Tonino, gruppo in freezer

Tonino, gruppo in freezer Tonino, gruppo in freezer E Cossiga cattura i retroscena ROMA A che fine ha fatto il gruppo di Antonio Di Pietro? Un mesetto fa correva voce che il '98 avrebbe portato a Palazzo Madama una pattuglia di ulivisti capeggiati dal senatore del Mugello. L'anno è da poco cominciato, ma sembrano essersi perse le tracce di quell' indiscrezione. Eppure l'ex pubblico ministero non è tipo da mollare un progetto, è un personaggio caparbio che persegue i suoi obiettivi. E allora? La verità è che la vicenda del gruppo si è rivelata molto più complicata di quello che poteva apparire a tutta prima. Un conto è il pds a Botteghe Oscure, altro e la Quercia a Palazzo Madama, dove Antonio Di Pietro non sembra raccogliere eccessive simpatie. Nell'ultima assemblea del gruppo della sinistra democratica il presidente Cesare Salvi si è lasciato andare con i colleghi a una battuta alquanto significativa: «Noi ha detto in quell'occasione l'esponente pidiessino - siamo un centinaio, Di Pietro avrà al massimo tre senatori...». E' così? Diciamo che forse non lo era prima dello scontro che ha contrapposto l'ex magistrato del pool di Mani pulite al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Adesso, dopo quel l'episodio, le titubanze dei potenziali dipietristi sono aumentate. Ma non è che prima le cose andassero benissimo, né che fosse vero che il gruppo in pratica era già fatto, come dimostra una storiella recen te. Eccola. Un senatore del ccd, che non ha preclusione alcuna nei confronti di Di Pietro, anzi, lo ha incontrato per il classico scambio degli auguri di Natale. I due hanno chiacchierato del più e del meno, poi sono giunti finalmente al dunque. Di Pietro ha chiesto al suo interlocutore: «Vieni nel mio gruppo? Lo potresti fare conservando tranquillamente la tua identità di ccd. Guarda per esempio il caso di Mario Occhipinti. Lui è disposto a venire nel gruppo, ma resta della Rete. Quindi non c'è problema alcuno». Quando l'interlocutore, per quanto fosse un suo grande estimatore, ha mostrato qualche perplessità sulla fattibilità della cosa (difficile andare a finire in una pattuglia ulivista continuando a professare una fede «ciccidina»), Di Pietro gli ha spiegato quali motivi lo inducevano a fargli una simile proposta. «Io - gli ha detto vorrei ragionare in una logica che superi i partiti, gli steccati. In più ho un problema. Ci sono migliaia e migliaia di persone che vengono a sentirmi, che hanno sti¬ ma in me, e io pensavo di dare un riferimento istituzionale a questo movimento di persone». E' stato sempre in quella chiacchierata che è emerso quanto sia difficile per Di Pietro capire le logiche dei partiti, e quanto sia arduo per i partiti capire le logiche di Di Pietro. «Qui - è stato lo sfogo del senatore del Mugello - se non si è "contro ' non si ha mai uno spazio». Ma uno spazio per un personaggio atipico come Di Pietro, dentro il Palazzo, è difficile trovarlo. Tant'è vero che ieri la stessa Tana De Zulueta - senatrice ulivista e dipietri- sta - confidava ad alcuni amici che difficilmente, in queste condizioni, potrà nascere un gruppo guidato dall'ex pubblico ministero. E' più facile che eventuali polisti in fuga dal centro destra confluiscano nel novello movimento cossighiano che nella pattuglia di Di Pietro. Eppoi, come si diceva prima, il pds del Senato non pare affatto intenzionato a spianare la strada all'ex pm, come dimostra la presa di posizione di Salvi che ha chiesto alla maggioranza una linea univoca sulla giustizia: se c'è questa chiarezza di fondo, ha detto l'esponente della Quercia, Di Pietro può essere una risorsa per l'Ulivo, altrimenti rischia di diventare un problema. Non è nemmeno un caso che parte del centro sinistra abbia accolto la sollecitazione di Salvi con favore, né che nell'aria aleggi addirittura l'idea di un vertice sulla giustizia. Sono tutti modi per imbrigliare Di Pietro. Di «escamotages» per ottenere questo scopo ne stanno fiorendo tanti. Come definire altrimenti l'idea di Giovanni Pellegrino di nominare l'ex pm commissario straordinario per il Sud? Insomma, Di Pietro non riesce a formare un gruppo, né riesce ad ambientarsi in un palazzo dove tutti lo vorrebbero con la museruola. Non solo, l'ex pubblico ministero è diventato ormai bersaglio di critiche che non sono nemmeno direttamente rivolte a lui. Ormai, quanti, dentro e fuori il pds, intendono polemizzare con D'Alema prendono di mira il senatore del Mugello. Il quale senatore, però, nonostante tutti questi incidenti non sembra ancora disposto a sotterrare l'ascia. Maria Teresa Meli Lo scontro col Colle non ha favorito le intenzioni del neo-senatore Anche il pds è diviso Ma lui non demorde: «Voglio ragionare in una logica che superi i partiti e gli steccati»

Luoghi citati: Roma