Bretagna, una seconda marea nera di Enrico Benedetto

Bretagna, una seconda marea nera Oltre ventimila uccelli coperti di catrame, i soccorritori ormai li abbattono perché non possono essere salvati Bretagna, una seconda marea nera Altre diecimila tonnellate di nafta macchiano le coste Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI L'Onda Nera rìsale la Loira trascinando gabbiani e svassi che agonizzano in un liquame nauseabondo, s'incunea lungo fiumi e rivi dello splendido litorale bretone giù fino in Vandea senza che militari o civili riescano a circoscrivere una catastrofe ormai irreparabile. E il vento, dopo una lunga tregua, soffia di nuovo con veemenza. Raffiche da oltre 100 chilometri orari spazzano le spiagge tra Penmarc'h - nel Finisterre - e Notre-Dame-de-Monts, paralizzando squadre dai mezzi tecnici peraltro irrisori. Ma la notizia peggiore arriva dalle stive dell'«Enka», la ptroliera Total affondata il 12 dicembre e sul cui recupero non vi sono certezze malgrado gli appena 100 metri di profondità incoraggino la speranza. Si pensava fossero scongiuragli nuove fughe. E invece, dopo le prime 10-14 mila tt di nafta che oggi deturpano la Bretagna, un'altra chiazza gigantesca fuoriesce dai serbatoi dirigendosi verso terra. La strage di uccelli marini salirà ancora. Sarebbero quasi ventimila, impeciati dal becco alle zampe. I soccorritori ormai li abbattono con determinazione lucida malgrado le proteste. «I centri d'emergenza ornitologica, a Lorient e altrove, sono in tilt. Non abbiamo alternative. Uccidendoli, risparmiamo loro sofferenze inutili». La gara internazionale per salvarli è toccante, ma non modifica un bilancio catastrofico. Adottandone 2.500, il Belgio sperava d'invertire la tendenza. Invano. Neppure i 700 pennuti che la Gran Bretagna sgrasserà a proprie spese allevieranno la trage- dia dell'avifauna. Ma per gli uomini, in fondo, il quadro non è migliore. Pesca, acquacultura e turismo, risorse capitali per entrambe le regioni, sono in ginocchio. La gente piange alla tv, senza ritegno. Casalinghe infagottate, con stivali troppo grandi - quelli che distribuisce la Protezione Civile - si arrabattano insonni da quarantott'ore nel vano tentativo di salvare un bagnasciuga ormai nerastro. L'ostrica, qui, è un'economia. Ma i bacini puzzano d'idrocarburi. E famiglie intere piangono l'incasso monstre per il Capodanno Duemila, quelio che doveva salvare la stagione. Invece è finita. Per sempre, dice qualcuno. Bonificare la zona richiederà tempi lunghi, e le spese corrono. Stamane arriverà Jospin. Lo attende una missione impossibile. Giustificare gli sbarramenti esigui, malgrado le promesse, il caos organizzativo, l'assenza di misure non sintomatiche. Una Marea Nera è per definizione incontrollabile. Ma si direbbe che il governo ci aggiunga del suo, e annaspi come le gavine che a migliaia si dibattono in un oceano viscoso come l'olio. Il premier deve inoltre riparare danni politici non meno insidiosi. Una ministra Verde all'Ecologia sembrerebbe il paracadute ideale. Ma Dominique Voynet b, al contrario, una vera catastrofe ambientale. La nafta l'ha sorpresa - si fa per dire: da 2 settimane il dramma virtuale campeggiava sulle prime pagine - in vacanza ai Tropici. Adesso corregge l'ex versione ufficiale: «Volevo ispezionare i programmi corallini della Réunion». Passi. Ma che dice, «Madame la Ministre» appena sbarcata tra pescatori depressi e collerici? «Non è mica una grande cataclisma ecologico. Pensate al Venezuela e alle sue 25 mila vittime». Poi alza i tacchi, annullando diversi rendezvous con le popolazioni. «L'emergenza, posso seguirla dal mio ufficio» dice. Come stupirsi che gli autoctoni oggi inveiscano, auspicandone - come peraltro il bretone Jean-Marie Le Pen - la partenza dall'Esecutivo? Nemmeno il popolarissimo Jospin, gradito a due francesi su tre, è sicuro di ribaltare la situazione. Ma nel mirino si ritrova anche la Total. Pazienza la spettacolare protesta di Greenpeace dinnanzi al suo grattacielo che domina la Défense, piccola City parigina. Ma le accuse più gravi giungono dalla stampa, inclusa quella conservatrice. Può un'ex compagnia statale, con profitti record e un ambizioso programma di tutela naturalistica affidarsi all'«Erika», cargo maltese buono per la rottamazione? E sorvoliamo sull'equipaggio. Incriminato, lo processeranno. Si mormora che quel naufragio non fosse inevitabile. Ma l'imperizia - o altro - hanno favorito la tragedia. Adesso Total vorrebbe spedire in loco un mini-sottomarino, lo stesso che risolse l'enigma del Titanio. Prima, tuttavia, la bufera deve placarsi. E poi i tronconi dell'«Erika» sono due, lontani diversi chilometri. Riassume il sindaco di Croisic, uno fra i 17 Comuni danneg- f;iati: «Dovremmo ribattezzare a Bretagna "Kosovo", e rivolgerci ali Alleanza atlantica. Allora sì che le cose funzionerebbero». Dure accuse degli ecologisti alia Total che ha utilizzato un cargo buono per la rottamazione Ed è polemica anche perii ministro Voynet in vacanza Una catastrofe per pesca e turismo, la gente piange davanti alla tv, oggi arriva Jospin I bacini delle ostriche per i cenoni di fine anno sono inquinati, i danni sono giganteschi Militari e volontari al lavoro per ripulire la spiaggia di Batz-sur-Mer invasa dal greggio. A destra uccelli coperti di catrame allineati sulla sabbia

Persone citate: Dominique Voynet, Jospin, Jospin I, Marie Le Pen, Voynet

Luoghi citati: Belgio, Gran Bretagna, Kosovo, Parigi, Venezuela