Il paese del ritorno al futuro

Il paese del ritorno al futuro Viaggio in un centro modello del Lazio, dove si sono fuse civiltà contadina e post-industriale Il paese del ritorno al futuro «A Casperia patto tra nonni e nipoti» QCASPERIA (Rieti) UANDO eravamo sfollati durante l'occupazione tedesca si chiamava Aspra. Adesso si chiama Casperia e vuol dire sempre che la località è aspra, ed è uno di quei paesi arcitaliani che si sono arroccati nei secoli per tirare fuori all'occorrenza grinta e olio bollente, gente che ha sempre vissuto avendo casa fra gli spalti e sulle mura, i cui antenati non hanno mai fatto avvicinare né saraceni né galli. E' gente seria, etnisca, legata alla terra da migliaia di anni. Ciò che oggi rende questo posto esemplare è il fatto che gli italiani contadini di un tempo (il tempo in cui mezza Italia e più era contadina) non hanno mai lasciato la loro terra e il loro paese, anche se si sono semi-urbanizzati, anche se hanno dato luogo a generazioni di professionisti, di intellettuali, di tecnici. Tutta gente che ha conservato qui terra e casa, parenti e amici e che non è sradicabile. Insomma, Casperia è uno di quei luoghi miracolosi in cui il trapasso dalla civiltà contadina a quella urbana industriale e dei servizi è avvenuto senza la distruzione del passato. Il passato è presente ed ha la faccia dei nonni, quelli che hanno accantonato risparmi, fatto studiare i figli, comperato macchina e trattore, rimodernato la casa distruggendone senza pietà tutti gli elementi di fascino e d'antiquariato, e che sono rimasti dove sono, assicurandosi anche che i loro figli restino dove sono e che si sposino e facciano i loro figli qui. Insomma, là dove mille altre piccole comunità sono morte, quelle dei paesi petrosi e duri come Casperia sono rimaste vive e vegete. Quando eravamo bambini ci portavano a zonzo nelle bigonce del somaro, cioè nei cesti portati dagli asini o dai muli. I fattori e i nobili avevano nomi romani o tratti dall'Eneide perché i casperiani soccorsero Enea da qualche parte. Un imponente zio Virgilio della nostra infanzia arrivava su una cavalla bianca coperto della polvere bianca della strada bianca che si chiamava lo spineto. Casperia è circondata da montagne con boschi di querce ed ha un solidissimo muro di cinta. Adesso sotto le mura corrono come pazzi i ragazzi sulle moto e fanno una baraonda del diavolo. Roma è a 70 chilometri, Rieti a una cinquantina, questa è la Sabina del ratto delle Sabine, il retroterra etrusco dell'Urbe ed etruschi in tutta evidenza sono 1 cittadini di questo Comune inaccessibile alle macchine, ma non refrattario alle moto. Sono stato sfollato qui con la mia»famiglia durante il periodo dei bombardamenti e della vecchia Aspra ricordo tre cose: la felicità per il famiglione riunito nella grande cucina, il passo ferrato dei tedeschi che pattugliavano i vicoli di pietra come lanzichenecchi durante la notte e, all'alba, il puzzo del latte bruciato sui fornelli a legna. A quei tempi gli italiani di Aspra, non ancora Casperia, erano contadini e dormivano in un locale accanto alla stalla. I loro figli avevano il cranio rapato come per i pidocchi, calzoni corti, ginocchia graffiate, giacche rivoltate e davanti a una macchina fotografica si mettevano sull'attenti. Giravano per i casolari molti fratoni gaudenti che venivano da Farfa e da Monte Piolo, in omaggio alla tradizione abbaziale e le loro sante messe erano seguite da colazioni luculliane e campestri, poi a mezzogiorno da imbandite di fettuccine nel querceto, infine da cene sotterranee nelle grandi cantine piene di formaggio e di un vino che si doveva lodare come ottimo e che invece era lui: il temibile vino del contadino e dell'emicrania, testardamente ottenuto pigiando l'uva coi piedi. Oggi i contadini non esistono, ma esistono al loro posto le «opere», cioè quelli che vengono a raccogliere le olive prendendo come mercede la metà del raccolto. Qui è accaduto un fenomeno tipico di quest'Italia cresciuta intorno alle abbazie: i contadini non si sono andati ad urbanizzare a Roma o a Rieti, ma hanno usato le città soltanto come basi di lancio: molti figli delle famiglie contadine hanno fatto brillanti carriere nelle aziende pubbliche e private, ma non hanno mai abbandonato la rocca delle radici. La piazzetta di Casperia dà sulla vallata. La vecchia macelleria ha lasciato posto ad un pub con birre inglesi e americane, panini e buona musica. Dall'etrusco il paese è passato direttamente all'inglese. Persino Hallo- ween è stato festeggiato nel modo dovuto. Del resto diversi inglesi e qualche americano sono venuti a stabilirsi da queste parti. Nel complesso tutto funziona e la società degli italiani di collina segue docilmente ma con prudenza i nuovi tempi, assumendone usi, costumi e sembianze, senza contrastare e senza assecondare, come ha fatto per secoli. La crescita della piccola borghesia segue il suo cam¬ mino a cavallo fra terra (ulivi, qualche bestia, orti) e impiego urbano, dedicando molto tempo ai legami familiari. ì La tradizione permanente, ancora viva e vegeta, resta quella dei soldati-contadini romani e dei contadini-soldati del Medioevo. Io li conosco quasi tutti e non li nomino soltanto per non fare parzialità, ma posso dire che Ada e Riccardo, con cui ho diviso molto vino e molte pizze di Pasqua, mi sono sempre ap¬ parsi come i coniugi etruschi del famoso sarcofago. Tali e quali. E conosco la loro mentalità, il loro modo diretto e ruvido di affrontare la vi£a: il loro ^apporto con gli animali è spicciativo. Alla bambina addolorata perché non trova più il suo adorato cagnolino, la mamma dice semplicemente: «Cocchina mia, era tanto ladro». Cocchina capisce e non chiede altri dettagli. Questi italiani sono abituati ad enfatizzare poco la morte e il suo carico di dolori: chi muore muoi-e, e non se ne parla più. Chi sta male viene curato, ma non si fanno smancerie. Si può piangere la morte dei giovani, ma non dei vecchi. Parole di Catone, ma anche di questa gente pudica e sbrigativa. Per secoli in paesi italiani come questo i bambini sono stati abituati ad assistere al macello del maiale e del vitello, alla mattanza di Pasqua e di Natale, ciò che fa dei casperiani e dei loro simili gente realista, poco incli ne alle lamentazioni. Qui i maschi sono cacciatori e, quando arriva il momento, la fucileria diventa un accompagnamento musicale con i pallini che tintin nano sulle tegole. In compenso a fauna sta benone e i cinghiali si fanno ogni anno più sfacciati non solo razziando nei campi, ma fecondando le scrofe padronali e alimentando così una razza furastica dal prosciutto aspro e magro. La campagna, in accordo con gli inviti della Cee, viene sempre meno trattata chimicamente e ne guadagna la salute di tutti. Sulle rocche di questi paesi che si chiamano Casperia, Roccantica, Cantalupo, Poggio Catino, Poggio Maiano, Selci, Farfa e tanti altri sopravvive quanto c'è di più pietroso, essenziale e diretto della civiltà rurale romana del «miles» frugale. Qui i barbari pero hanno potuto mescolare il loro sangue, perché la Sabina è sempre stata zona di resistenza e di vendette rapide e silenziose. Parecchi tedeschi che durante la guerra cercavano di fregarsi il maiale sono finiti inforconati nel fosso, ubriacati al punto giusto. Non ci sono tracce celtiche qui neanche a pagarle oro, ma soltanto facce tirreniche di gen te che beve vino aspro e quasi sempre torbido, carne eccellente di bestiame locale. Però una mutazione è in cor so: i giovani, come in tutto il re sto del Paese, non bevono vino ma la birra, contaminati dal l'Europa tedesca e inglese. Il tra vestimento delle osterie del vino in poco credibili «pub» della birra, dimostra che gli adolescenti intendono comportarsi come tutti i loro coetanei del mondo. I loro nonni hanno fatto altrettanto, distruggendo i vecchi casolari e le loro fiabesche suppellettili, scatenandosi nella sovraelevazione e nella plastica, dandosi senza pietà all'anodizzato e al linoleum, ma sempre restando «milites rurales», sia pure con enormi televisori arrampicati sul frigorifero e antenne paraboliche soggette alle saette. E' gente che risparmia e che accantona. E che quando compera ci pensa bene. E, se deve fare un regalo a una persona cara, regala oro. A Poggio Mirteto, il centro più grande a nove chilometri, c'è un numero straordinario di gioiellerie, ma anche di cooperative e spacci all'ingrosso. Una sola libreria, ma moltissimi ottimi bar e pasticcerie. Insomma, gli italiani di Casperia e immagino di tutte le Casperie d'Italia conservano una saggezza genetica, una calma forte che non soltanto deriva dal passato contadino, ma che consiste tuttora nel presente contadino. In questi paesi si può ancora assistere e godere lo spettacolo dei vecchi sulle mura, che chiacchierano guardando il tramonto della loro vita e pensando a domani. Il verduraio vende i giornali. Sul municipio c'e la canonica lapide dei caduti di tutte le guerre e non manca un vero grandioso campanile italiano. Se fossimo in Francia qui sarebbero sorte grandiose iniziative culturali e turistiche, musei e visite archeologiche alle rovine coperte da rovi. Ma siamo nella spartana Sabina degli antichi etruschi ed è molto consolante che si sia svolta domenica scorsa una grandiosa festa della polenta che ha portato in piazza e nelle cantine, sui tavoli delle piazze e sotto le fronde di quercia, i due popoli: quello dei padri e dei nonni che ancora vivono nei casolari rimodernati, e quello dei figli e dei nipoti, che vivono un po' qua e un po' là, ma che non abbandonano e non abbandoneranno mai la rocca, le mura, la pietra. Paolo Guzzanti Nell'antica Etruria i pub anglosassoni si riproducono vicino alle cantine e alle abbazie Molti hanno fatto carriera nelle industrie ma non hanno mai lasciato la loro rocca 111111111111 Nelle tre immagini, scorci di Casperia, sui colli laziali: 'Uno di quei luoghi miracolosi in cui il trapasso dalia civiltà contadina a quella urbana industriale e dei servizi è avvenuto senza la distruzione del passato» UMBÉA J ETERNI V Magliari?: > Sabina 'FIRENZE Cottanello ' Montasola CASPERIA Configliano RIETI1 ETERNI CiHaclucale Cantajupp • LAZIO 0 Poggio Mirteto Fiarto Romano POSSO Corese Casperia è raggiungibile dall'autostrada Al (uscita al casello di Fiano Romano) Il paese si trova a 30 chilometri da Roma jj leria ha lasciato posto ad un pub con birre inglesi e americane, panini e buona musica. Dall'etrusco il paese è passato direttamente all'inglese. Persino Hallo- ne alle lamentazioni. Qui i maschi sono cacciatori e, quando arriva il momento, la fucileria diventa un accompagnamento musicale con i pallini che tintin

Persone citate: Cantalupo, Catone, Corese, Farfa, Paolo Guzzanti, Poggio Maiano