Nel nome di Bin Laden di Domenico Quirico
Nel nome di Bin Laden Il grande burattinaio del terrore e i suoi protettori Nel nome di Bin Laden Domenico Quirico EJ l'incubo di tutti i servizi segreti occidentali: una multinazionale del terrore fondamentalista dotata di inesauribili mezzi finanziari, installata in basi protette da un governo amico. E con una strategia planetaria che punta a colpire in tutti i punti deboli della grande cintura musulmana che attraversa il mondo, laddove arrancano governi deboli perchè corrotti o filooccidentali o dove conflitti etnici e di confine forniscono una riserva di polvere che ha solo bisogno di una miccia. C'è in una valle, sprofondata tra le ferrigne montagne dell'Afghanistan purificato a colpi di Sharia e di Kalashnikov dai taleban, che assomiglia molto al materializzarsi di questo incubo: è Mazar-i-Sharif dove l'imprendibile bin Laden ha sistemato la confortevole retrovia della sua guerra privata contro Satana. Qui il miliardario terrorista ha messo in piedi quella che in codice viene chiamata «brigata 055»: è come la legione straniera, un micidiale strumento di morte formato da tasselli che arrivano da tutto il mondo, tenuti insieme da un comune ideale di guerra. In questa mistica congrega di fanatici ci sono algerini e uzbechi, dagh estani e giovani del Khasmir «annesso» dall'India, marocchini, egiziani, sudanesi, palestinesi e sudditi ribelli dei corrotti re e emiri d'Arabia. Imparano a combattere, a uccidere nel nome di Dio. Finito l'addestramento vengono impiegati nelle missioni di questo estremismo annicchilatore o affittati ai governi con cui Bin Laden stringe Te sue alleanze antioccidentali. «La legione straniera», ad esempio, ha consentito ai taleban di fermare l'avanzata dei loro storico nemico Massud verso Kabul, pagando profumatamente l'affitto per le basi offerte dagli studentiguerrieri. I venticinque milioni di dollari del patrimonio di Bin Laden non bastano certo per pagare questa armata che dispone di armamenti sofisticati e reti logistiche che vanno dal Nord Africa all'Asia centrale. Il grande elemosiniere sta a Islamabad, nei palazzi che ospitano i servizi segreti pachistani, risi. I generali pachistani che spendono a piene mani il tesoro del narcotraffico puntano sulla vittoria totale dei taleban: perchè attraverso l'Afghanistan dovrebbe passare il grande oleodotto che deve portare le immense ricchezze petrolifere dell'Asia centrale verso il pòrto pachistano di Karachi, uno dei più giganteschi affari del nuovo millennio. Ma i terroristi a tempo pieno di Mazar-iSharif sono una utilissima quinta colonna per la guerra strisciante del Kashmir che ha lambito la soglia atomica prima di tornare al sanguinoso trantran di attentati e imboscate. La «missione Airbus», come accusano gli irdiani, forse è stata davvero pianificata dallo stato maggiore di bin Laden. Un' altra cambiale pagata a indispensabili amici. La sua sanguinosa guerra santa con la protezione dei taleban e l'appoggio dei servizi pachistani
Persone citate: Bin Laden, Laden, Massud
Luoghi citati: Afghanistan, Arabia, India, Islamabad, Kabul, Nord Africa
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