«Non voglio fare il cane bastonato»

«Non voglio fare il cane bastonato» L'ex pm: possiamo aver sbagliato, ma non vorrei che le sue parole potessero essere strumentalizzate da qualche politico «Non voglio fare il cane bastonato» Di Pietro smorza i toni della polemica con Scalfaro ROMA. Di Pietro smorza i toni della polemica con Scalfaro e dice a Radio Sieve: «Alla fine io non voglio fare il cane bastonato perché adesso, in questo momento storico, l'azione della magistratura ha cominciato a stancare le forze politiche». Cioè, non posso battermi per difendere l'operato dei magistrati contro la corruzione se nessuno mi segue. Una marcia indietro, come subito puntualizzano i popolari? No, si affretta a replicare l'interessato parlando a Radio Dimensione Suono: «Non vorrei che adesso si trasformi quella che è una cortese richiesta in un ripensamento da parte mia. Io non faccio mai passi indietro se non ne sono convinto». Di Pietro, in mattinata, aveva ridimensionato le perentorie richieste di chiarimenti a Scalfaro a «una preghiera al Capo dello Stato». «Ho detto: signor Presidente, altri, non lei, strumentalizzeranno queste sue parole per poter colpire me o quelli del pool Mani pulite o per poter organizzare una campagna specifica su ciò che sta facendo attualmente il pool di Milano». E sul tono della sua lettera a Scalfaro dà tutti criticato, Di Pietro aveva aggiunto: «Non è una questione di permettersi o non permettersi. Come tutte le persone, possiamo anche aver sbagliato, ma non si può permettere che alcuni politici senza scrupoli utilizzino le parole del Capo dello Stato per delegittimare l'attività della magistratura». La «marcia indietro» di Antonio Di Pietro è diretta conseguenza dell'accerchiamento dei popolari, che gli hanno fischiato il «fuori gioco» per la polemica aperta col Capo dello Stato. Di Pietro, infatti, sta cercando di accreditarsi in Parlamento come uno del centro moderato e come tale cerca proseliti per i gruppi che vorrebbe creare. L'aver sfidato Scalfaro non gli ha giovato politicamente e i popolari l'hanno subito fatto rilevare. Ora, come fa Renzo Lusetti, gli augurano di «ritrovare quella serenità e quell'umiltà necessarie per cominciare davvero a fare politica in modo corretto e senza protagonismo». Il vicesegretario del ppi, Dario Franceschini, fa a Di Pietro una lezioncina di politica spiegandogli che «se vuole essere riferimento elettorale del centro moderato, dovrebbe sapere che la prima cosa che i moderati chiedono ai loro leaders è proprio la moderazio¬ ne e la serenità nei modi e nei toni. Esattamente quella che ha usato Scalfaro e che non ha usato lui». I popolari, in verità, vanno oltre la «predica» al Di Pietro isolato. Approfittando del momento di difficoltà dell'ex magistrato, l'altro vicesegretario del partito, Enrico Letta (prodiano) ha lanciato la proposta di ricandidare Scalfaro per altri sette anni alla presidenza della Repubblica. Cioè, Scalfaro ancora al Quirinale e Prodi ancora a Palazzo Chigi. Con questa proposta il ppi sembra dare per scontato che non si arriverà ad approvare l'elezione diretta del capo dello Stato, che imporrebbe scelte molto più autonome dalle logiche di partito. Se, invece, l'anno prossimo il Presidente della Repubblica dovesse essere ancora eletto dalle Camere riunite, ci sarebbero indubbiamente possibilità per Scalfaro, come anche per Luciano Violante (presidente della Camera) o per Carlo Azeglio Ciampi. Il quale, va notato, si è fatto intervistare dal Tg3 venerdì sera nell'ufficialità del suo ufficio al ministero con il tricolore ben visibile alle spalle (dopo che Scalfaro aveva lanciato il suo messaggio di fine anno seduto informalmente a casa e senza tricolore). E sembrava quasi che il vero presidente della Repubblica fosse lui, il supenninistro del Tesoro. Questo per dire che sono in tanti a prendere già la rincorsa per piazzarsi in prima fila per il torneo presidenziale dell'anno prossimo. Comunque, l'idea della rielezione di Scalfaro ha lasciato quasi tutti freddi. Più larghi consensi racco¬ glie l'ipotesi di prorogargli l'incarico per il tempo necessario per approvare le riforme. Questo dicono i dirigenti di An, così come la Loggia di Forza Italia. Ai ecd (gli ex de del Polo), tuttavia la rielezione di Scalfaro non dispiacerebbe, spiega Mastella. E sfida i popolari a presentare una proposta ufficiale. Molto prudenti i commenti della maggioranza. [a. r.l L'ex pm di Mani Pulite Antonio Di Pietro è di nuovo al centro di accese polemiche dopo la sua lettera al Capo dello Stato. Ma ieri, in un'intervista a una tv locale, ha smorzato i toni della discussione

Luoghi citati: La Loggia, Milano, Roma