«Handicappati sterilizzati»
«Handicappati sterilizzati» «Handicappati sterilizzati» «Seimila casi in Italia, indaghi la Bindi» ROMA. La notizia - se risultasse vera - sarebbe clamorosa: dall'85 a oggi ci sarebbero stati in Itaha almeno seimila casi di sterilizzazione forzata ai danni di portatori di handicap mentali, per la quasi totalità donne. Lo afferma, sul mensile Vita, il prof. Lucio Pinkus, coordinatore del gruppo di lavoro sulle sterilizzazioni istituito dalla Commissione nazionale di bioetica. In media - secondo la stima dello studioso sono state eseguite tra le 400 e le 600 operazioni di sterilizzazione l'anno dall'85 in avanti. Pertanto, la Commissione chiederà al ministro della Sanità, Rosy Bindi, di aprire Un'inchiesta. La pratica di sterilizzare gli handicappati psichici (specie le donne) è diffusa e accertata in altri Paesi, spiega Pinkus: ci sarebbero stati negli ultimi anni 62 mila casi in Svezia, 60 mila negli Stati Uniti, 15 mila in Francia, 14 mila in Finlandia, solo per citare i fenomeni numericamente più rilevanti. Dell'Italia invece non si sapeva ancora nulla, mentre il problema sarebbe rilevante, secondo le affermazioni di Lucio Pinkus, che sostiene di aver raccolto le testimonianze di venti professionisti che gli hanno esposto i loro dubbi morali per aver praticato personalmente (o aver saputo di colleghi che le praticano) sterilizzazioni su soggetti incapaci di intendere e di volere. Pinkus esclude comunque che a fondamento di questa pratica ci siano motivi di selezione della razza o altre infatuazioni eugenetiche. «Le sterilizzazioni in Itaha - afferma lo studioso a Vita - sono avvenute su pazienti degli ospedali psichiatrici, dalla riforma Basaglia in poi, e spesso sono gli stati gli stessi genitori a richiedere di intervenire sulle figlie, preoccupati di evitare alla ragazza di procreare». Quanto ai dettagli medici della vicenda, per poter agire bisognava ricorrere a espedienti «leciti». Per esempio «le circostanze in cui si è operato o si continua a operare - spiega Pinkus - sono connesse quasi sempre a un aborto terapeutico o a un taglio cesareo. Nel corso degli interventi alla donna sono chiuse le tube. La giustificazione medica si trova facilmente, basta diagnosticare un prolasso dell'utero o una disfunzione a un'ovaia». La denuncia di Lucio Pinkus lascia perplesso Salvatore Mancuso, direttore del'Istituto di ginecologia e ostetricia della fa¬ coltà di medicina dell'Università Cattolica. «Non conosco lo^studioso intervistato - dice il ginecologo - e i dati che riporta mi lasciano molto, molto perplesso. Se fossero veri costituirebbero una notizia di reato e in questo caso Pinkus dovrebbe esibire delle prove o delle testimonianze più circostanziate di quello che dice». Il prof. Mancuso non fa mistero di credere poco a queste dichiarazioni: «Nella mia lunga vita professionale non ho mai sentito parlare di un fenomeno di sterilizzazione di massa e, devo dire, che la notizia più che preoccuparmi per la sua gravità mi preoccupa per la sua attendibilità». Mancuso conferma che la pratica della sterilizzazione non è consentita neppure nel caso in cui sia un genitore, in piena responsabilità, a presentare una figlia handicappata affinché venga messa in condizioni di non generare. Dunque, se le notizie riportate da Vita fossero vere, ci si troverebbe di fronte a un reato conclamato e a una violazione dei diritti delle persone portatrici di handicap. Sarà sufficiente un'intervista per aprire l'inchiesta penale? [r. r.] Il ministro della Sanità Rosy Bindi
Persone citate: Basaglia, Bindi, Lucio Pinkus, Mancuso, Rosy Bindi, Salvatore Mancuso
Luoghi citati: Finlandia, Francia, Italia, Roma, Stati Uniti, Svezia
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