Il vero Zorro? Un irlandese del '600 in Messico re degli indios, arso sul rogo dell'Inquisizione
Il vero Zorro? Un irlandese del '600 in Messico re degli indios, arso sul rogo dell'Inquisizione Il vero Zorro? Un irlandese del '600 in Messico re degli indios, arso sul rogo dell'Inquisizione RECENSIONE ' Giuseppe Cassieri IL popolarissimo Zorro, cavaliere dalla doppia vita, tir:-ore dei prepotr uti e amico ilei denoti, forse stanco delle superfetazioni u dei remakes cui ìu hanno sottoposto romanzieri di cappa e spada e cinema di Hollywood, depone con un sorriso la celebre maschera e, senza nulla togliere ai benefici della fantasia, ci invita ad ammirarlo nella dimensione storica che gli appartiene. Spetta a Fahio Ti oncarelli, paleografo, docente di codicologia ed esperto di cultura medievale moderna, il meritc del complesso «inveramento». Tronrarelli compi» infatti un lun?'^ viaggio a ritroso tra fonti ranoscritte e fonti edite, analizza le narrazioni, in vario zrado enfatiche, di Vicente Riva Palacio, Kipling, Johnston McCuil.", ci dissuade da facili somiglianze con briganti e corsari d'epoca, o ci fornisce il ritratto dell'autentico precursore di Zorro. Si chiamava, o meglio si faceva chiamare. Don Guillén Lombardo de Guzmàn; ma il suono castigtiano non inganni. I dati acquisiti ci portano altrove, e precisamente in Irlanda dove, nel 1615, nasce William Lam- RECEN' GiusCas IONE ppe eri port, il nobile Lamport, che frequenta l'università, si interessa di matematica e astronomia, viaggia in terra di Spagna; e dalla Spagna, venticinquenne, s imbarca per il Nuovo Mondo. D'ora in poi sarà il Messico la sua patria elettiva. Il sogno del giovane irlandese «di media statura, la barba rossa, i capelli che tendono al castano».è quello di dar voce agli oppressi, sollevarli contro la miseria, la corruzione, l'oscurantismo, diventare re degli indios e propiziare un'era libera e democratica. Quanto dire una generosa utopia e un ghiotto boccone per il Sant'Offizio. Troncarelli, comprensibilmen- te attratto dal personaggio faustiano che viene rimodellando, non lo sottrae un istante al tiro incrociato dei documenti raccolti in biblioteche e archivi segreti del Vaticano e di Madrid, di Londra, Santiago del Cile e di Monterrey; e alla fine conclude: nessun dubbio, Lamport-Lombardo de Guzmàn riassume in sé le caratteristiche di uno spirito eccentrico e visionario (del resto aggiunge - Cinquecento e Seicento sono pieni di rappresentanti di siffatta famiglia: basti pensare a Giordano Bruno, a Campanella, ad Agrippa di Nettensheim); ma l'irlandese, accusato di impostura e magia, trattato come un avventuriero che s'inventa genealogie illustri, e quindi condannato sulla base di intrighi e stravolte dichiarazioni, è solo una vittima degli Inquisitori coloniali. Per diciassette anni Don Guillén langue in carcere - un carcere che compendia, manco a dirlo, tutte le torture sperimentate e inflitte nei secoli ad esseri umani - prima che venga arso sul rogo. In questo arco di tempo s'inserisce il capitolo della strepitosa fuga: una miscela picaresca di astuzia, fatalità, temerarietà. Scorpacciate di pellicole tematicamente affini non stemperano la nostra meraviglia per l'inventiva «barocca» che germoglia nella testa del prigioniero. E Troncarelli, a sua volta, nel drammatizzare il piano di evasione, ruba felicemente il mestiere a un franco narratore. C'è però dell'altro nel libro e non vorremmo fosse sacrificato al ruolo seduttivo del protagonista. Per esempio, trame e colpi di scena all'interno della Compagnia di Gesù, scontri feroci di viceré e arcivescovi, echi della Controriforma e sincretismo religioso, rivolte di ùidios, di negri e di creoli; mercanzie e tesori che vanno a colmare i buchi neri della madrepatria, il fastoso Auto da fé del 19 novembre 1659, le stupende chiese della Gran Capital «decorate come un merletto, cesellate come argenteria in stile plateresco», o la figura «eversiva» di suor Juana de la Cruz definita la Decima Musa, offesa e umiliata per i suoi strambi desideri di scrivere e comunicare... Un quadro rovente nel quale l'irlandese trova, alla pari, esaltanti ragioni di speranza e di angoscia, di vita e di morte. Di esse ci restano centinaia di salmi intonati all'imitazione di Cristo, poemi densi di richiami classici (Orazio, Virgilio, Boezio...! vergati su microscopici ritagli di carta e addirittura sulle lenzuola «in cui dorme avvolto dai versi come in un sudario». Troncarelli ce ne offre un gradito assaggio e nel contempo ci annuncia che sta curando l'edizione critica dell'intera opera di Lamport-Guillén Lombardo. Gliene siamo riconoscenti. L'antenato di Zorro sembra dunque voler recuperare il tempo perduto e, per diversa via, garantirsi una nicchia nella posterità. Si fece chiamare Guillén Lombardo de Guzmàn, fu un avventuriero che lottò contro l'oscurantismo e la corruzione FABIO TRONCARELLI TOGLIE LA MASCHERA ALL'EROE HOLLYWOODIANO DEI FILM DI CAPPA E SPADA E RACCONTA GLI INTRIGHI POLITICI E RELIGIOSI DELLA CONTRORIFORMA Fabio Troncarelli La spada e la Croce Salerno editrice, pp. 405, L. 44.000 SAGGIO
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