«Carlo Azeglio al Quirinale»

«Carlo Azeglio al Quirinale» «Carlo Azeglio al Quirinale» Bianchì: bagli stessi meriti di Einaudi ROMA. Niente politica, per carità. Per mesi e mesi, il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi ha aggirato qualsiasi domanda sui partiti, ha evitato con puntiglio le discussioni sui rapporti fra le tante anime della maggioranza che sostiene il governo di Romano Prodi. Coprendosi dietro l'etichetta di tecnico, Ciampi si è perfino divertito a defhursi «mai pentito» dall'aver rinunciato alla politica attiva dopo aver fondato a Livorno, in anni ormai lontani, il Partito d'azione. Niente politica, il ministro del Tesoro si è quindi dedicato anima e corpo ai conti dello Stato. Ovvero all'obiettivo storico: limitare al 3% del prodotto interno lordo il deficit pubblico in modo da consentire all'Italia di aderire alla moneta unica europea sin dalla fase iniziale. Ma ora che l'obiettivo è praticamen¬ te centrato, con le stime che annunciano un deficit contenuto addirittura al 2,7%, la politica lasciata fuori dalla porta di Ciampi torna dalla finestra. A immaginare per lui un futuro con responsabilità di spicco nelle istituzioni è Tancredi Bianchi, presidente dell'Abi, l'associazione fra tutte le banche italiane. Bianchi propone come ricompensa per il raggiunto 3% di eleggere Ciampi alla presidenza della Repubblica, assegnata fino alla primavera 1999 a Oscar Luigi Scalfaro. Per il presidente dell'Abi, Ciampi merita questo riconoscimento come Luigi Einaudi, capo dello Stato dal 1948 al '55 dopo essere stato governatore della Banca d'Italia (e Ciampi lo è stato per 14 anni). Lanciando la' candidatura presidenziale, Bianchi si dice convinto che Ciampi sia molto popolare: «Nessun ministro del Tesoro - osserva - ha riscosso tanto consenso nell'opinione pubblica come Ciampi. Io nel 1947 c'ero e mi ricordo che quando Einaudi allora fermò l'inflazione post-bellica, ebbe lo stesso consenso che ha avuto Ciampi adesso». Insomma, Ciampi potrebbe arrivare al Quirinale a furor di 3%. Possibile? Ovviamente tutto è possibile, considerato che la prossima elezione del capo dello Stato potrebbe avvenire a suffragio universale, qualora le riforme istituzionali in cantiere diventassero realtà. Se così fosse, gli italiani sarebbero chiamati a pronunciarsi direttamente sull'uomo che ha fatto pagare la tassa sull'Europa e sulle tante prediche di Ciampi sul bilancio pubblico. E che e "•anno ((prediche inutili», come Einaudi intitolò nel 1956 la sua raccolta di articoli sulla buona amministrazione dello Stato, assimilati con ironia alla «polvere che il vento disperde». Difensori della stabilità della lira, Einaudi e Ciampi sono stati protagonisti di due fasi convulse della vita italiana: rispettivamente la ricostruzione dopo la guerra e la ricostruzione dopo Tangentopoli. Ciampi, dopo aver occupato la poltrona di Einaudi in Bankitalia, farà lo stesso al Quirinale? La questione diventa politica. E i tanti candidati già in corsa forse hanno un avversario in più da cui guardarsi: mister 3%. [r. ipp.] Luigi Einaudi

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