Zorro torna e raddoppia

Zorro torna e raddoppia VIDEOCLUB Zorro torna e raddoppia SI sa che in spagnolo Zorro significa volpe, e ci sono due Zorro ne «La maschera di Zorro». Uno è un sessantenne inglese, occhi celesti e pelle rosa, che fa la parte di un aristocratico latino brunissimo, con baffetti neri, minibarba nera, basettoni neri e (vent'anni dopo) con una parrucca di lunghi stopposi capelli grigiobianchi, con una abbronzatura cosmetica: e bisogna chiedersi quale dannazione o quale cinismo inducano Anthony Hopkins ad accettare personaggi (il cow boy, il cacciatore bianco, Zorro) fisicamente per lui importabili e dunque ridicolizzanti anche per un attore bravissimo. Il secondo Zorro è un trentottenne spagnolo già un po' bolso, con la faccia ispessita e pacifica, con i fianchi appesantiti, che fa la parte di Don Alejandro, un ex bandito redento dal patriottismo e travestito da elegante scettico mon- • dano: Antonio Banderas, molto più spesso che non la classica mascherina nera, porta un foulard nero annodato alla nuca e calato sul naso, con due buchi porgli occhi. Ma gli stuntmen fanno miracoli, e il film travolge sin dalla prima classica sequenza: esecuzione in piazza, popolo irato che contesta il freddo crudele governatore affacciato al balcone, salvataggio dei condannati compiuto da uno Zorro vertiginosamente atletico, fuga di Zorro che sfreccia tra le pallottole, compie acrobazie straordinarie, disegna con la spada una Z sul collo del governatore, sale le scale a cavallo, si staglia contro il sole mentre s'impenna il suo destriero nero. E poi, nello stile antiquato e nostalgico dei film di Errol Flynn, tutto il resto: duelli, prigionie che durano decenni in umide segrete, galoppate a perdifiato, mappe della California, Zorro dondolante dal candelabro circolare appeso al soffitto, mercatini sconvolti dagli inseguimenti con rotolare di mele e pomodori, scontri fisici, battaglie in cui Zorro elimina da solo ventitrenta militari, miniere d'oro in cui lavorano centinaia di schiavi (come sempre, chissà perché, sono soprattutto vecchi cadenti, bambini al di sotto degli otto anni, donne sfiancate). Siamo nel 1821 e poi nel 1841. Finisce l'impero coloniale della Spagna sul Messico, sulle coste della California scoperte dallo spagnolo Cabrillo a metà del Cinque¬ cento e poi colonizzate con l'aiuto dei frati francescani missionari. Con l'indipendenza del Messico dalla Spagna (1821) la regione diventa una provincia messicana e nel 1846 si proclama repubblica indipendente, prima di entrare a far parte degli Stati Uniti come trentunesimo Stato. Emblema di questa e di ogni lotta per l'indipendenza contro l'oppressione, Zorro è una creazione letteraria, modellata su Robin Hood, del giornalista americano Johnston Me Culley, " che lo inventò nel 1919 nel romanzo popolare «La maledizione di Capistrano». Nel 1920 Zorro era già un film di Fred Niblo, «Il segno di Zorro» con Douglas Fairbanks, al quale seguirono innumerevoli remake. Il raddoppio degli Zorro consente a «La maschera di Zorro» di raccontare un rapporto vecchio/ giovane, maestro/allievo (come in «Guerre stellari» o nella saga di re Artù) e di mettere in scena due generazioni di divi. Il patriottismo latino permette molti elementi entusiasmanti per gli spettatori sudamericani. La doppia natura di Zorro (aristocratico e rivoltoso, amico del popolo e damerino) appaga i, fans della bisessualità e del trasformismo sociale: ma si divertono tutti. Hopkins e Banderas, il vecchio e il giovane, il maestro e l'allievo, in un film acrobatico e divertente, patriottico, trasformista e «bisex» Martin Campbell La maschera di Zorro (1998) Columbia Home Video. In vendita AVVENTUROSO Lietta Tornabuoni MAntonio Banderas Catherine Zeta Jones e Anthony Hopki i n dl fil di Cbll L h di Z Antonio Banderas, Catherine Zeta- Jones e Anthony Hopkins in una scena del film di Campbell «La maschera di Zorro»

Luoghi citati: California, Capistrano, Columbia, Messico, Spagna, Stati Uniti