Piano anti-clandestini di Emanuele Novazio

Piano anti-clandestini Piano anti-clandestini Varato dalla Germania «Ma Roma deve aiutarci» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La polemica sugli sbarchi di clandestini curdi in Italia è particolarmente rovento, in Germania, perché la Repubblica Federale è il vero obiettivo della maggior parte dei curdi che sbarcano sulle coste calabresi e pugliesi: in Germania infatti vivono già 400 mila curdi, presso i quali i nuovi arrivati sperano di trovare accoglienza e aiuto. Ma il governo di Bonn è particolarmente irritato, con quello italiano, per due ragioni: gli rimprovera di concedere asilo con eccessiva facilità ai clandestini; e considera inaudita la cosiddetta «clausola delle due settimane»: nei 14 giorni loro concassi prima di un eventuale rimpatrio, i curdi possono muoversi liberamente per il Paese - lamenta il governo tedesco - e passare la frontiera con la Francia per dirigersi poi in Germania. Non è soltanto il ministro Kanther, del resto, ad accusare l'Italia di inadempienza del Trattato di Schengen. L'altro giorno anche il responsabile per la politica estera dell'Spd, Karsten Voigts, aveva duramente criticato il governo di Roma, in una intervista alla «Stampa». L'Italia, aveva lamentato Voigts, si comporta come nessun altro Paese del mondo occidentale: tollera che bande organizzate sfruttino il destino di persone sfortunate per far soldi, e che le conseguenze politiche, sociali e finanziarie di questi traffici ricadano sulla popolazione di altri Paesi. Come dire: le norme di Schengen sono entrate in vigore troppo presto, forse, per un Paese che non è in grado di rispettarle. Dietro queste polemiche ci sono ragioni diverse. La prima è la condizione di un Paese particolarmente - e obiettivamente - esposto ai flussi migratori clandestini: negli anni immediatamente successivi alla caduta del Muro, la Repubblica Federale ha accolto in media un milione di persone l'anno. I curdi sono soltanto l'aspetto di un problema più vasto, dunque, anche se negli ultimi anni il numero dei richiedenti asilo è sceso (nel '97 hanno superato di poco i centomila). Per quanto riguarda i curdi, inoltre, Bonn vuole ad ogni costo evitare che trasferiscano in Germania il «problema politico curde»: «Se questo non viene risolto in Turchia o in Iraq, diventa un problema anche per la Germania e per i curdi che vivono in Germania», ricorda Voigts, «come succede per il problema del fondamentalismo islamico: se non viene risolto in Turchia, è un problema anche per i due milioni di turchi che vivono in Germania». Il 1998 del resto - anno elettorale nella Repubblica Federale - è stato dichiarato «anno della sicurezza» da Kanther: ieri, il ministro ha annunciato un «catalogo di provvedimenti» per contenere l'afflusso di clandestini, che prevede fra l'altro nuove competenze alla polizia di frontiera e un inasprimento delle norme per la concessione di aiuti sociali. In tale contesto, la crisi curda diventa esemplare. Emanuele Novazio Sopra Mesut Yilmaz, premier della Turchia

Persone citate: Kanther, Karsten Voigts, Mesut Yilmaz