet». Di Bella, intanto, che fa? «Lavora, visita senza chiedere un soldo e quando gli abbiamo chiesto che cosa pensi di queste sperimentazioni che si stanno conducendo in America ha risposto: meglio tardi che mai». Sono almeno nove i «protocolli clinici», cioè gli studi sperimentali, in corso in alcuni centri oncologici degli Stati Uniti che utilizzano la somatostatina o alcuni dei suoi derivati nella cura di alcuni tipi di tumore. Secondo la lista di tali studi, forniti da Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi Di Bella, si tratta di ricerche non ancora concluse e in differenti fasi di sperimentazione. Ma la Commissione unica del farmaco aveva preso in considerazione nei mesi scorsi le nove ricerche, concludendo che l'efficacia clinica antitumorale delle sostanze deve ancora essere evidenziata. Un analogo alla somatostatina, una delle sostanze che fanno parte del cocktail di farmaci utilizzati dal professor Di Bella, è in studio in tre centri italiani, ha comunque aggiunto Camponeschi: «Uno dei prodotti utilizzati si chiama "oncolar", i tre centri sono l'Istituto dei tumori di Milano, l'università di Parma e Reggio Emilia». Rosy Bindi continua per la sua strada. Il rninistro ha incaricato l'Avvocatura dello Stato del distretto di Lecce di «intervenire volontariamente nel giudizio» dinanzi al pretore di Maglie, Carlo Madaro, il quale ha disposto la soinministrazione gratuita a sei pazienti (ieri l'ultimo caso), di farmaci previsti dalla terapia antitumorale del professor Di Bella. [d. dan.] Rosy Bindi. Il ministro della Sanità contesta la decisione dei pretori di ordinare la cura anticancro di Di Bella e ha deciso di costituirsi nel processo che s'inizia domani a Lecce

Luoghi citati: America, Lecce, Maglie, Milano, Reggio Emilia, Roma, Stati Uniti, Usa