Parisi: e ora il maggioritario di Guido Tiberga

Parisi: e ora il maggioritario Il coordinatore dei Democratici soddisfatto: premeremo per fare approvare una legge prima del referendum Parisi: e ora il maggioritario Di Pietro in aula dopo le polemiche Guido Tiberga ROMA Quello che poteva essere un nuovo «caso Di Pietro» si è risolto nel pomeriggio di ieri con una telefonata dalla Russia. «Sto arrivando - ha detto ai suoi il senatore del Mugello -. Alla fiducia ci sarò anch'io». Un segnale chiaro, dopo gli scontri con i vertici del suo partito: nei giorni scorsi, con una serie di dichiarazioni da Strasburgo, da Stoccarda e da Mosca, l'ex pm aveva fatto sapere di non essere affatto d'accordo con la partecipazione diretta dell'Asinelio al D Ali-ina bis. Dopo una lite a distanza dai toni piuttosto duri, si era parlato persino di una critica severissima alla «candidatura» di Enzo Bianco al Viminale, circostanza che il neo ministro degli Interni ha smentito ieri sera al Tg5: «Mi ha mandato un fax subito dopo il giuramento - ha raccontato Bianco -. Il testo? "Caro Enzo, è assolutamente falso quello che hanno detto. In bocca al lupo e molti cari auguri"». Ieri notte, Di Pietro era regolarmente in aula per votare la fiducia a D'Alema. Per i Democratici svanisce così anche l'ultima, possibile ombra di una giornata che Andrea Papini, capogruppo al Senato, riassume con una frase che lascia poco spazio alle interpretazioni: «Questo governo è esattamente come noi lo avevamo chiesto». Arturo Parisi, che nel pomeriggio aveva trovato persino il modo di sorridere sulla «lontananza» di Di Pietro («Io sono qui, lui è in Russia. Più lontani di così...), torna subito al suo ruolo di puntinatore di «i». La soddisfazione del partito è evidente, avverte, ma non si spiega soltanto con la «promozione» di Enzo Bianco e Willer Bordon. «Noi - giura Parisi - non abbiamo partecipato ad alcuna riunione per la spartizione dei ministri. Anzi, riunioni del genere non ci sono proprio state, tra i partiti che sostengono il D'Alema bis...». Un'affermazione che fa a pugni con le indiscrezioni che parlano di veti contrapposti, con potenziali ministri come Sergio D'Antoni e Irene Pivetti «sacrificati» da D'Alema proprio in conseguenza di un «niet» dell'Asinelio: «Ripeto: le scelte sono il frutto dell'autonoma valutazione del premier», è la risposta che non consente repliche. Il leader dei Democratici è contento, e non fa nulla per nasconderlo: ora, annuncia, si può lavorare per la «fase 3» del movimento: il traguardo è il sistema elettorale maggioritario, da inseguire in Parlamento prima ancora che con i referendum. «Noi premeremo per fare approvare una legge. Siamo pronti al dibattito, ma patti chiari: ci opporremo a qualsiasi tentativo di ritorno al proporzionale», assicura. Anche l'apertura del premier alla commissione su Tangentopoli è inserita dai Democratici tra le voci positive dei bilancio: «Noi lo abbiamo detto fin da settembre che ci voleva una commissione» ricorda, citando Di Pietro. Sul governo, Parisi è più che ottimista. «Le precondizioni che noi Democratici avevamo posto in estate sono state rispettate dice -. Il D'Alema bis non è "nuovo" soltanto per la sua composizione. La novità vera è il nuovo quadro politico: prima c'era un cartello di partiti a sostenere l'esecutivo, ma ora c'è una coalizione diversa. Noi siamo secai in campo dopo le Euro¬ pee, per reagire al dissolvimento dell'Ulivo. Noi abbiamo reagito al primo governo D'Alema, nato come conseguenza della caduta di Prodi: c'era una discontmuità tra i due governi. Ora abbiamo ricondotto a unità governo e coalizione; ci siamo incamminati verso la costruzione di un soggetto politico capace di sottoporre agli elettori una proposta unitaria». La svolta di Natale, continua Parisi, rende il premier «più for¬ te». E non solo per i cinquecento giorni scarsi che mancano al voto del 2001. Per i Democratici, da sempre affezionati all'idea delle primarie, D'Alema è ora il «candidato a candidarsi» con più chances di successo. «Anche se entro l'autunno dell'anno prossimo dovrà essere risolto il problema delle regole che ci porteranno a definire la prossima premiership». Le priorità, per ora, sono altre. Enzo Bianco, intervistato dai tg della sera, si esprime già da inquilino del Viminale: «La prima cosa da fare è impedire che uno che ha appena commesso un reato molto grave possa girare tranquillamente per le strade». Francesco Rutelli continua a parlare da sindaco, compiacendosi di avere un compagno di squadra con cui dividere la scommessa romana del 2000: «Accolgo con gioia l'ingresso in posizione chiave di Bianco e di Willer Bordon, che avrà la delega non solo per i Lavori Pubblici, ma anche per il giubileo e per Roma Capitale». Nessuna concessione a chi, come Cossiga, parla di un D'Alema indebolito e di un Asinelio trascurato. «Questa è una squadra complessivamente rafforzata - rilancia Rutelli -. Una compagine che vede i Democratici assumere posizioni di grande responsabilità che ci porteranno a dare un contributo nuovo sulla sicurezza urbana e sulla modernizzazione delle grandi aree metropolitane». Bianco: l'ex pm m'ha scritto un fax II leader dell'Asinelio: non abbiamo dopo il giuramento. «Caro Enzo, è partecipato ad alcuna riunione per falso quello che hanno detto. spartizioni di posti, anzi riunioni In bocca al lupo e molti auguri» del genere non ci sono mai state Il coordinatore nazionale dei Democratici Arturo Parisi

Luoghi citati: Mosca, Roma, Russia, Stoccarda, Strasburgo