I Taleban: pronti ad assaltare il jet di Fabio Galvano

I Taleban: pronti ad assaltare il jet Una delegazione di New Delhi vola in Afghanistan e avvia le trattative con i dirottatori dell'Airbus indiano I Taleban: pronti ad assaltare il jet Quarto giorno d'inferno per gli ostaggi di Kandahar Fabio Galvano corrispondente da LONDRA Ultimatum dei dirottatori, ultimatum dei Taleban, minacce di sangue da una parte e dall'altra; ma alla fine i 155 ostaggi dell'aereo indiano fermo da due giorni nell'aeroporto afghano di Kandahar hanno potuto affrontare la quarta notte della loro drammatica odissea con qualche speranza in più. Perché nel pomeriggio i dirottatori - sarebbero sei e non cinque: quattro kashmiri, un afghano e un nepalese hanno permesso che salissero sull'aereo due medici e un'infermiera con materiale sanitario. Ma soprattutto si è avviato un negoziato forse decisivo fra gli autori del grave atto di pirateria aerea e un équipe di sette intermediari mandati da Delhi e arrivati con qualche ora di ritardo dopo che il loro primo aereo era stato costretto a rientrare per un guasto. Il negoziato si svolge per ora via radio, fra la torre di controllo dell'aeroporto e l'Airbus-300 che è circondato dalle milizie dei Taleban. I segnali che emergono, riferiscono fonti indiane, sono «positivi»; ma è troppo presto, sebbene non si parli più di ultimatum, per core se il dramma degli ostaggi - finora uno è stato ucciso e soltanto 28 liberati - si stia risolvendo. Anche perché la richiesta dei pirati dell'aria tocca un tasto nevralgico: vogliono infatti la liberazione del leader religioso Mohammed Azhar Masood, figura di primo piano nella tormentata vicenda del Kashmir indiano conteso dal Pakistan, oltre che al centro di possibili contatti con Osama bin Laden. Prova ne sia che nelle ultime ore si è accentuata la polemica fra Delhi e Islamabad, accusata dal governo indiano di essere ispiratrice del dirottamento. All'aeroporto di Kandahar c'è anche un diplomatico italiano: Davide Giglio, numero due della nostra ambasciata in Pakistan, mandato per seguire la sorte di Cristina Calabresi, unica italiana fra gli ostaggiLa giornata che si è chiusa con il primo spiraglio di speranza era cominciata con un allarmante tintinnio di sciabole. Avevano cominciato i dirottatori, proclamando che se le loro richieste non fossero state accolte entro le 12,40 (le 9,10 in Italia) avrebbero cominciato a uccidere gli ostaggi. Pochi minuti prima che l'ultimatum scadesse i Taleban hanno a loro volta fornito uno show di forza: sei autocarri carichi di militari armati hanno circondato l'aereo. Anche un successivo ultimatum dei dirottatori, fissato per le 13, è scaduto senza che nulla accadesse. Da quel momento, tuttavia, si sono interrotte le comunicazioni radio fra la cabina dell'Airbus e Eric de Muli, il funzionario delle Nazioni Unite protagonista dei primi contatti con i terroristi. Poco dopo, mentre attorno alla vicenda s'ingranava una complessa attività diplomatica e dall'aereo il comandante riferiva che le condizioni fisiche e mentali dei passeggeri erano «cattive», i Taleban hanno replicato all'ennesima minaccia dei dirottatori di «uccidere e gettare dall'aereo due passeggeri che sono già stati legati». Era pomeriggio all'aeroporto di Kandahar quando il ministro degli Esteri di. Kabul, Abdul Wakil Muttawakil, ha annunciato che le sue truppe daranno l'assalto all'aereo se i pirati attueranno la minaccia. «Reagiremo a qualsiasi atto disumano - ha detto il ministro per salvare il maggior numero possibile di vite». Ma ha anche richiamato l'India, con cui i Taieban non intrattengono rapporti diplomatici: «Il nostro consiglio al governo indiano - ha detto - è di non perdere tempo nel mettersi in contatto con i dirottatori. Vogliamo che la crisi si risolva urgentemente, con il coinvolgimento delle autorità indiane, senza incidenti». Quasi un invito a cedere alle richieste dei pirati. Ma il messaggio è stato ben recepito a Delhi, che in un primo momento aveva messo Pakistan e Afghanistan sullo stesso banco, cioè quello degli imputati—«Il modo in cui le autorità di Kabul si sono comportate indica che esse non hanno nulla a che fare con il dirottamento», hanno precisato fonti ufficiali. Ma il pesante dito dell'accusa è stato puntato da Delhi, anche ieri, contro il Pakistan. U governo indiano, che ha chiesto un aiuto diplomatico sia all'Iran sia agli Stati Uniti, accusa Islamabad di svolgere un «ruolo centrale» nella vicenda, che rappresen¬ ta - secondo un comunicato del partito del primo ministro Vajpayee—«parte della continua guerra pakistana per interposta persona contro l'India». Il ministro degli Esteri pakistano, Abdul Sattar, ha replicato accusando l'India di voler «sfruttare la crisi a Fini politici per isolare il Pakistan». Mentre a Delhi i parenti degli ostaggi manifestano in modo sempre più energico - ieri ci sono stati scontri con ia polizia attorno agli uffici della Indian Airlines e poco dopo il primo ministro è stato costretto a ricevere una delegazione per evitare altri incidenti davanti alla sua residenza - si sente d'improvviso anche la voce di Mosca, che ha chiesto la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu paragonando la crisi di Kandahar a quella della Cecenia. Dietro il dramma dell'aereo - è la tesi del Cremlino - si staglia, come dietro il sanguinoso conflitto nel Caucaso, «la stessa ombra dell'estremismo islamico secessionista», legato a terroristi intemazionali come Osama bin Laden e tollerato da Paesi come il Pakistan. Chiesto l'aiuto di Iran e Usa. Sul posto anche il numero due dell'ambasciata italiana a Islamabad inviato in Afghanistan per seguire la sorte di Cristina Calabresi Scaduti 2 ultimatum mai pirati non attuano ! la minaccia di uccidere altri ostaggi. Mosca vuole una riunione dell'Orni: «Il Kashmir è come la Cecenia» Un gruppo di Taleban raccolti in preghiera vicino all'Airbus indiano bloccato all'aeroporto di Kandahar

Persone citate: Abdul Sattar, Abdul Wakil Muttawakil, Cristina Calabresi, Davide Giglio, Mohammed Azhar Masood, Osama Bin Laden