Il Polo riparte da Berlusconi di Alberto Rapisarda

Il Polo riparte da Berlusconi Arriva alla Camera il «caso Previti» ma le riforme non sono più in discussione Il Polo riparte da Berlusconi II leader di Forza Italia «legittimato» da Scalfaro ROMA. La politica torna al lavoro occupandosi del delicato caso di Cesare Previti. Giovedì prossimo si riunisce la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera e comincerà a discutere se concedere o no l'autorizzazione ad arrestare l'esponente di Forza Italia, chiesta dai magistrati di Milano. A fine settimana o all'inizio della prossima, Previti dovrebbe essere «interrogato» dalla Giunta. Poi il caso passerà alla decisione dell'aula che dovrebbe decidere entro il 25 gennaio. I politici si erano lasciati prima di Natale, convinti che il caso-Previti avrebbe potuto avere conseguenze nefaste per la commissione per le riforme, se venisse concessa l'autorizzazione all'arresto. Si riprende con l'anno nuovo e si scopre che la situazione non è così drammatica come sembrava. Grazie anche al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. «Il messaggio di Scalfaro ha avuto, soprattutto, un valore di perdurante riconoscimento del ruolo nazionale di Berlusconi e di Forza Italia - sostiene Francesco D'Onofrio, del ccd - con l'effetto di neutralizzare il voto su Previti, qualunque esso sia. Di fatto, Scalfaro ha detto a Berlusconi che rimane protagonista della transizione, assolvendolo dal dubbio strisciante di aver perso lo status di costituente a causa delle sue vicende giudiziarie». In effetti, l'asse portante del messaggio di Scalfaro è stato il riconoscimento dei meriti e del ruolo dell'opposizione. Il capo dello Stato è arrivato ad ammettere che anche lui doveva riflettere in proposito, abbozzando un'autocritica. Tutto questo al fine di garantire un cammino meno accidentato per le riforme costituzionali. Obiettivo che sembra essere stato centrato. L'apprezzamento di Forza Italia per le parole del Capo dello Stato, infatti, sembra preannunziare che i berlusconiani non metteranno i bastoni tra le ruote delle riforme. Che non è cosa da poco, visto che ancora pochi giorni fa erano in molti a vederne nero il futuro. I lavori ricominceranno il 26 gennaio nell'aula di Montecitorio col dibattito generale. Ognuno alzerà la propria bandiera e si arriverà alle prove vere all'inizio di marzo. Ma, intanto, Massimo D'Alema potrà tirare un sospiro di sollievo. II presidente della commissione per le riforme e segretario del pds si era convinto che Silvio Berlusconi non avrebbe resistito a lungo come capo del Polo, malgrado le sue speranze. Troppi erano gli avvisi di garanzia e troppo forte era lo spavento degli alleati del Polo, portati da sconfitta a sconfitta. D'Alema stava cominciando a puntare su Fini come interlocutore forte per portare in porto le riforme, quando è arrivato il messaggio di Scalfaro: bisogna discutere con Berlusconi. Un messaggio che ha sconcertato gli alleati centristi del capo del Polo, che si erano spinti molto avanti nel progettare la sua esautorazione. «Il Polo deve tener conto di Berlusconi, ma non può contare su di lui per rilanciare l'alleanza» insiste Angelo Sanza, del cdu. Il ccd, intanto, ha programmato per il 18 gennaio un convegno dal titolo: «Dal ccd alla costituente moderata». Dal ppi, Emilio Colombo lancia inviti ad una «maggiore convergenza e maggiore unità» ai fratelli separati andati col Polo. C'è cautela tra i popolari, dopo l'euforia per il discorso di Scalfaro e la soddisfazione per la gaffe di Di Pietro e il suo isolamento. Sull'onda dell'entusiasmo, il vicesegretario Enrico Letta (ulivista) aveva lanciato la proposta di ricandidare Scalfaro alla presidenza della Repubblica, l'anno prossimo. Senza rendersi conto che, in questo modo, dava per implicito il fallimento della riforma semipresidenziale, immaginando imo Scalfaro eletto ancora dal Parlamento. Ieri lo ha corretto l'altro vicesegretario del ppi, Dario Franceschini (più vicino a Marini), spiegandogli che «non è all'ordine del giorno del dibattito politico avanzare candidature. La priorità oggi è quella di completare il percorso delle riforme istituzionali ed è su questo che noi popolari siamo oggi impegnati». Alberto Rapisarda D'Onofrio (ccd): «Il Presidente ha detto che Silvio rimane protagonista della transizione» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Il leader del pds Massimo D'Alema

Luoghi citati: Marini, Milano, Roma