In coda al supermarket dei sogni di Maurizio Molinari

In coda al supermarket dei sogni In coda al supermarket dei sogni A Istanbul, dove si compra il viaggio in Italia REPORTAGE ALLE ORIGINI ISTANBUL DAL NOSTRO INVIATO Il sobborgo di Aksaray, nella zona sudoccidentale di Istanbul limitrofa a Fatih davanti al Mare di Mannara, è abitata da tre categorie di persone: i residenti (soprattutto curdi), i profughi che fuggono verso l'Europa ed i negozianti russi, noti come i «venditori di valigie», che negli ultimi tempi fanno ottimi affari. Fra i curdi residenti c'è Kavi, appena ventenne aiuto-barbiere. «Prima di partire per l'Italia e la Germania - dice - molti vengono da noi a farsi belli, chissà perché, c'è grande speranza...». «I profughi che arrivano» racconta, adoperando termini topografici che Ankara non riconosce e l'Europa non usa «sono in maggioranza del Kurdistan meridionale (il Nord dell'Iraq, ndr), ma anche del Kurdistan settentrionale (il Sud-Est dell'Anatolia turca, ndr)». A seguire da vicino il loro esodo sono i giornalisti dell'unico quotidino curdo di Istanbul, «Ulkede Gundem», che ha sede in una anonima palazzina biancastra e vende 15 mila copie al giorno. Uno di loro, Bairam Balgi, è appena tornato dal porto di Kartal - lo stesso da dove partì l'«Ararat» arenatasi davanti alle coste Calabre - e conferma che l'esodo «è in pieno svolgimento». «I tede schi dicono che diecimila curdi vogliono raggiungere l'Italia? Beh, posso dire che, a con ti fatti, tremila sono già partiti nell'ultimo anno e quasi al trettanti sono già sui moli», di ce sorseggindo un tè alla mela. Kartal è un porto, nel terri torio metropolitano di Istan bui, a poco più di un'ora di macchina dalla Moschea Blu conosciuta in tutto il mondo. E' lì che hanno sede le più quo tate «agenzie turistiche» che «vendono» l'Italia per promet tere l'Europa. Ahmet viene dal Kurdistan iracheno, parla male l'inglese, ma mostra con or goglio un pezzo di carta sporco e accartocciato, preso chissà dove, con indirizzi e numeri di telefono della «via verso la salvezza»: «Vedete - dice - io ho l'accordo con questi, uno dei due mi darà il biglietto, fra un mese sarò in Italia. Poi, forse, ce la farò ad arrivare in Germania». Sul biglietto ci sono gli indirizzi di due «agenzie viaggiatori» di Kartal con relativo numero di telefono: la «Dogruyol Denizcilik telefono 0542-4534367», e la «Hidere Denizcilik telefono 02164885937». Ma sono solo due delle tante che offrono regolari biglietti. Il tam-tam dei viottoli che circondano la Aksaray Meydani è ricco di personaggi che descrivono con precisione la geografia dei porti di partenza per l'Europa: Deringe, sul Mar Nero, Channakale, all'entrata nei Dardanelli, Marcin, sul Mediterraneo oltre naturalmente a Kartal. I costi? «Duemila dollari per la Grecia, tremila per l'Italia, seimila per la Germania», dice uno dei «rappresentanti delle agenzie turistiche» in caccia di passeggeri disperati, arrivati a bordo di camion dalla frontiera irachena con viaggi che posono durare anche due giorni. Il «rappresentante» è l'unico a voler nascondere la propria identità, negando tuttavia di essere protagonista di un traffico illegale di esseri umani. «Nulla di illegale - ribatte - vendiamo biglietti a cittadini turchi e stranieri che si imbarcano in porti turchi su navi ormeggiate, che salpano con permesso di rotta». Anche se poi i disperati clandestini restano per sei giorni chiusi nelle stive. Ma perché così tanti profughi verso l'Italia? «Il flusso è aumentato perché i combattimenti nel Nord dell'Iraq si sono intensificati negli ultimi mesi, è in corso un guerra vera e propria. Inoltre si è diffusa la convinzione fra i profughi - spiega il non più giovane "agente turistico" - che un volta in Italia sarà facile raggiungere la Germania». «Chi fugge crede - ag¬ giunge il reporter curdo Bairam Balgi - che il governo italiano può aiutarli a ricongiungersi con le loro famiglie a Monaco, Berlino o Francoforte». Il registro delle partenze verso l'Europa circola senza timori, conferma un trend in crescita e descrive cifre e dati in parte nuovi anche per il pubblico italiano: 289 partiti nel gennaio 1997 con il «Youhan», poi colato a picco; 200 salpati il 29 maggio; 743 il 18 giugno (403 non curdi); 581 il 24 agosto (403 non curdi); 400 con l'«Asiye Ana» in ottobre; 589 (solo 227 turchi) partiti da Silifke il 28 ottobre; 800 (fra curdi ed altri) il 2 novembre imbarcati sull'cHussain Beirut» e nello stesso giorno 113 trasferiti da Smirne alla volta della Grecia; 835 salpati il 27 dicembre con l'«Ararat» (fra cui 431 curdi turchi e 230 curdi iracheni); 656 (386 non curdi) saliti a bordo della «Cometa» il 1° gennaio, proveniente dal porto russo di Tuapse, durante una sosta di 40 minuti sul molo Daringe. A Patrasso, in Grecia, invece ve ne sarebbero «in sosta» circa 800 con destinzione, ovviamente, Italia. Insomma, ad Aksaray di segreto c'è ben poco. Il traffico dei profughi-turisti non ha molti veli né fa molte soste. Si incontrano ovunque mediatori, venditori e compratori di biglietti per violare la fortezza eretta dal Trattato europeo di Schengen, a cui l'Italia ha aderito lo scorso 26 ottobre. Difficile ignorare la presenza di questa anomala tribù, anche se lo schieramento di sicurezza in questa zona malfamata ai piedi del Bosforo appare ad occhio nudo non proporzionato a quello di altr». zone di Istanbul, dove non a caso sabato la polizia ha arrestato 18 curdi clandestini diretti in Italia e nascosti in un camion in attesa di-imbarcarsi. Maurizio Molinari

Persone citate: Bairam, Bairam Balgi