«Anche i killer erano minorenni» di Francesco Grignetti

«Anche i killer erano minorenni» Il delitto dei due ragazzi in Calabria sarebbe nato da una lite davanti ai videogiochi «Anche i killer erano minorenni» E il bambino ferito tace con gli investigatori REQQIQ CALABRIA DAL NOSTRO INVIATO Ci sono due ragazzini all'obitorio. E altri due quindicenni scomparsi nel nulla da ventiquattro ore: latitanti junior o vittime di una vendetta fulminea? La strage della sala giochi di Ginquefrondi ha gettato nel panico un paese che teme lo scatenarsi di una terribile faida. Da una parte si piange il sangue versato. Dall'altra si teme la rappresaglia. In mezzo, gli investigatori che cercano di risolvere il caso al più presto per fermare ogni giustizia privata. Era cominciata come una banale lite tra adolescenti. E' finita a pistolettate con due ragazzi uccisi e un terzo in prognosi riservata. E nei bar l'hanno già ribattezzato come un «delitto da flipper». Significa che con la morte di Davide Ladini (17 anni) e di Saverio Jeraci (13 anni) più il ferimento del fratellino di 12 anni, non c'entra la 'ndrangheta. C'entra semmai l'onore, per come lo possono intendere dei minorenni educati in famiglie mezze mafiose. Ma ora si teme la vendetta. Che da queste parti si chiama faida. Polizia e carabinieri presidiano il paese in forze. Le strade sono deserte. Tutti barricati in casa. Il sindaco si dice «atterrito». E forse i colpi sparati nella notte contro l'abitazione dei Foriglio, famiglia «di rispetto» nel paese, sono il pri mo segnale. «La dinamica della strage non è chiara perché nessuno ce ne vuole parlare. E' come se i ragazzi morti fossero stati soli in quella sala-gioco», dice uno degli investigatori, il tenente dei carabinieri Nicola Melido nis. Annuisce il suo collega, commissario di Fs Roberto Santucci. Solo che non era così: quando si sono sentiti i colpi erano le 20 di un sabato sera di festa; cori centinaia di persone in strada. Strage plateale. Fini ta nel sangue, forse, proprio perché l'onore offeso di un ma lavitoso in erba andava ripulito subito e in pubblico. Polizia e carabinieri hanno unito le forze perché il caso è grave. Non solo per la morte di due ragazzi e il ferimento grave del terzo, ma per le conseguen ze che questo gesto può provocare. Partirà una faida a Cinquefrondi? «Mi auguro di noSpero che le famiglie possano ragionare», dice quasi sottovoce il sindaco Michele GaliniTutti hanno presente il caso di Cittanova, paesino lì accantouna lite per questioni di porcile è finita con settanta morti. Anzi, non è ancora finita. Non resta che affidarsi al tam-tam della piazza, insomma, che rilancia una ricostruzione verosimile e senza certezze. Il primo morto, Davide Ladini, 17 anni, che due anni fa a Rosarno accoltellò un coetaneo in una rissa, era il figlio del proprietario della sala giochi. Uno dagli atteggiamenti bruschiPiccolo ras dei flipper. E' lu che avrebbe avuto da ridire con qualcuno tra i ragazzi che giocavano in sala. Sempre lui avrebbe cercato di buttare fuori dal locale il suo assassinobambino. Tra le urla e gli spintoni, un piede dentro e uno sul marciapiede, il ragazzino cacciato, dicono sui quindici anni, spalleggiato da un cuginetto, ha messo mano alla pistola. Secondo altre voci, sarebbe salito a casa per armarsi. In ogni caso, erano le 20 quando un'adolescente mano assassina ha premuto il grilletto di una calibro 7,65. Gli investigatori hanno trovato in terra cinque bossoli. Freddezza da killer professionisti. Nemmeno un colpo è andato a vuoto: due per Davide Ladini (uno in testa, l'altro al cuore), due per Saverio Jeraci (uno al polmone, uno alla pancia), l'ultimo per quell'altro Piccolino che cercava di scappare (colpito alla schiena, il proiettile è uscito dil fianco). A questo punto il baby-killer è sparito dalla circolazione. Ha fatto l'errore di abbandonare sul posto un motorino. O forse il motorino l'ha lasciato qualcun altro, terrorizzato e in fuga verso casa. Perché, raccontano, in un attimo nel paese s'è sparso il terrore. La piazza, gremita di gente, s'è svuotata. Anche se ora al bar lì vicino nessuno sa più niente. Il barista: «Sono andato a letto presto. Di quello che è successo ho saputo al televideo». Un giovanotto al banco: «Ero qui, ho sentito i colpi. Ho pensato ai botti di Capodanno. Non so niente di più». Omertà. Il procuratore di Palmi, Elio Costa, che indaga sul delitto, nella notte è andato in ospedale a interrogare il bambino ferito. S'è trovato davanti un bimbetto che dimostra anche meno della sua età. Ma chiuso a riccio. «Un atteggiamento incomprensibile per un qualsiasi altro bambino di quella età». E ha aggiunto, rivolto al paese tutto: «C'è un comune sentimento mafioso che dobbiamo sconfiggere». Sconfiggere il sentimento mafioso. L'avvocato Corrado Cimino, presidente della comunità montana, nella notte di Capodanno s'è trovato le finestre perforate da colpi di lupara. Dice: «La nostra situazione è peggiorata. Anche negli anni scorsi molti usavano i fucili per festeggiare il Capodanno. Mai però, prima d'ora, s'era visto un gruppo di otto-dieci persone camuffate che scorrazzavano per il paese. Il sindaco aveva cercato di ovviare organizzando una festa in piazza. Per la paura ci sono andati in pochi». Sul corso, tra le case basse dai muri un po' scrostati e le macchine tirate a lucido, davanti alla sala giochi della morte, c'è ancora il sangue dei ragazzi. Ci sono i circoletti di gesso intorno ai bossoli. Ma non c'è un fiore. Perché non è ancora il momento. Perché qualcuno pensa alla vendetta. Francesco Grignetti Giallo sulla scomparsa di due quindicenni dopo l'esecuzione dell'altra sera. I testimoni sarebbero stati moltissimi, ma nessuno parla Ili ili A sinistra, i rilevamenti davanti alla sala giochi dove è avvenuta la sparatoria. A destra, un carabiniere segnala un bossolo

Persone citate: Davide Ladini, Elio Costa, Michele Galinitutti, Nicola Melido, Roberto Santucci, Saverio Jeraci

Luoghi citati: Calabria, Cinquefrondi, Cittanova, Palmi, Rosarno