Morte sull'aereo dei paracadutisti di Marco Accossato

Morte sull'aereo dei paracadutisti Tragedia a quaranta chilometri da Torino, salvi in quattro. Il velivolo colpito da una turbolenza e dal forte vento Morte sull'aereo dei paracadutisti // bimotore si è spezzato in volo, uccisi pilota e istruttore Marco Accossato TORINO Erano appena decollati per un volo di addestramento a 3 mila metri di altezza sopra Cumiana, in provincia di Torino. Quattro paracadutisti, pilota e istruttore. Un'improvvisa turbolenza causata dal vento in quota, l'aereo si è avvitato, è caduto in picchiata squarciandosi in due e schiantandosi su prato lungo una boscaglia. Venti secondi, il tempo della disperazione. Pilota e addestratore sono morti, i quattro paracadutisti che erano a bordo sono vivi per miracolo: proiettati fuori dall'aereo dalla forza del cedimento strutturale, sono riusciti ad aprire in tempo i loro paracadute. E dal cielo hanno visto l'aereo finire al suolo, i loro amici morire così. La sciagura è accaduta verso le 15,30, fra Regione Lupi e Località Castello, dove da anni c'è la scuola di lancio «Blu Sky». Le vittime sono Silvano Picot, 39 anni, imprenditore edile valdostano e responsabile del centro da dove si era appena alzato il «Pilatus PC6 Turbo Porter» da 11 posti, e Piergiorgio Maggiori, 54 anni, di Cumiana, proprietario del velivolo e pilota di aviazione civile sugli Atr 42 di linea dopo esser stato paracadutista della Folgore. Nessuno dei due indossava il paracadute, e quando il «Pilatus» turboelica da 500 cavalli si è spezzato a metà fra la coda e la fusoliera hanno avuto appena il tempo di rendersi conto di quale sarebbe stata la loro fine. I superstiti, trasportati in ospedale, non sono gravi: Pier Giovanni Massazza, 67 anni, originario di Cumiana ma residente a Torino; Giovanni Fogliati, 43 anni, medico ortopedico di Villarbasse; Emilio Bandiera, 38 anni, impiegato di Givoletto; e Romano Parchetti, 39 anni, impiegato di Saluzzo. Raccontano di rumore tremendo, come di un'esplosione, mentre il velivolo già precipitava, poi di essersi trovati fuori dall'aereo e di essere riusciti disperatamente ad azionare il meccanismo che fa aprire il paracadute. Agghiacciante la scena che si è presentata ai soccorritori e attorno alla quale si è cercato fino a sera di trovare un perché all'accaduto. Nessun dubbio che il «Pilatus» si sia squarciato in volo: brandelli di aereo sono finiti in un raggio di mezzo chilometro dal punto in cui è stata trovata la cabina con il cadavere di Piergiorgio Maggiori intrappolato. Catapultato distante quasi cento metri, insieme agli oblò, anche il corpo di Picot. La Procura di Pinerolo ha aperto un'inchiesta. C'è stata un'esplosione? I superstiti dicono di no, anche se gli effetti sono identici. Perché, allora, l'aereo si è spezzato? Il comandante dei carabinieri di Cumiana, maresciallo Luigi Bisceglia, la polizia scientifica, e il procuratore di Pinerolo, Giuseppe Marabotto, hanno compiuto già numerosi rilievi. L'inchiesta parte dai resti del «Pilatus» posto sotto sequestro, prima che dalle autopsie e dalle dichiarazioni dei feriti. Saranno analizzate in particolare le parti del turboelica dove la struttura si è divisa e una delle due ali, trovata lontana dagli altri resti, forse la prima a staccarsi dal «Pilatus». Ancora domande: sono state sempre eseguite tutte le manutenzioni programmate? Dove è stato prodotto e acquistato quell'aereo? Il procuratore Marabotto ha chiesto una relazione dettagliata sulla «storia» e sulle ore di volo del «PC6» precipitato. A dare l'allarme sono stati gli abitanti di una cascina vicina. Da Torino e da Savigliano sono stati inviati due elicotteri del «118» e numerose ambulanze. Giunti con diversi mezzi anche i vigili del fuoco. Ma per Picot e per Maggiori non c'è stato nulla da fare. Paolo Albesiano, presidente della sezione torinese dell'Associazione nazionale paracadutisti italiani, è sconvolto: «Conoscevo benissimo Maggiori. Abbiamo cominciato insieme e mi ha preceduto alla presidenza dell'Anpdi Torino. Poi si è messo in proprio aprendo la scuola di Cumiana: aveva fatto un grosso investimento per comprare quel terreno». Piergiorgio Maggiori avrebbe dovuto pilotare, nel novembre scorso, l'Atr 42 del Programma Alimentare Mondiale precipitate in Kosovo. Allora, per puro caso, scampò alla morte. Parti sono state trovate in un raggio di cinquecento metri dal punto in cui è stata trovata la cabina