Ammutinamento nel grande Nord di Fabio Galvano

Ammutinamento nel grande Nord Abbandonato dai suoi nell'Artico, navigò su una scialuppa fino alle Svalbard Ammutinamento nel grande Nord Così morì l'esploratore Hudson LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Vittima di un ammutinamento del suo equipaggio, che con il figlio di sette anni e sette marinai a lui fedeli lo abbandonò alla deriva su una scialuppa a vela nei mari artici, Henry Hudson potrebbe essere sopravvissuto alla tremenda avventura: un po' come accadde oltre un secolo più tardi al protagonista di un altro celebre ammutinamento, il capitano del Bounty William Bligh, che si salvò nel Pacifico navigando 3600 miglia su una scialuppa. Hudson è l'esploratore inglese che, cercando un passaggio di Nord-Est o di Nord-Ovest verso Gina e Giappone, esplorò a fondo con tre successive spedizioni, fra il 1607 e il 1609, le coste della Russia e dell'America settentrionale. A lui sono intitolati il fiume che lambisce New York, e che con la sua nave aveva risalito per 240 chilometri credendo di poter arrivare al Pacifico, e a Nord del Canada una baia e uno stretto. Il nuovo raggio di luce sulle vicende di Henry Hudson viene da un polveroso quadernetto ritrovato in una biblioteca di Glasgow da un professore di chimica - ora pensionato - dell'università di Paisley, David Duff. Scritto in gioventù da un altro scienziato scozzese, Archibald Smith, il quaderno riferisce di una spedizione scientifica del 1823 alle isole Svalbard, capitanata da Douglas Clavering, molto amico del padre di Smith. In quel resoconto si precisa che Clavering e gli scienziati del suo seguito tro- varono la tomba e i resti perfettamente conservati di Henry Hudson. Che cosa era accaduto? Partito da Londra il 17 aprile 1610 con la nave Discovery, dopo una sosta per rifornimenti in Islanda, Hudson si era gettato alla ricerca del passaggio di Nord-Ovest. Senza successo, però; e dopo l'inverno fra i ghiacci la nave era ripartita per tornare in Inghilterra quando l'equipaggio si ammutinò in quella che è oggi la Baia di Hudson. Era il 22 giugno 1611: accusato di sottrarre lo scarso cibo alla ciurma per darlo ai suoi fedelissimi, Hudson fu abbandonato con loro e con il figlio su una scialuppa a due alberi. La Discovery tornò a Londra e quattro dei superstiti furono processati (e assolti) per l'omicidio del capitano, del quale non si era più avuta notizia. Fino alla spedizione di Clavering nel 1823, appunto. Costui e i suoi compagni, si legge nel quadernetto di Smith scritto probabilmente sulla base di quanto gli aveva riferito il padre, «trovarono alcune tombe, in una delle quali essi scoprirono un corpo che, sebbene sepolto per oltre cento anni, manteneva ancora la sua freschezza. Quel corpo portava il nome di Henry Hudson». E' mai possibile? «Era marinaio molto più abile del suo equipaggio - osserva il professor Duff - e comunque conosceva bene quei mari. Era stato più volte alle Svalbard, le correnti e i venti non erano per lui un mistero. La vera questione è se una barca come la sua, con poche provviste, fosse in grado di uscire dalla baia e attraversare l'Atlantico e il mare di Groenlandia, sia pure sotto la spinta della corrente del Golfo. D'altra parte il capitano Bligh riuscì in un'analoga impresa dopo l'ammutinamento del Bounty: in mari più caldi, ma molto più agitati». Dal diario ritrovato - 60 pagine sull'intera spedizione del capitano Clavering - si apprende che il ritrovamento di Henry Hudson fu ritenuto talmente importante che si decise di riportarne i resti in patria. Il corpo congelato fu esumato e messo su una nave. Ma non esistevano, a quell'epoca, i freezer d'oggi: appena la nave arrivò in mari più caldi, il cadavere si scongelò e cominciò a putrefarsi. Fino a quando, per scongiurare un altro ammutinamento da parte dei marinai superstiziosi, il capitano decise di gettarlo a mare. Il fallito rimpatrio fece sì che della vicenda, per evitare brutte figure, all'epoca non si parlò. E il quaderno, che Smith scrisse quando aveva appena 17 anni, sarebbe rimasto per oltre un secolo a coprirsi di polvere. Fabio Galvano Un diario di viaggio dell'800 trovato a Glasgow rivela l'odissea di due secoli prima L'ULTIMA TRAVERSATA Discovery. Fece tappa in Islanda in cerca di una rotta per il Pacifico Henry Hudson sulle sponde del fiume che prenderà il suo nome e sulle cui rive sorgerà New York A sinistra l'ultimo viaggio del grande esploratore del XVII sec.