Brivido per Netanyahu
Brivido per Netanyahu Rinviato il voto sul bilancio, il premier accusato dagli alleati del Ghesher di ignorare i ceti più poveri Brivido per Netanyahu David Levy minaccia le dimissioni TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Una grave orisi - maturata all'inizio del nuovo anno, con il dibattito parlamentare sul bilancio statale per il 1998 - rischia di provocare una spaccatura nel governo di Benyamin Netanyahu e forse di portare perfino ad elezioni anticipate. Sette ore prima del voto - che era previsto per la nottata di ieri, ma poi è stato rinviato proprio in conseguenza della drammatica spaccatura nel governo - il ministro degli Esteri David Levy ha indetto una battagliera conferenza stampa nel corso della quale ha tacciato il governo di essere «del tutto insensibile» alle questioni sociali e ha paragonato la sua politica nei confronti dei palestinesi al volo di un aereo «seu_a meta». Levy ha preannunciato che, stando così le cose, avrebbe votato contro il bilancio assieme con gli altri quattro deputati delia sua lista Ghesher: ciò implicherebbe le dimissioni dal governo. Forte di 66 seggi e dell'appoggio esterno di due deputati di estrema destra il governo Netanyahu non necessita dei voti del Ghesher per far approvare il bilancio. Ma privo del sostegno di Levy e appoggiato da un governo oai profilo nazionalista molto più netto, Netanyahu non riuscii ebbe più a realizzare il ridispiegamento in Cisgiordania approvato in via di principio alcune settimane fa, e rischierebbe nuove tensioni con gli Stati Uniti. Un nuovo attentato palestinese in Cisgiordania - in cui una giovane coIona, ufficiale della riserva, è stata ridotta in fin di vita - ha ulteriormente esasperato ieri gli animi. In nottata Netanyahu ha così moltiplicato gli sforzi per convincere Levy a desistere dalle minacce; poi, non riuscendoci, ha deciso di rinviare il voto. In teoria il bilancio potrebbe essere rivisto, corretto e riproposto alla Knesset, anche fra tre mesi: nel frattempo sarebbe possibile venire incontro alle richieste di Levy relative alla edilizia popolare, a corsi di aggiornamento per gli allievi delle scuole pubbliche e al sostegno delle casse mutue. Nel luglio scorso Netanyahu aveva promesso al Ghesher che nel bilancio 1998 ingenti finanziamenti sarebbero stati destinati ai ceti inferiori. Ieri invece Levy ha con¬ statato che il ministro delle Finanze (conservatore) Yaakov Neeman aveva premiato i partiti della coalizione di governo e trascurato le impellenti necessità dei disoccupati e degli emarginati. Incalzato da aggressivi «lobbisti» e preoccupato di causare scossoni alla eterogenea coalizione di governo, in poche ore Neeman ha destinato ieri 224 milioni di shekel (70 milioni di dollari) agli insediamenti e ai collegi rabbinici del Partito nazional-religioso, 187 milioni di shekel alla costruzione di abitazioni per immigrati dall'ex Urss, e altre centinaia di milioni a svariate istituzioni legate agli altri partiti di governo. Levy ha assistito allibito alla «dilapidazione» delle riserve del bilancio statale. «Solo chi è vicino al piatto riesce a mangiare», ha commentato, nel tentativo di riassumere la politica economica del governo di cui fa parte. «Dov'è finita la sensibilità verso chi vive nell'indigenza?», si è chiesto. «Questo governo - ha aggiunto - mostra una totale mdifferenza alle questioni sociali», che sono invece il cavallo di battaglia di Levy. Netanyahu si è trovato così di fronte alla difficile impresa di conciliare in poche ore il «thatcherismo» del ministro delle Finanze Neeman con il social-populismo di Levy. Neeman - un personaggio indipendente, privo di potere politico - ha cercato di puntare i piedi e ha minacciato le dimissioni. Mentre in Parlamento saliva la tensione, molti erano persuasi ieri che se fosse ridotto con le spalle al muro Netanyahu preferirebbe che a rassegnare le dimissioni fosse proprio Neeman, e non Levy. Aldo Baquis Critico il ministro (che annuncia il no al budget): la politica verso i palestinesi è come un aereo che vola senza meta Qui accanto, il ministro degli Esteri David Levy A destra il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu
Luoghi citati: Cisgiordania, Stati Uniti, Tel Aviv, Urss
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