UOMINI SENZA RITORNO di Francesco La Licata
UOMINI SENZA RITORNO UOMINI SENZA RITORNO Francesco La Licata I! L Centro di accoglienza Serraino Vulpitta si è rivelato una trappola per topi. Tre uomini sono morti nel fuoco che hanno appiccato per favolile una fuga improbabile. E' tale la distrazione di questi uomini senza presente e senza futuro, ila averli indotti a gesti irrazionali, come quello di cercare di calarsi dal secondo piano utilizzando il più classico sistema d'evasione: la corda di lenzuola. Dimenticando, (ieri), che le lenzuola dei loro letti sono di carta. Abbiamo visto molti Centri di prima accoglienza. Conosciamo la tristezza di luoghi pensati per perpetuare l'inganno di una prigione dal nome virtuale e dalla funzione sostanziale, Eppure non sembra essere questo il vero nodo del dibattito. Anche se fossero meno tristi, i Centri farebbero registrare le stesse ansie di fuga. Perché gli uomini che stanno rinchiusi in un corridoio o in una stanzetta - seppure munita di telefono - di pochi metri, non soffrono per i disagi del momento. Pensano alla fuga non appena realizzano che stanno |xr essere ricacciati indietro, che non e servita la prima fuga: quella che li ha spinti a lasciare la povertà dei lom Paesi col miraggio di una povertà più sopportabile. Nessuno può farsi illusioni sul fatto che gli esodi diverranno irreversibili. Se un uomo accetta di sottoporsi a tutto ciò che - nel mondo, non solo in casa nostra viene riservato ai cosiddetti "clandestini», vuol dire che è arrivato ad un punto di non ritorno. E allora non è possibile che, ogni volta che accade una tragedia come quella di Trapani, tutto debba esaurirsi nella ricerca delle colpe di questo o di quello. Detto un po' più brutalmente, forse basterebbe solo rinunciare alla tentazione di «far politica». Tanto nessun governo, in Europa e nel mondo, porrà sottrarsi al confront»coi «nuovi schiavi». UOMINI SENZA RITORNO UOMINI SENZA RITORNO Francesco La Licata I! L Centro di accoglienza Serraino Vulpitta si è rivelato una trappola per topi. Tre uomini sono morti nel fuoco che hanno appiccato per favolile una fuga improbabile. E' tale la distrazione di questi uomini senza presente e senza futuro, ila averli indotti a gesti irrazionali, come quello di cercare di calarsi dal secondo piano utilizzando il più classico sistema d'evasione: la corda di lenzuola. Dimenticando, (ieri), che le lenzuola dei loro letti sono di carta. Abbiamo visto molti Centri di prima accoglienza. Conosciamo la tristezza di luoghi pensati per perpetuare l'inganno di una prigione dal nome virtuale e dalla funzione sostanziale, Eppure non sembra essere questo il vero nodo del dibattito. Anche se fossero meno tristi, i Centri farebbero registrare le stesse ansie di fuga. Perché gli uomini che stanno rinchiusi in un corridoio o in una stanzetta - seppure munita di telefono - di pochi metri, non soffrono per i disagi del momento. Pensano alla fuga non appena realizzano che stanno |xr essere ricacciati indietro, che non e servita la prima fuga: quella che li ha spinti a lasciare la povertà dei lom Paesi col miraggio di una povertà più sopportabile. Nessuno può farsi illusioni sul fatto che gli esodi diverranno irreversibili. Se un uomo accetta di sottoporsi a tutto ciò che - nel mondo, non solo in casa nostra viene riservato ai cosiddetti "clandestini», vuol dire che è arrivato ad un punto di non ritorno. E allora non è possibile che, ogni volta che accade una tragedia come quella di Trapani, tutto debba esaurirsi nella ricerca delle colpe di questo o di quello. Detto un po' più brutalmente, forse basterebbe solo rinunciare alla tentazione di «far politica». Tanto nessun governo, in Europa e nel mondo, porrà sottrarsi al confront»coi «nuovi schiavi».
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