I dirottatori di Kandahar alzano la posta di Fabio Galvano

I dirottatori di Kandahar alzano la posta Senza sbocchi per ora la trattativa per liberare i 155 ostaggi prigionieri sull'Airbus indiano in Afghanistan I dirottatori di Kandahar alzano la posta Chiesto il rilascio di 35 militanti musulmani e380 miliardi Fabio Galvano corrispondente da LONDRA La partita, dopo cinque giorni, diventa dranunatica. I dirottatori dell'aereo indiano fermo nell'aeroporto afghano di Kandahar hanno formulato nuove richieste per la liberazione dei 155 ostaggi ancora a bordo. Vogliono la scarcerazione, oltre al leader religioso Masood Azhar, di 35 miUtanti musulmani. Vogliono 200 milioni di dollari, oltre 380 miliardi di lire. Vogliono un salvacondotto internazionale. Ma il governo indiano, impegnato da lunedì in una serrata trattativa, non cede: «La nostra risposta sarà appropriata», ha minacciato ieri il ministro degli Esteri Jaswant Singh. Intanto le condizioni dei passeggeri - alcuni gravemente malati peggiorano. E i talebani confermano: se i dirottatori faranno del male a un solo ostaggio daremo l'assalto all'aereo. Con il passare delle ore la tensione cresce e l'ottimismo di lunedì sembra svanito. Il negoziato Interrotte nelle ore notturne, le trattative fra i sette emissari di Delhi e i pirati dell'aria sono riprese ieri di prima mattina. Fino a sera inoltrata ci sono stati scambi, sovente interrotti per difficoltà tecniche di comunicazione, fra la torre di controllo dell'aeroporto e l'Airbus-300. Sono durate fino a notte inoltrata, ma fin dal primo pomeriggio è parso chiaro che la situazione non aveva sbocchi immediati. E' stato il ministro degli Esteri indiano a rivelare le ultime richieste: la consegna di Masood Azhar e di altri 35 militanti musulmani, appunto; ma anche, con i 200 milioni di dollari, la restituzione dei resti di Sajjad Afghani, arrestato con l'accusa di terrorismo nel febbraio 1994 e rimasto ucciso alcuni mesi fa durante un tentativo • di i liberarlo dal carcere di Jammu ad opera - dice l'India - di «mercenari pakistani». «Il Paese e la comunità internazionale - ha detto il ministro Singh - riflettano su queste richieste». I bambini no Rigido il governo indiano, ma rigidi anche i dirottatori, che in mattinata hanno respinto la richiesta di liberare almeno i bambini e le loro mamme. «Le condizioni degli ostaggi peggiorano con il passare delle ore»7ha confermato uno dei negoziatori indiani: «A bordo ci sono anche due passeggeri malati di cancro e non sappiamo come stiano». Uno dei motori dell'aereo, rimasto acceso 72 ore per fornire riscaldamento nelle gelide notti afghane e aria fresca nelle caldissime giornate, ieri si è guastato. I pirati hanno Eermesso a due tecnici di salire a ordo per effettuare la riparazione. «A bordò c'è puzza di rancido», ha commentato uno di loro. Ma gli ostaggi - quasi tutti indiani, ma c'è anche un'italiana, Cristina Calabresi - sono regolarmente nutriti e hanno avuto modo di cambiarsi i vestiti. I servizi igienici funzionano ancora. I pirati Si è visto il primo dei dirottatori: è sceso dall'aereo - pantaloni a quadretti, camicia rossa, maschera nera - mentre il motore veniva riparato e il portellone posteriore restava aperto per consentire un po' di ventilazione. Ieri il quotidiano «Times of India» fornisce i nomi del commando: Ahmed Sheik, Ibrahim Mistri, Sayed Akhtar Saqid e S. Qazi, secondo il giornale tutti pakistani; Gopal Tamrakar, nepalese, che secondo un altro giornale - il «Telegraph of India» - sarebbe un criminale comune e avrebbe fornito biglietti e carte d'imbarco agli altri elementi del . . commando; mentre resta sconosciuta l'identità del sesto dirottatore, un afghano. I nomi sono sulla Usta dei passeggeri del volo Ic-814: tutti tranne quello di Ahmed Sheik. I taleban II rninistro degli Esteri afghano Abdul Wakil Muttawakil ammette che finora «non c'è stato progresso» nel negoziato. «Voghamo una rapida soluzione ha detto - senza spargimento di ' sangue innocente. Ma sembra di essere davanti a una serratura di cui il governo indiano ha una chiave e i dirottatori l'altra: qualcuno deve aprire, ma nessuno lo fa». Kabul insiste che il dramma aereo è una partita a due fra l'India e i dirottatori; addirittura precisa che quando i pirati saranno catturati «non siamo interessati a occuparcene o a processarli, li consegneremo alla Croce Rossa Internazionale». Delhi, che non ha con i talebani rapporti diplomatici, replica esprimendo «gratitudine per la collaborazione». $9 §9 9 Meccanici al lavoro intorno all'Airbus indiano per riavviare i motori e far ripartire il condizionatore e nella foto in alto i negoziatori di New Delhi

Luoghi citati: Afghanistan, India, Kabul, Kandahar, Londra