«Urlavo, ero sepólto dalla neve» di Grazia Longo

«Urlavo, ero sepólto dalla neve» «Urlavo, ero sepólto dalla neve» ledevo in lontananza sciatori che facevano fondo» intervista Grazia Longo SUSA SEPOLTO per quindici ore sotto la neve, circondato dal silenzio dei suoi quattro amici morti assiderati, ha ancora troppo dolore da smaltire per essere felice d'essere l'unico che ce l'ha fatta. «Ho perso il mio migliore amico, Andrea, e ho rischiato d'impazzire lì, solo sotto la neve fino a notte fonda». Alberto Egardi, 27 anni, di Trana, laureando in veterinaria, 10 anni di sci alpinismo alle spalle, è ricoverato al reparto ortopedia dell'ospedale di Susa. Eppure non ha né fratture, né lussazioni da curare, solo il gomito destro escoriato nel tentativo di aprirsi un varco nella neve. Le sue ferite - più profonde - sono d'altro genere, riguardano lo shock per quanto è successo e la perdita degli amici più cari. «La prima cosa che ci ha chiesto appena arrivato in ospedale, alle due della notte,- ricorda Chiara Galotto, direttore sanitario di Susa - è stato di raccontargli qualcosa sulle condizioni di salute dei suoi amici. Noi, però, abbiamo risposto che non avevamo ancora notizie precise». Amici e parenti hanno continuato a risparmiare ad Alberto la verità fino al primo pomeriggio di ieri. «Non ce la siamo sentita commentano - di dirgli subito che gli altri non si erano salvati». Un'attenzione comprensibile, se si pensa che è proprio agli amici scomparsi che lui, unico sopravvissuto, continua a pensare. «Ero come ibernato dentro un'enorme massa ài neve - dice m'era rimasta scoperta solo la testa: mi sono consumato gli occhi per cercare di individuare anche solo un lembo di giacca dei miei compagni. Ma niente, non vedevo niente. Solo il bianco ricopriva tutto». Alberto Egardi lo hanno ritrovato i cani del soccorso alpino dopo mezzanotte. «Ero sfinito, urlavo come un matto perché vedevo in lontananza turisti che facevano sci di fondo. Ma nessuno mi ha sentito. Poi finalmente sono arrivati a prendermi». Su quello che era accaduto la mattina, prima della slavina, ha ricordi precisi. «Io e Andrea c'eravamo dati appuntamento con gli altri tre sul sentiero, vicino alla cascata ghiacciata. Saranno state le 10.30 circa: non avevamo nemmeno incominciato a scalare la cascata, ci stavamo ancora preparando. Gli altri avevano già indossato il casco di protezione e il moschettone, Io, no. Forse proprio per questo non • sono stato seppellito completamente dalla neve, ero più leggero degli altri». Intorno al letto di Alberto siedono la sorella Paola e molti amici. «E' un miracolo che mio fratello sia rimasto vivo» dice Paola, architetto. Il fratello l'aveva visto per l'ultima volta il giorno di Natale, avevano pranzato insieme ai genitori e Alberto aveva annunciato la gita in Valle Argenterà. «Arrampicarsi sulle cascate di ghiaccio - racconta un amico - è la sua ultima passione. Insieme ad Andrea, che gestiva un rifugio alpino, Alberto si sentiva molto sicuro». Tra le varie ragazze che affollano il corridoio la più disperata è Anna, la fidanzata di Andrea Buffa, l'amico con cui Alberto aveva condiviso molte giornate in montagna. Piange, non vuole parlare con i giornalisti «Lasciatemi stare, cercate di capire quello che sto provando in questo, momento». Come non comprendere la sua sofferenza? Le si stringono accanto tanti amici, accorsi all'ospedale non appena sono stati informati della disgrazia. «Io ho sentito la notizia al telegiornale - dice Emanuela Mana, compagna di Università di Andrea e Alberto -. All'inizio ho creduto di aver capito male, non mi pareva possibile che una cosa del genere fosse successa proprio a loro due. Poi ho chiamato un amico che mi ha confermato che era tutto vero. Devo ammettere che sono rimasta shoccata. Non me la sono sentita di guidare da sola». A Susa Emanuela c'è arrivata, infatti, con la cugina e s'è subito catapultata nella camera di Alberto Egardi. Ne è uscita dopo un po' con gli occhi arrossati dal pianto. «Non m'ha fatto nemmeno un sorriso - afferma -, io gli ho detto che sono felice per lui, che sono contenta perché è ancora vivo, ma lui non ha detto nulla. Mi ha abbracciato e basta». Il giovane rimarrà in ospedale ancora tre o quattro giorni. «Lo teniamo in osservazione - precisa il direttore sanitario Chiara Galotto -, per essere sicuri che non ci siano spiacevoli conseguenze. Ma al momento il suo quadro clinico non è affatto preoccupante. Ha solo bisogno di riposare e di recuperare un po' di serenità». H Ho rischiato di impazzire Ero come ibernato dentro una massa di ghiaccio, mi era rimasta scoperta solo la testa. Cercavo di vedere le giacche a vento dei miei compagni di avventura jj y Alberto Egardi, 27 anni, è sopravvissuto alla tragedia e si trova, adesso, all'ospedale di Susa in stato di choc

Persone citate: Alberto Egardi, Andrea Buffa, Chiara Galotto, Emanuela Mana, Susa Emanuela

Luoghi citati: Susa, Trana