La grande caccia a Marcos

La grande caccia a Marcos Dispiegamento di militari a La Realidad, «Fuggito il subcomandante» La grande caccia a Marcos // Chiapas nella morsa dei soldati CITTA' DEL MESSICO. Dopo i momenti di forte tensione che si sono registrati due giorni fa nello Stato messicano di Chiapas dove l'occupazione da parte dell'esercito de La Realidad, «santuario» dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale (EzLn), è stata al centro di conferme e smentite - ieri soldati federali hanno posizionato le mitragliatrici attorno alla roccaforte dei guerriglieri zapatisti con uno sfoggio di forza che induce a temere l'imminenza di un assalto. Secondo gli organi di informazione messicani il Subcomandante Marcos si è sottratto alla cattura ed è «riuscito a scappare». Il quotidiano «Novedades» ha ripreso testimoni oculari, secondo i quali «truppe dell'esercito sono state sul punto di catturarlo, ma Marcos sarebbe partito dalla località alle ore 14,55 locali a bordo di una vettura di proprietà della diocesi di San Cristobal». I giornali «Reforma», «Excelsior», «El Umversal» e «La Jornada» hanno confermato la confisca di armi a La Realidad. A memoria della gente del posto, quello di ieri è stato lo schieramento più poderoso di forze militari attorno a La Realidad dall'inizio della ribellione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, esattamente quattro anni fa: sono in molti a tenere pronti bagagli e pasti da viaggio, da portare via in fretta, nell'eventualità che sia necessario fuggire davanti al paventato assalto dei soldati alla cittadina. La popolazione viene impressionata anche dal frequente attraversamento dell'abitato con mezzi militari, che tuttavia non vi si fermano: si tratta di manovre che sembrano da interpretare in senso intùnidatorio. Per ora, la popolazione ha deciso di restare, anche se la paura è tanta: «Abbiamo tenuto una riunione, perché pensiamo che l'esercito voglia occupare la città - dice Ramon Gutierrez, un agricoltore quarantacinquenne - ma abbiamo deciso di restare. Se è questo ciò che vogliono, possono anche sterminarci tutti quanti». L'esercito messicano è benvenuto nello Stato messicano di Chiapas a patto che si occupi di «smantellare i gruppi armati ed evitare il traffico di armi»: lo ha dichiarato monsignor Gonzalo Ituarte, vicario della diocesi di San Cristobal de las Casas, e braccio destro del vescovo Samuel Ruiz, presidente della Conai, la commissione di mediazione fra il governo e la guerriglia. Monsignor Ituarte ha poi detto che da tempo la sua diocesi «ha chiesto il disarmo dei gruppi» paramilitari per impedire massacri come quello del 22 dicembre nel villaggio di Acxeal, che ha causato la morte di 45 indios tzotziles. «Per questa ragione - ha concluso - è importante che le forze militari permangano nella regione con l'obiettivo di garantire la sicurezza dei suoi abitanti, e in par¬ ticolare di quelli che sono stati costretti ad abbandonare le loro case a causa del conflitto nella zona settentrionale del Chiapas». E' stato contemporaneamente alla designazione di Francisco Labastida Ochoa quale nuovo ministro dell'Interno del governo del presidente Ernesto Zedillo, (in sostituzione di Emilio Chuayffet, in difficoltà per le forti critiche dell'opposizione di destra e di sinistra) che le forze militari della settima regione messicana sono intervenute due giorni fa in forze nella selva Lacandona, raggiungendo e perquisendo per varie ore La Realidad, «santuario» dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale. [Agi-Ansa]

Persone citate: Casas, Emilio Chuayffet, Ernesto Zedillo, Francisco Labastida Ochoa, Gonzalo Ituarte, Ramon Gutierrez, Samuel Ruiz, Subcomandante Marcos

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