Erica Jong: donne, la nostra libertà è non aver paura di piantare rose di Fiorella Minervino

Erica Jong: donne, la nostra libertà è non aver paura di piantare rose Erica Jong: donne, la nostra libertà è non aver paura di piantare rose RECENSIONE Fiorella Minervino LÀ dal titolo si capisce subito come colei che fu l'autrice di Paura di volare intenda oggi la vita al femminile: Cosa vogliono le donne. Potere, sesso, pane, rose. Ovviamente quel «rose» appare sulla copertina blu scritto in rosa perchè è un po' la novità, il nuovo simbolo della liberazione dell'altra metà del cielo. Piantare fiori, magari rose gialle nella propia amata casa come fa lei nel Connecticut, significa il massimo del potere, la libertà: per coloro che lavorano, scrivono, sono impegnate in famiglia, potersi occupare di fiori, vuol dire aver tempo, pace, sufficiente denaro, nessuno che chiami, che distragga, nè figli, mariti o genitori. E' questo il messaggio fine secolo che Erica nei saggi rac- RECENFioMine IONE lla vino colti in questo gradevole volumetto ( alcuni sono articoli pubblicati in riviste o giornali) lancia alle sue simili per annientare i fantasmi che continuano ad assediare l'esistenza al femminile, pur dopo lotte estenuanti, conquiste apparenti, larve di potere acquisito in un mondo che resta sostanzialmente in mano maschile, grazie anche al Viagra e al sessismo tuttora radicato. La sola via che consente alla donna di liberarsi, sostiene l'autrice facendo leva pure sulla letteratura con Jane Eyre, (l'eroina di Charlotte Brame in anticipo sui tempi) è cercare la verità dentro di sè e viverla autenticamente, contro tutto e tutti, comprese le condizione di finte ragazze per bene, mogli accomodanti, figlie miti e obbedienti. Solo così si raggiunge la libertà, e gli altri poi si accodano, attratti dalla verità. La Jong sfiora parecchi argomenti d'attualità, fra questi l'apparenza della principessa Diana, il pornografo Larry Flint, l'mdefinibile condizione del presidente Clinton e Monica Lewinski, mentre la dura, non certo avvincente, intelligente Hillary Rodham Clinton ne esce sola vincitrice. Là dove la Jong offre il meglio è nelle esplorazioni acute di fenomeni letterari come Lolita di Nabolov, straordinario capolavoro divenuto così famoso da trasformarsi fin in aggettivo, perchè frainteso e ritenuto sconcio. Oppure è abilissima nello scandagliare gli aspetti diversi di Anaìs Nin, ritenuta simbolo di esostimo ed erotismo per eccellenza. Poi, ecco l'immancabile amico Henry Miller, Mark Twain riletto con ocohi maturi e sgombri, un incontro con Gore Vidal a Ravello, la dichiarata ara umazione per Unamuno. La sua penna trova spirito e profondità nel parlare di sè, dell'incredibile seduzione che esercita su di lei lo scrivere, fin da principio quando pensava che lo scittore avesse un potere simile a quello di Dio: starsene seduti alla scrivania e far accadere cose pubbliche. Svanita l'illusione, la Jong dichiara che la sua passione vera è la poesia, pur dovendo la celebrità ai romanzi: «la poesia è la cosa più spontanea, nasce dall'inconscio, è la sorgente del proprio io». Matura, rasserenata, passionale, la Jong di oggi ha ancora parecchio da dire. Sta preparando un romanzo con al centro una cinquantenne divisa e sopraffatta da figli e genitori, che pure ama profondamente. Saranno più libere in futuro le giovani che affrontano il nuovo secolo, viene da chiedersi al termine del libro. La Jong ne è certa, perchè pensa alla figlia di 21 anni, bella, intelligente, sicura di sè, audace, sfrontata, soprattutto svincolata dai mille lacci e lacciuoli psicologici, affettivi, dai tabù e da ciò che ha reso e rende tuttora insicura e mai soddisfatta la donna di cinquant'anni. Erica Jong Cosa vogliono le donne. Potere, sèsso, pane, rose traduzione di Tilde Arcelli Riva, Bompiani, pp. 248. L 26.000 SAGGIO

Luoghi citati: Connecticut, Ravello