RIVOLUZIONE NEL MODELLO RENANO di Ugo Bertone

RIVOLUZIONE NEL MODELLO RENANO L'EUROPA IMITA GLI USA RIVOLUZIONE NEL MODELLO RENANO Ugo Bertone Iregali di Natale de! cancelliere Schroeder non convinceranno di sicuro «Boris Becker e gli altri esuli fiscali a rimpatriare», come nota con una punta di acidità il «Wall Street Journal». Ma con gli sgravi fiscali per famiglie e imprese e, soprattutto, con l'abolizione dal 2001 dei «capital gains» sulla cessione delle partecipazioni industriali da parte delle istituzioni finanziarie, la Germania ha cambiato passo, costringendo anche i partner europei a rivedere la propria tabella di marcia. A partire dalla Germania, infatti, il modello economico europeo, centrato finora sui rapporti personali curati nei piani nobili di banche e assicurazioni, lascerà il passo a un modello anglosassone, centrato sul ruolo dei mercati e sulla loro trasparenza. Un passaggio che accompagna la crescente diffusione «popolare» in Europa dell'investimento azionario. Dopo aver inseguito invano un accordo sul fisco con la Gran Bretagna, Schroeder ha rotto gli indugi sfidando la concorrenza sul fronte dei tagli alle entrate. La riduzione delle aliquote massime per i privati dal 53 al 45% entro il 2005 non è forse una rivoluzione, ma il taglio delle tasse alle imprese al 38% complessivo (tra tasse federali e locali) renderà difficoltoso per i partner dell'Unio ne Europea, Italia compresa, sfuggire alla competizione fi scale con Berlino. D'ALENA A GERUSALEMMI Un potile dell'ile per Israele nell'Onu Martini e Ni re uste in ALLE PAGINE 11 E 20 Di sorpresa e senza enfasi, alla vigilia di Natale, Schroeder ha mandato in soffitta il vecchio «modello renano» che ha governato per mezzo secolo lo sviluppo dell'economia tede sca: basta con gli intrecci azionari tra banche, assicurazio ni e grandi imprese; basta con le alleanze e gli incroci, arma formidabile per cacciare eventuali scalatori sgraditi dall'este ro, ma soluzione perversa che ha frenato il capitalismo tede sco nella concorrenza con quel lo americano. A partire dal 2001 le banche e le assicurazioni potranno vendere, senza pagare enormi pedaggi fiscali, i pacchetti azionari da cui dipende il controllo dei colossi della chimica, della meccanica e comunque delle grandi conglomerate che hanno segnato la storia industriale d'Europa. Da queste cessioni nasceranno alleanze e fusioni su scala europea o globale. Dalla mega asta che darà i brividi alle Borse di tutta Europa scaturiranno inoltre i capitali necessari per scommettere sulle nuove tecnologie. Il tutto punrando su nuovi talenti e curando i criteri di profitto cari a Wall Street, non la cogestione sindacale o i patti di ferro dei salotti bancari. Ed è qui che la sfida alle vecchie abitudini si fa pressante. La Germania di Schroeder, dopo lo choc dell'opa di Vodafone su Mannesmann, volta pagina e si fa «americana», abbandonando l'idea dei «piani industriali» o l'uso virtuoso della spesa pubblica per. correggere i vizi o i limiti del mercato. Per noi sarà difficile e molto costoso cercare di ignorare questa novità.

Persone citate: Boris Becker, Schroeder