GESÙ' BAMBINO POVERO

GESÙ' BAMBINO POVERO GESÙ' BAMBINO POVERO Igor Man NASCE stanotte, il Bambino ch'è già nato. Gli anni passano, son già duemila ma il Mistero trascura il Tempo: il suo nome è Gesù. «A/o rooms-no rooms», cantavano le Peter's Sisters, nere ciccione sacerdotali importate da Giancarlo Menotti a Spoleto. «A/o rooms-no rooms», scandivano implacabilmente disperate. Incalzante, quel gospel di schiavi della Louisiana ritmava l'angosciosa ricerca di Giuseppe e di Maria d'una stanza dove quella ragazza madre della Storia potesse partorire. Ma nessun albergo, o locanda pidocchiosa, accetta una donna con le doglie; ancora oggi un tassinaro rifiuta di prendere una partoriente: «Non v'è nulla di nuovo sotto il sole», dice l'Ecclesiaste. «A/o rooms-no rooms»: non c'è posto per Maryam, la vergine ebrea fecondata senza peccato. Loro, Giuseppe e Maria, non osano dire d'essere unici al mondo, forse non lo sanno nemmeno; in ogni caso, chi gli crederebbe? L'annuncio di Gabriele, lo Spirito Santo, il Messia, figurarsi. E così finiscono in una stalla dove sette miserabili pastori ammucchiano un po' di paglia affinché Maria vi si posi e si sgravi. E accade che il figlio di Dio nasca tra i più reietti dei rejetti, quei pastori allora sfrattati da qualsiasi condivisione, come oggi i Rom, gli zingari. Gesù nasce nel più basso dei posti, lui che viene dall'alto dei cieli e lassù tornerà, sia pure per la via dolorosa della Croce. Nasce come un disgraziato ma una congiunzione astrale l'annuncia ai tre Magi che fiduciosamente cercavano nelle stelle il segnale della sua venuta. Arrivarono misteriosamente veloci e Marco Polo narra che il primo ad entrare nella grotta fu Gaspare e stupì nel trovarsi di fronte un giovine coetaneo. Balthasar, ch'era anziano, anziché un neonato vide un uomo della sua stessa età di mezzo. Identica esperienza fece Melchior, il più vecchio. Ma quando decisero di entrare insieme nella grotta, bella fu la loro sorpresa poiché infine videro il Bambino. Presentandosi tre volte diverso, Gesù s'era fatto metafora del Tempo e dell'Eternità. Nel suo Milione Marco Polo scriva che anche Gesù offre un dono ai Magi: un cofanetto con dentro una pietra «simbolo della fermezza della fede», come chiosa Franco Gabici, sull'Avvenire. La Nascita è una stella fissa nel firmamento cristiano ma poiché il Bambino viene eternamente partorito in ogni luogo, in questo Natale che apre il Giubileo anziché i Magi, a marciare sulla grotta son turpi carri armati: dal Ruanda alla Cecenia. Ogni trenta secondi, nel mondo, muore un bambino, ammazzato ovvero per fame. Un bambino povero, ovviamen' e; come Gesù, cresciuto senza giocattoli per diventare il Cristo destinato allo strazio dei chiodi. Nasce, stanotte, il Bambino ch'è già nato. Certum est quia impossibile est, mi disse Padre Pio: infatti «il suo nome è Gesù».

Luoghi citati: Cecenia, Louisiana, Ruanda, Spoleto