«Dai pirati un avvertimento ai generali di Islamabad»

«Dai pirati un avvertimento ai generali di Islamabad» CESARE MERLIN!, PRESIDENTE DELL'ISTITUTO DI AFFARI INTERNAZIONALI «Dai pirati un avvertimento ai generali di Islamabad» intervista Maurizio Mollnari ROMA Il dirottamento dell'Airbus indiano potrebbe avere come movente non solo una sfida terroristica all'India ma, soprattutto, una sfida politica al nuovo regime pakistano, finora assai cauto sulla questione del Kashmir. A sostenerlo è Cesare Merlini, il presidente dell'Istituto di Affari Internazionali. Merlini, perché il terrorismo potrebbe essere solo il motivo apparente del dirottamento? «Sono due le ipotesi possibili. La prima è che questo atto di pirateria aerea faccia parte di un complotto internazionale di carattere terroristico, teso a colpire in più direzioni. Vi è però una seconda ipotesi, che ritengo assai più attendibile...... Quale? «Che questo dirottamento sia da collegare con la storica disputa sulla regione del Kashmir, contesa fra India e Pakistan. Non è la prima volta che i gruppi separatisti del Kashmir ricorrono alla violenza contro l'India ma in questo caso, a mio avviso, l'obiettivo vero del dirottamento non è l'India ma il Pakistan». Quale interesse potrebbero avere i guerriglieri filopakistani del Kashmir a mettere in difficoltà Islamabad? «In Pakistan il generale Musharraf ha da poco insediato un governo autoritario militare, simile ad altri che in passato si sono dimostrati più disponibili ad un compromesso sul Kashmir che non i governi democratici, obbligati a soddisfare le istanze nazionaliste largamente diffuse nella popolazione». Quali posizioni ha fino ad ora espresso sulla questione del Kashmir il generale Pervez Musharrai, autore del colpo di Stato che ha esautorato il premier Nawaz Sharif? «Il generale Musharraf ha detto subito che voleva dare la priorità ad affrontare la disastrata situazione dell'economia pakistana. Come si sa i risanamenti economici sono più impopolari delle propagande nazionaliste ed estremiste. E' probabile che le decisioni dei militari siano state percepite dai guerriglieri come una distrazione del Pakistan rispetto all'obiettivo prioritario della lotta nazionalista contro l'India per il controllo del Kashmir. Non dimentichiamoci che tanto in Pakistan quanto in India esistono delle voci sul Kashmir non influenzate dal nazionalismo più estremo, che i guerrigberi temono». Quindi il Pakistan potrebbe essere interessato tanto quanto l'India a chiudere questa vicenda al più presto? «Certo, perché la coincidenza fra il cambio di potere a Islamabad e questo dirottamento potrebbe non essere un caso. Sia il governo pakistano che quello indiano sono sotto pressione e preferirebbero uscire in maniera indolore e incruenta dalla crisi. L'operazione in corso, tirare per le lunghe il negoziato per logorare i dirottatori, collima con questa lettura». Come giudicare l'Afghanistan che intima di continuo la partenza all'aereo ma in realtà da cinque giorni lo sta ospitando e rifornendo? «C'è una componente di incertezza nell'episodio del dirottamento ed è la presenza dell'aereo in Afghanistan, circondato dai Taleban. Non sappiamo se i direttori abbiano programmato sin dall'inizio di fermarsi sulla pista di Kandahar. L'ipotesi di una complicità fra dirottatori e Taleban al momento non può essere che un sospetto. Di certo loro li hanno fatti atterrare, aeroporti di altri Paesi no». Che effetto avrà il dirottamento dell'Airbus dell'Air India sui tentativi dell' Amministrazione Clinton per avvicinare i due Paesi eterni rivali? «Per Washington il sub-continonte indiano è una priorità o non sarebbe male se aumentasse anche il contributo diplomatico e culturale europeo per la risoluzione di una crisi che nasce dalla definizione dei confini. Uno dei motivi della crisi fra India e Pakistan è l'assenza di un'organizzazione multilaterale nella loro regione». Sajjad Khan, alias Sajjad Afghani il capo guerrigliero ucciso di cui i dirottatori chiedevano l'esumazione del corpo. Nella foto In alto il ministro degli Esteri dei taleban Abdul Wakil Muttawakil (seduto al centro) intervistato dai giornalisti: sullo sfondo l'aereo dirottato «Dai pirati un avvertimento ai generali di Islamabad» CESARE MERLIN!, PRESIDENTE DELL'ISTITUTO DI AFFARI INTERNAZIONALI «Dai pirati un avvertimento ai generali di Islamabad» intervista Maurizio Mollnari ROMA Il dirottamento dell'Airbus indiano potrebbe avere come movente non solo una sfida terroristica all'India ma, soprattutto, una sfida politica al nuovo regime pakistano, finora assai cauto sulla questione del Kashmir. A sostenerlo è Cesare Merlini, il presidente dell'Istituto di Affari Internazionali. Merlini, perché il terrorismo potrebbe essere solo il motivo apparente del dirottamento? «Sono due le ipotesi possibili. La prima è che questo atto di pirateria aerea faccia parte di un complotto internazionale di carattere terroristico, teso a colpire in più direzioni. Vi è però una seconda ipotesi, che ritengo assai più attendibile...... Quale? «Che questo dirottamento sia da collegare con la storica disputa sulla regione del Kashmir, contesa fra India e Pakistan. Non è la prima volta che i gruppi separatisti del Kashmir ricorrono alla violenza contro l'India ma in questo caso, a mio avviso, l'obiettivo vero del dirottamento non è l'India ma il Pakistan». Quale interesse potrebbero avere i guerriglieri filopakistani del Kashmir a mettere in difficoltà Islamabad? «In Pakistan il generale Musharraf ha da poco insediato un governo autoritario militare, simile ad altri che in passato si sono dimostrati più disponibili ad un compromesso sul Kashmir che non i governi democratici, obbligati a soddisfare le istanze nazionaliste largamente diffuse nella popolazione». Quali posizioni ha fino ad ora espresso sulla questione del Kashmir il generale Pervez Musharrai, autore del colpo di Stato che ha esautorato il premier Nawaz Sharif? «Il generale Musharraf ha detto subito che voleva dare la priorità ad affrontare la disastrata situazione dell'economia pakistana. Come si sa i risanamenti economici sono più impopolari delle propagande nazionaliste ed estremiste. E' probabile che le decisioni dei militari siano state percepite dai guerriglieri come una distrazione del Pakistan rispetto all'obiettivo prioritario della lotta nazionalista contro l'India per il controllo del Kashmir. Non dimentichiamoci che tanto in Pakistan quanto in India esistono delle voci sul Kashmir non influenzate dal nazionalismo più estremo, che i guerrigberi temono». Quindi il Pakistan potrebbe essere interessato tanto quanto l'India a chiudere questa vicenda al più presto? «Certo, perché la coincidenza fra il cambio di potere a Islamabad e questo dirottamento potrebbe non essere un caso. Sia il governo pakistano che quello indiano sono sotto pressione e preferirebbero uscire in maniera indolore e incruenta dalla crisi. L'operazione in corso, tirare per le lunghe il negoziato per logorare i dirottatori, collima con questa lettura». Come giudicare l'Afghanistan che intima di continuo la partenza all'aereo ma in realtà da cinque giorni lo sta ospitando e rifornendo? «C'è una componente di incertezza nell'episodio del dirottamento ed è la presenza dell'aereo in Afghanistan, circondato dai Taleban. Non sappiamo se i direttori abbiano programmato sin dall'inizio di fermarsi sulla pista di Kandahar. L'ipotesi di una complicità fra dirottatori e Taleban al momento non può essere che un sospetto. Di certo loro li hanno fatti atterrare, aeroporti di altri Paesi no». Che effetto avrà il dirottamento dell'Airbus dell'Air India sui tentativi dell' Amministrazione Clinton per avvicinare i due Paesi eterni rivali? «Per Washington il sub-continonte indiano è una priorità o non sarebbe male se aumentasse anche il contributo diplomatico e culturale europeo per la risoluzione di una crisi che nasce dalla definizione dei confini. Uno dei motivi della crisi fra India e Pakistan è l'assenza di un'organizzazione multilaterale nella loro regione». Sajjad Khan, alias Sajjad Afghani il capo guerrigliero ucciso di cui i dirottatori chiedevano l'esumazione del corpo. Nella foto In alto il ministro degli Esteri dei taleban Abdul Wakil Muttawakil (seduto al centro) intervistato dai giornalisti: sullo sfondo l'aereo dirottato