Velluti e tacchi, una trappola di Antonella Amapane

Velluti e tacchi, una trappola Velluti e tacchi, una trappola Ecco i rischi degli oggetti fuori moda CONSIGLI DI STILE F RENESIA da saldi, bulimia da ribassi. Il «compra che ti passa» è una sindrome di massa che colpisce puntualmente le sue vittime a gennaio. E, come l'influenza di stagione, non dura meno di 10 giorni. Indebolendo irrimediabilmente il portafogli. Basta un attimo di disattenzione per cadere nel vortice dell'acquisto superfluo, inutile. L'innamoramento per un «capino» eccentrico, a prezzi stracciati, è dietro l'angolo. Poi, uno tira l'altro. Finché l'armadio si riempie di stracci. «Un carciofo in un roseto stona. La metafora rende l'idea e vale anche per il guardaroba», raccomanda Laura Biagiotti a quelle clienti che, spinte dall'euforia del saldo selvaggio, comprano abiti assurdi, lontani anni luce da quelli che normalmente indossano. Ma il buon senso non basta a limitare gli errori. Perché un acquisto sia vantaggioso occorre pensa¬ re anche a che cosa andrà di moda prossimamente. E' inutile cedere al fruscio dei velluti da prima alla Scala, l'overdose ha già toccato i suoi massimi livelli sotto Natale. Anche i tacchi a stiletto alti una spanna - che da due stagioni imperversano - sono una trappola, e non soltanto per chi ci cammina. Trampoli sì, ma non a spillo. Nausea pure per il genere ChinaGirl. Il tempo delle Suzy Wong ritrovate è scaduto. I grandi magazzini hanno ampiamente cavalcato il genere. Nei saldi azzeccati rientrano, invece, i giubbotti di maglia, pelle o tessuto, che in primavera si abbineranno ad abiti, gonne e calzoni. Seguono i bustier, riscaldati da golfini finto per bene, tinta confetto. Fra i colori e le fantasie vincenti non bisogna sottovalutare, poi, l'imminente invasione dei bianchi abbaglianti, dei verdi in tutte le salse e delle stampe florea¬ li. Mentre i pantaloni saranno in prevalenza alla pescatora, tagliati sotto il ginocchio. Un dramma per chi ha i polpacci alla Maradona. Per fortuna ricompaiono timidi quelli a sigaretta, portati con magliette o camicie scivolate. Da evitare l'effetto scotch, ormai superato. I bagliori, intesi come lustrini e paillettes, se non fanno troppo Capodanno a Venezia, sono ancora un buon investimento. Largo pure ai capi in lattice, plastica, poliuretano e in tutti i materiali ad alta tecnologia. Saranno gettonatissimi. Come pure i capi promossi dall'era della fretta, stropicciati, accartocciati. Non più sintomo di sciatteria, bensì di raffinatezza (una pacchia per le casalinghe). Detto questo, chi è «immune» dai trend, nel fare shopping può tener presente i suggerimenti di un grande maestro di stile, Hubert de Givenchy: «Una donna di gusto deve possedere: una gonna a portafoglio in gabardine e una sottana dritta in flanella o tela (a seconda della stagione) da indossare di giorno insieme con un body Tshirt. Anche una camicia di taglio maschile è chic se portata con le maniche rimboccate, un bel paio di pantaloni dritti e i mocassini bassi. Fra gli intramontabili: mantelle in lana e completi in jersey, seguiti da chemisier tinta unita. Non è necessario possedere tanti vestiti, ma piuttosto variarne l'aspetto con l'aiuto di accessori sempre diversi». Col classico si risparmia sempre. Regola aurea per gli uornini, che devono contare di più su articoli eterni, come golf in cashemere, giacche di tweed, loden, trench e scarpe di fattura inglese, trasgredendo però con cravatte e accessori arditi. Antonella Amapane

Persone citate: Hubert De Givenchy, Laura Biagiotti, Maradona, Suzy Wong

Luoghi citati: Venezia