Prospettive inimmaginabili dopo la scoperta del Dna Rivoluzionata la ricerca

Prospettive inimmaginabili dopo la scoperta del Dna Rivoluzionata la ricerca BIOMEDICiNA Prospettive inimmaginabili dopo la scoperta del Dna Rivoluzionata la ricerca Carlo Marchisio LA ricerca biomedica di questo ultimo scampolo di secolo attraversa un periodo di tumultuoso sviluppo simile a quello della fisica negli Anni 20-30. Questa crescita della biologia ba un suo anno di nascita: il 1953, quando una nota secca e striminzita, a firma Watson e Crick, apparve su «Nature» e rivelò la struttura a doppia elica del.Dna. Ci mise un po' di tempo, questa scoperta, base della struttura dei geni e' punto di partenza per capirne la funzione, a entrare nel bagaglio culturale della biologia di allora, appena ripartita dopo la stasi postbellica. Ma, appena fu chiaro che nel Dna esisteva un codice genetico che metteva in rapporto geni e proteine, il progresso si fece convulso e fu necessario coniare il nuovo termine di biologia molecolare e rifondare su queste basi la genetica tradizionale. Tutte le discipline biomediche, compreso il modo di disegnare farmaci e curare malattie, e la struttura stessa della ricerca biologica furono rapidamente stravolte, con lo stesso effetto dirompente che produsse Einstein sulla fisica generale e sulla cosmologia. I confini della biologia molecolare, come quelli del cosmo, sono ancora lontani dall'essere valicati e nel futuro vediamo prospettive di interventi terapeutici basati sulla correzione di geni malati che oggi possiamo solo immaginare. E dire che il secolo della biologia si era iniziato con scoperte promettenti ma ancora figlie delle concezioni del secolo scorso. In particolare il cervello, il nostro organo più straordinariamente complicato; fù allungo oggetto di controversie, anche aspre, tra chi ne proponeva una stnittura reticolare dove le cellule avevano un ruolo marginale e chi invece la voleva come una complessa architettura cellulare. Fu necessario arrivare agli Anni 50 per dimostrare che il cervello, al pari di tutti gli altri organi, aveva una struttura discontinua fatta di cellule separate ma impegnate in un dialogo costante, complesso e modulabile. Solo da allora cominciò davvero l'esplorazione del funzionamento nervoso sulla base dell'idea di tessuto non più schiavo di concetti metafisici. Sul progresso della ricerca biomedica di questo secolo hanno influito anche nuovi metodi sperimentali, tra i quali metto in prima linea la possibilità di coltivare cellule che ha ridotto e relegato in ambiti particolari la sperimentazione animale. La possibilità di studiare le cellule in sé è frutto di intuizioni nate all'Inizio del secolo e via via migliorate e semplificate. Ora a ogni studente che entra in laboratorio si richiede per prima cosa di allestire colture cellulari ma questo metodo non era per nulla ovvio ancora nei primi Anni 60. Alla sperimentazione in vitro si deve prevalentemente il grande progresso della conoscenza del cancro quando i rese possibile trasformare une cellula da normale in neoplastica modificandone alcune proprietà genetiche. La possibilità di manipolare cellule aprì la strada al concetto di oncogene e a capire che il cancro non è dovuto ad altro che a multiple alterazioni deh'equilibrio genetico della cellula. Nella nostra capacità di prefigurare U progresso della ricerca nei prossimi anni noi biologi vediamo la possibilità di identificare e intervenire sulle cellule malate di cancro non soltanto menando fendenti con farmaci, ma correggendone i difetti genetici studiando per ogni tumore una sorta di mappa individuale dei geni alterati. Lo stesso vale per molte altre malattie congenite, come la distrofia muscolare, per le quali si intravedono possibilità di interventi terapeutici diretti. Nel panorama dei progressi tecnici della biologia del Novecento non va dimenticata la possibilità di studiare la struttura di cellule e molecole con nuovi strumenti, come il microscopio elettronico o gli spettrometri, per i quali molto si deve all'interazione con i fisici. Ora, la forte accelerazione della ricerca biologica deve molto anche allo sviluppo della bioinformatica che ha permesso lo sviluppo del progetto genoma che tra poco rivelerà Finterà struttura dei geni umani. Ci si aspetta un enorme progresso del quale beneficeranno i nostri figli e i nostri nipoti. Come vede il biologo d'oggi il futuro della sua ricerca e quello • ■ della • biomedicina—nelprossimo mezzo secolo? Lo vede come una grande sfida intellettuale tesa a sollevare nuovi problemi più che a risolverli. La soluzione diverrà un fatto automatico se la società si deciderà a investire capitali sulla salute senza limitarsi ai nostri mali ma estendendo l'interesse a quelli del mondo più povero, dove la vita media è ancora troppo breve e dove tumori e Alzheimer sono certamente mali minori, legati come sono alla vecchiaia. Il biologo che pensa alla storia passata del progresso della ricerca medica non può dimenticare quali enormi passi siano stati fatti nel secolo che sta per finire e quanto sia migliorata la nostra aspettativa di vita grazie, per esempio, alla scoperta degli antibiotici o allo sviluppo dei vaccini. Pier Carlo Marchisio Carlo Marchisio

Persone citate: Carlo Marchisio, Crick, Einstein, Pier Carlo Marchisio, Watson