Referendum, scontro Salvi-Bonino

Referendum, scontro Salvi-Bonino I riformatori denunciano: pressioni su D'Alema. A gennaio la decisione della Consulta Referendum, scontro Salvi-Bonino // ministro: «Inammissibili quelli in materia di lavoro» ROMA Allarma i referendari radicali ed ex radicali il giudizio di Cesare Salvi sul l'inammissibilità dei referendum in materia di lavoro, a un paio di settimane dal pronunciamento della Corte Costituzionale. In un'intervista all'Unità il ministro del Lavoro ha sostenuto che i quesiti presentati dai radicali sono «in evidente contrasto» con le direttive europee o con convenzioni intemazionali firmate dall'Italia. Un conflitto giuridico «di cui il commissario europeo Bonino dovrebbe essere al corrente», ha aggiunto Salvi, con una punta di malizia. E ha annunciato che chiederà al governo di costituirsi in giudizio di fronte alla Consulta: «L'Europa - ha detto - ci vincola su mille temi, da Malpen.su ai conti pubblici. Ci vincoli allora anche nel rispetto della civiltà europea del diritto e del lavoro». «Argomentazioni strumentali», le liquida Emma Bonino. A suo parere «in realtà» Salvi chiede al governo di esercitare una pressione politica per la non ammissione dei quesiti su lavoro, im- presa, sanità e previdenza. «Staremo a vedere se D'Alema consentirà che il suo governo diventi parte in causa, anziché garante del regolare svolgimento dei referendum», butta 11 l'esponente radicale, che conclude prendendosela con Sergio Cofferati e il «sindacato burocratico e di potere», veri ostacoli ai «referendum liberali». L'ostilità del segretario generale della Cgil non è certo un mistero, come è noto l'atteggiamento non favorevole dello stesso premier, pur non espresso ufficialmente. Marco Taradash sostiene addirittura che la decisione di costituirsi parte civile contro l'ammissibili¬ tà dei quesiti sul lavoro, «il governo l'ha già presa». «Salvi non fa che confermare quanto il presidente del Consiglio ci aveva anticipato nel corso delle consultazioni», racconta l'ex radicale, ora forzisi a, uno dei tre «riformatori» che hanno beneficiato il D'Alema bis della loro astensione, in virtù del suo favore verso il referendum antiproporzionale. Ma Taradash difende anche i quesiti «liberali» dei radicali che Fi appoggia, a differenza di quello elettorale. Nel merito delle questioni poste da Salvi entra invece l'ex presidente della Consulta Vincenzo Caianiello. E spiega che se il ministro fa rifermento alla convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro sulla gratuità del collocamento, questa' non è ancora stata ratificata dal Parlamento italiano. Quanto alle norme europee, la Consulta già nel '90 stabilì che un contrasto non pregiudica l'ammissibilità dei quesiti. «Il referendum può tenersi, arche se poi l'esito sarebbe inapplicabile - conclude Caianiello -. Ma anche le norme Ue possono cambiare..,» Im.g.b.l «Sono in contrasto con le direttive Ue» «Storie, il governo non è parte in causa»

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