Il re che seduce la Spagna di Foto Ansa

Il re che seduce la Spagna Il sovrano più popolare d'Europa (90% di consensi) ha riunito il Paese dopo un secolo di guerre e dittature Il re che seduce la Spagna Juan Carlos festeggia i sessant'anni MADRID NOSTRO SERVIZIO Nessun festeggiamento ufficiale. Nessun ricevimento di teste coronate. Solo un concerto d'eccezione, in serata, della trojka Pavarotti-Domingo-Carreras al «Teatro Real» di Madrid. Ma in mattinata una visita al contingente spagnolo in Bosnia. Festeggia così oggi il sessantesimo compleanno, con il suo caratteristico stile sobrio, lontano dai fasti degli altri reali europei, re Don Juan Carlos de Borbón y Borbón, il sovrano più popolare ed amato d'Europa, il capo dello Stato cui gli spagnoli devono, tra l'altro, la democrazia. «Il Re che si guadagnò la corona», titolava ieri «La Vanguardia». «Un personaggio storico chiamato Juan Carlos I», faceva eco «El Pais». E radio e tv che ricordavano un compleanno molto speciale, sinora sempre trascorso nella più stretta intimità con la sua famiglia: la regina Dona Sofia, le infante Dona Elena e Dona Cristina, il Principe ereditario Don Felipe, la mamma Dona Maria de la Mercedes de Bor- bón y Orleans, la moglie del compianto Don Juan, il padre del re durante il funerale del quale il Sovrano pianse, per l'unica volta, in pubblico. I media ripercorrono la vita di questo sovrano «italiano» (nacque a Villa Gloria, ai Parioli, ove il nonno Alfonso XIII era in esilio. «Gesticola molto quando parla, non per niente è nato romano», ricorda il biografo ufficiale José Luis de Vilallonga ne «El Rey») che arrivò nel suo Paese all'età di 10 anni proveniente dal Portogallo ove si era trasferito il padre. E l'importanza storica del «Re di tutti gli spagnoli», del «Monarca dei repubblica¬ ni», spicca in tutta la sua grandezza. «Il 5 gennaio del 1968, mentre stavo per partorire Felipe, non eravamo nessuno», ha ricordato la regina Dona Sofia. Il Sovrano che arrivò nel '48 in Spagna aveva davanti a sé un compito quasi impossibile. Don Juan era in rotta con il dittatore Francisco Franco, che si illuse, obbligando don Juan Carlos a studiare nella «Piel de Toro», di trasformarlo nel continuatore della sua spietata dittatura. Nel '68, cinque mesi dopo la nascita del primogenito, lo nominò successore «a titolo di Re», quando la Corona avrebbe dovuto ricadere su suo padre. Nel '75, morto il «Caudillo», Mitterrand lo chiamava «Juan il Breve». Ma il re, contro tutti i pronostici, ha traghettato la Spagna dalla dittatura alla democrazia pilotando quel capolavoro politico che fu la «transizione». Non solo: nel suo Paese, la «vacatio regis» durava dal 1931, quando suo nonno abbandonò Madrid per evitare la guerra civile (e dal 1873 sono state proclamate ben due Repubbliche). Un altro grande artefice della «transizione democratica», Santiago Carrillo, capì quasi subito la statura del Sovrano, tanto che il re scherza spesso ricordando che il suo partito avrebbe dovuto chiamarsi «Partito comunista reale di Spagna». Gonzàlez, allora, gli era lontano ed i contatti con la Corona per i socia¬ listi li teneva l'attuale segretario generale della Nato, Javier Solana. Il monarca si è guadagnato un posto nella storia quando, letteralmente, placcò il colpo di Stato del 23 febbraio deU'81. Non solo con il suo discorso in tv in uniforme di capo delle forze armate, ma parlando prima personalmente con i golpisti, che conosceva dai tempi dell'Accademia militare. «Se non avessi avuto amici fedeli nell'esercito, credi che avrei potuto fare quello che feci?» ha confidato Don Juan Carlos al suo biografo ufficiale. Il re più adorato d'Europa (il 90 per cento degli spagnoli sono favorevoli alla monarchia) si è guadagnato il suo popolo giorno dopo giorno, dando l'esempio. Paga le tasse, il suo appannaggio è una bazzecola comparandolo con quello degli altri reali («scio» 12 miliardi all'anno), non ha corte, ha ceduto tutte le sue proprietà allo Stato e vive in una palazzina non fastosa nei dintorni di Madrid. Il principe, ancora scapolo, ricéve un modesto stipendio di 2,5 milioni di lire al mese e vive con i genitori; l'Infanta Dona Elena si è sposata con un conte che lavora come bancario a Parigi, l'Infanta Dona Cristina è convolata a nozze con un giocatore di pallamano senza sangue blu. Buon compleanno, maestà. Gian Antonio ©righi Nessuno più contesta la monarchia. Due gli ingredienti del successo: lo stop al colpo di Stato deU'81 e il bando a fasto e orpelli Re Juan Carlos e la regina Sofia in una sala del palazzo di Zarzuela a Madrid [FOTO ANSA]