Petrolio in fiamme nelle trincee di Grozny di Anna Zafesova

Petrolio in fiamme nelle trincee di Grozny L'ultimo disperato tentativo dei miliziani ceceni di fermare l'avanzata dei soldati russi Petrolio in fiamme nelle trincee di Grozny // vicecomandante dello stato maggiore di Mosca «La caduta della citta è questione di pochi giorni» Anna Zafesova MOSCA I generali russi promettono di prendere Grozny in due-tre giorni. Ma l'offensiva russa contro la ribelle capitale cecena si è bloccata e da due giorni l'esercito è fermo sulle sue posizioni. Aslan Maskhadov, presidente della repubblica secossionista, ha promesso che la città verrà difesa «fino alla fine». Una fine che si preannuncia sanguinosa e che non segnerà certo la fine della guerra. I guerriglieri si difendono accanitamente, ncorrendo a tutti i metodi della guerriglia partigiana. I militari russi si lamentano di dover procedere centimetro per centimetro: edifici, strade e rovine di Grozny sono minati e i soldati sono costretti a muoversi con infinita prudenza e a perdere tempo disinnescando gli ordigni esplosivi. I ceceni poi hanno usato anche un metodo originale: hanno scavato trincee riempiendole di petrolio e dando fuoco al combustibile. Lungo il perimetro di Grozny arde ora un fuoco perenne, con un asfissiante fumo nero che impedisce all'aviazione e all'artiglieria russa di prendere la mira. Con le trincee di petrolio in fiamme la capitale cecena è diventata definitivamente un inferno, anche scenograficamente. Nelle sue strade sono abbandonati corpi di militari e civili, uccisi nei bombardamenti e negli scontri urbani. Una delle poche profughe riuscite a fuggire ieri dalla città ha raccontato di almeno 90 civili uccisi lunedì scorso dalle bombe russe. Tutti i «corridoi umanitari» aperti dai militari sono stati dimenticati: chi vuole uscire da Grozny deve avventurarsi per le strade bombardate e cercare di infilarsi nella foresta che costeggia la città. Secondo varie fond, nella capitale assediata rimangono ancora da 15 a 50 mila civili. Il ministro della Protezione civile Serghej Shoigu ha ammesso ieri di aver incontrato sabato scorso rappresentanti della guerriglia cecena per concordare tre punti di raccolta da dove i profughi verranno portati via con pullman. Ma sia i guerriglieri che i militari sono inpegnati in uno scontro troppo feroce per pensare ai civili. Grozny è teatro di una battaglia senza più linea del fronte: la atta viene attaccata contemporaneamente da tre direzioni e ì militari russi l'hanno divisa in 15 settori, da occupare fetta per fetta. Ieri fonti cecene e russe fornivano dati estremamente contraddittori sulla situazione militare. Ma è evidente che i russi non riescono a fendere le difese cecene e lanciarsi all'attacco finale del centro della città. Combattimenti violi riti stanno avvenendo anche nel sud-est della Cecenia, nei pressi di Karachqj, scelta come nuova base dai comandanti degli indipendentisti. Secondo il primo viéecomandante dello Stato maggiore russo, il generale-colonello Valerij Manilov, i signori della guerriglia cecena si nascondono nelle grotte o nei villàggi, il cui bombardamento «è escluso». Ma testimoni riferiscono di intsensi attacchi dell'artiglieria e dell'aviazione sui paesi delle montagne del sud. Il comando di Mosca comunque insiste che si tratta di una questione di pochi giorni: «Due-tre come sette-dieci», è la valutazione di Manilov. E dopo la caduta di Grozny ci vorranno ancora 2-3 mesi per «ripulire» il resto della Cecenia dalle bande dei guerriglieri. Ma il finale, secondo i comandanti del Cremlino, è imminente: «Se i guerriglieri non capiranno che la resistenza è inutile, la loro fine è inevitabile», ha annunciato ieri il viceresponsabile dello Stato maggiore. Secondo il generale, la fine politica per Maskhadov e i suoi uomini è già arrivata, e quella fisica è questione di tempo. ' Eltsin decora un generale russo per la seconda campagna di Cecenia

Persone citate: Aslan Maskhadov, Eltsin, Manilov, Maskhadov, Shoigu, Valerij Manilov