Bianco ora lascerà Catania «Che scuola fare il sindaco » di Fabio Albanese

Bianco ora lascerà Catania «Che scuola fare il sindaco » IL NEOMINISYRO DELL'INTERNO «INCOMPATIBILI 1E DUE CARICHE» Bianco ora lascerà Catania «Che scuola fare il sindaco » colloquio Fabio Albanese corrispondente da CATANIA APPENA un mese e mezzo fa, quando il suo nome ha cominciato a fare capolino nei borsini e nel totoministri, Enzo Bianco, 48 anni, da sei primo cittadino di Catania, si schermiva e diceva, convinto: «Io ministro? Per ora preferisco fare il sindaco». Evidentemente andava preso alla lettera. Perché quel «per ora» è durato appunto lo spazio di qualche settimana. Ma ieri mattina, a Palazzo degli Elefanti, sede del municipio di Catania, al di là ;l...Iie frasi di circostanza la notizia che il sindaco è diventato ministro, e che ministro, non ha sorpreso nessuno nel suo entourage. Facce distese ancor prima dell'annuncio ufficiale, qualche dubbio e un po' di si narri mento quando Bianco, dalle agenzie di stampa, fa sapere che «Catania è nel mio cuore ma la dovrò lasciare». Come, va via il sindaco della «primavera» di dieci anni fa e quello più longevo della storia repubblicana di Catania? Su questo punto, il coro unanime di consensi diventa più rauco: «Enzo, non lasciare Catania», hanno scritto ieri sera in un comunicato congiunto i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Il problema è che il suo mandato di sindaco sarebbe scaduto alla fine del 2001 e ancora in pochi pensavano alla successione, sia nella sua maggioranza di centrosinistra, sia nell'opposizione. Secondo indiscrezioni, il sindaco-ministro dovrebbe restare a palazzo degli Elefanti fino a primavera: «Ho chiesto al presi¬ dente del Consiglio comunale di convocare subito l'assemblea - dice ai giornalisti che lo avvicinano al Quirinale -, devo completare una cosa, poi mi dimetto». Sindaco, anzi ministro Bianco, cosa deve completare a Catania? «Non è solo una cosa. Però devo assicurare la continuità, con un candidato sindaco di alto livello che sia espressione di tutto il centrosinistra. E a questa scelta voglio contribuire attivamente. Ai miei concittadini dico anche che non lascerò Catania: continuerò anche a viverci». Il senatore Franco Zeffirelli, che è stato eletto a Catania, dice che la scelta di Bianco come ministro è «pessima perché ha fatto precipitare la città nelle classifiche della vivibilità». Che risponde? «Non merita nemmeno una risposta. Peraltro, non so che idea si sia fatto di Catania, visto che il senatore più assenteista d'Italia non è mai stato visto neanche nella città che lo ha eletto». Bianco è un repubblicano «della scuola di La Malfa padre, Visentini e Spadolini», come ama dire. E' nei democratici dell'Asinelio dalla fondazione. Sorridente come sempre, addosso una delle sue cravatte-feticcio, ne ha centinaia e le colleziona, tutte con gli elefantini simbolo della città di Catania, ieri mattina di buon ora Bianco ha fatto finta di non sapere cosa gli stava per accadere ed è andato a dirigere una riunione dell'Anci, l'Associazione dei Comuni italiani che appena un mese fa lo aveva riconfermato alla carica di presidente con il voto unanime dei sindaci di centrosinistra ma anche del Polo. Da lì è corso direttamente al Quirinale, per schierarsi nella prima fila dei ministri pronti al giuramento. Quando legge la formula di rito, D'Alema gli strizza l'occhio. L'ultima volta che i due si erano visti, in pubblico, era stato proprio al congresso dell'Anci, a Catania il 19 novembre. Tra i due, parole di reciproca stima ed apprezzamento, pronunciate tra gli applausi dei 2 mila delegati. Chissà se già allora i due hanno parlato di governo bis e di ministeri. Che farà come ministro dell'Interno? «Ho dovuto spiegare a mia figlia, che ha nove anni, che cosa significa. Il ruolo del sindaco l'aveva capito, serve a fare le scuole e a sistemare le bambinopoli, mi ha detto. Ma quello di ministro per lei è nuovo. Allora le ho detto che cercherò di proteggere le persone per bene dai delinquenti. Insomma, la domanda di sicurezza della gente deve trovare risposta. Penso, ad esempio, alla certezza della pena, impedire cioè che chi ha appena commesso un reato grave, se ne vada subito per la strada. Questo la gente non lo capii ebbe». Hanno scelto lei, capo dei sindaci italiani, per dare una risposta a chi vuole i sindaci-sceriffi? «No, proprio no. Però è un segno importante anche quello. Io sono uno di quelli che non hanno mai visto di buon occhio i sindaci-sceriffi. Però ho sempre preteso che i sindaci avessero un ruolo per la sicurezza. La scelta di un sindaco come ministro dell'Interno è invece un segno di cambiamento profondo del Paese; un segno che ora in Italia, come nelle altre democrazie, la scuola per fare il ministro non è più quella dei partiti, ma quella delle città e delle realtà locali». «Non abbandono la città continuerò a viverci e poi voglio contribuire alla scelta del mio erede» «A mia figlia ho detto che cercherò di proteggere le persone per bene dai delinquenti» Il sindaco di Catania Enzo Bianco

Persone citate: Bianco, D'alema, Enzo Bianco, Franco Zeffirelli, La Malfa, Spadolini, Visentini