«P impassibile sigillare le coste contro gli sbarchi»

«P impassibile sigillare le coste contro gli sbarchi» «P impassibile sigillare le coste contro gli sbarchi» IL NUMERO UNO DI PORTO OTRANTO DAL NOSTRO INVIATO Nessuna illusione. «La costa italiana non sarà mai completamente impermeabile» e lo stillicidio degli sbarchi continuerà ancora a lungo, e nessuno potrà impedirlo. Tutto quello che si può sperare è una lieve attenuazione del fenomeno. E' la previsione e la convinzione dell'ammiraglio Renato Ferraro, comandante generale del corpo delle Capitanerie di porto, impegnato in prima linea in questa strana guerra in corso da un anno ormai lungo le coste adriatiche, ioniche e in parte anche siciliane, dove i confini tra vittoria e sconfìtta non sempre sono chiari. Sconfitta è l'Italia, considerata il ventre molle dell'Europa, un colabrodo. «Non è così. Questa gente intende entrare in Europa. Arrivare in Grecia sarebbe inutile. Di lì, via terra, non possono raggiungere le loro mete. Oltrepassata la Grecia, l'Italia è la prima riva utile, il primo Paese lungo quel cammino ad avere una continuità terrestre con il cuore dell'Unione europea e a permettere di raggiungere Paesi come la Germania, l'Olanda o la Francia via terra una volta sbarcati». Questo è vero, ed è una spiegazione legata alla geografia, ma ciò non toglie che l'Italia non riesca a impedire questo continuo arrivo di navi e gommoni. «Respingere non è nemmeno lontanamente pensabile né fisicamente né umanamente. Fisicamente perché le condizioni in cui costoro navigano sono così precarie che si finirebbe per mettere a repentaglio la loro vita, tentando un'operazione di abbordaggio o qualsiasi manovra per modificare la loro rotta. Umanamente perché quando ar rivano sono troppo debilitati, provati. Ci sono donne incinte, malati, bambini: come si fa a dirgli: tornate indietro? Il nostro obiettivo non è respingere, ma salvaguardare le vite umane ed evitare che questi disperati entrino clandestinamente». Questo nel caso dei curdi, un popolo in fuga per motivi politici. Ma nel caso degli albanesi troppo spesso la fuga ha radici che affondano nel¬ la criminalità organizzata. Nemmeno in questo caso respingere è possibile? «Gli sbarchi dall'Albania ci preoccupano molto. Le due coste, quella albanese e quella pugliese, si fronteggiano per un lungo tratto. I punti di partenza sono infiniti come infiniti sono quelli di approdo». Ma esiste un'attività di pattugliamento anche della costa albanese in corso da aprile da parte della Guardia costiera. Non ha dato risultati positivi? «Siamo riusciti a impedire che partissero altre navi grosse, ma le piccole imbarcazioni non possono essere tutte bloccate alla partenza. E' possibile invece intercettarle e segnalarle alle forze attive sulla costa italiana. Una volta in mare, i mezzi piccoli e veloci sono troppo sensibili rispetto a un abbordaggio. La loro vulnerabilità diventa la loro forza. Possono capovolgersi al minimo contatto. Un'azione coercitiva è difficile, se non impossibile». Non si può respingere, non si può fermare. Non si può proprio agire in nessun modo? «Non è con mezzi di carattere operativo che si può arrestare il fenomeno. L'unica azione possibile è evitare la partenza. Per evitare la partenza è necessario trovare soluzioni a livello politico e giuridico internazionale. Il ministro degli Esteri Dini ha chiesto un incontro con tutti i Paesi rivieraschi del Mediterraneo per definire mia strategia che impedisca questi sbarchi. Esiste poi la possibilità che la Turchia intervenga e l'Albania si avvìi verso un miglioramento delle condizioni. Ma nemmeno questo, in realtà, fermerebbe del tutto gli sbarchi. La pressione dai Paesi del Terzo Mondo verso l'Europa è tale da permettere di capire che è inutile farsi illusioni. Il problema esiste e la costa italiana non può, per motivi fisici, essere totalmente impermeabile». Le Capitanerie di porto sono in grado di far fronte a una simile pressione? «Usciamo da un anno difficile durante il quale i nostri equipaggi sono stati sottoposti a un'usura che non era prevedibile. Abbiamo fatto ogni sforzo per essere presenti nelle acque a rischio di sbarchi. Ora dobbiamo leccarci le ferite. Abbiamo un programma di rinnovamento delle nostre unità, ma speriamo di poterle anche sostituire. E presto. Non si deve dimenticare che in inverno è più facile concentrare le forze nelle aree interessate agli sbarchi. In estate un po' meno perché si intensifica la nostra attività normale legata al turismo nautico. Abbiamo già sopportato un'estate di questo tipo, la seconda sarebbe dura. Anzi, sarà dura». Flavia Amabile L'ammiraglio Ferraro: «Non si possono respingere i profughi: navigano in modo così precario che si metterebbe a repentaglio la loro vita, tentando abbordaggi o altre manovre» «Il nostro obiettivo è salvaguardare le vite e evitare che i disperati entrino clandestinamente» «L'unica azione possibile è impedire le partenze con soluzioni a livello internazionale» «l« Prime cure a donne e bambini A destra motovedette della Finanza affiancano la nave turca «Cometa»

Persone citate: Di Porto, Dini, Ferraro, Flavia Amabile, Renato Ferraro