Scampato pericolo, tutti al Colle

Scampato pericolo, tutti al Colle Il giuramento del D'Alema bis al Quirinale: «L'abbiamo saputo da Televideo». Ciampi garante delle ministre Scampato pericolo, tutti al Colle «Che sollievo, ma la povera Rosetta... » AldoCazzullo ROMA Volti da scampati, sorrisi tipo mamma appena uscita dalla sala parto, allegria di naufragi tratti in salvo. Livia Turco, i-esca di coiffeur, stringe la mano a tutti, anche al colonnello Tommaso Meli comandante dei corazzieri, Paolo De Castro e Sergio Mattarella si congratulano a vicenda, Giovanna Melandri strofina il collier come un talismano, Rosi Bindi dichiara: «Paura io? Mai». Fino a un'ora fa, racconta un loro collega anziano, stavano «come d'autunno sugli alberi le foglie»; adesso stanno più comodamente nel salone delle feste del Quirinale, in attesa di giurare e di ringraziare Ciampi. E fanno bene, in particolare le signore (tutte, tranne la Melandri, con filo di perle), visto che ancora ieri sera il capo dello Stato ha raccomandato a D'Alema: non una donna in meno che nel governo precedente. Sollievo dei riconfermati, che diventa luttuosa costernazione quando il discorso scivola sugli assenti: «Povera Rosetta...». E invece sorrisi increduli dei quattro nuovi ministri, riuniti (i tre uomini, imbarazzatissimi, a mani giunte, lei salvata dalla borsetta) per una foto dal dislivello impressionante: Enzo Bianco, Patrizia Toia, Agazio Loiero, allineati sul metro e sessanta, al fianco di uno svettante Willer Bordon, l'unico in Jgamicia rosa («non me 1'aspettSpo - mentirà lui -, e visto eh? abito fuori Roma non ho potuto tornare a casa a cambiarmi»). La Toia invece era partita in grigio, poi ha pensato che a una matinée avrebbe stonato, «e quando ho letto la notizia su Televideo sono corsa a vestirmi'"di bianco»; così adesso sfoggia un tailleur candido lisCSto~tìì: nero. ■Biancorisponde con una cravatta rossa con elefantini gialli, «simbolo della mia Catania», e promette a tutti sontuose spaghettate ai ricci di mare, che ama preparare personalmente. Loiero si guarda attorno circospetto, e ai cronisti che discutono sulla grafia del suo cognome (e sull'impressionante somiglianza con Mei Brooks) confida: «E' andata bene, io vengo da un vecchio partito dove si cambiavano i nomi dei ministri lungo il tragitto da piazza del Gesù al Colle, e poiché non c'erano i telefonini quelli si presentavano ignari al Quirinale e venivano respinti dagli uscieri». Uscieri che invece sorridono complici agli habitués, a quelli che non devono chiedere indicazioni per raggiungere i drappi e gli ori della Sala: Lamberto Pini in panciotto grigio, GiùliarioTtKat'òfBjé arriva se-1" duto accanto^aUfgiutista {ma al momento di s.i dilli sarà tragjg* to dal calzino corto), il settan• tacinquenne Antonio Maccanico che si congratula con il trentatreenne Enrico Letta per la promozione dalle Politiche comunitarie all'Industria. In attesa del «direttore», come lo chiama qualcuno di loro, i consiglieri di Ciampi intrattengono i ministri. Soltanto i capelli dritti di Edo Ronchi tradiscono la notte difficile. Katia Belillo .controlla chenessuna abbia osato una gonna più mini della sua, Sal~vatea-CB,Qmiinale respira profondo per recuperare il debito d'ossigeno («ho fatto le scale di corsa»), Bersani tormenta un sigaro? toscano presagendo le rane della Malpensa, Bordon Lavori Pubblici) non si capacita - «Il Giubileo, dovrò occuparmi pure del Giubileo...» -, Laura Balbo, che attendeva da un anno l'occasione per rifarsi - al suo primo giuramento era in maglione rosa, oggi in tailleur di lana beige a chignon d'ordinanza -, sussurra a un cronista con aria di sfida: «Stavolta non potete dirmi nulla». Non sarà uri governo istituzionale, ma certo pare meno casual del D'Alema 1 : la Turco ha smesso il tailleur rosso del giuramento '98 per il nero («ma la borsa l'ho presa a prestito da una mia collaboratrice, quella da lavoro non era elegante»); e la Bellillo stavolta si guarda dal fare le corna, quando il segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni comincia l'appello, e i ministri si alzano uno a uno, leggono la formula rituale, tornano diligenti al posto. Anche Ciampi è disteso, nonostante le venticinque delegazioni consultate in due giorni, e mormora a tutti «auguri». D'Alema, giacca grigia a tre bottoni, tutti allacciati, saluta con un sorriso che da sussiegoso si fa sempre più aperto. All'inizio il premier resta rigido a braccia conserte, lancia uno sguardo di (legittimo) sdegno al giornalista che non ha spento il cellulare, si abban *ona al gesto reso celebre da Striscia la notizia. Poi pian piano si scioglie, e a ognuno dei suoi ministri riserva un cenno d'intesa personalizzato: con Dini solleva le sopracciglia, a Bianco strizza gli occhi, per Amato accenna un inchino, a Bersani, con cui si sente in colpa per avergli tolto l'Industria e affibbiato i guai dei Trasporti, stritola la destra con entrambe le mani; poi, sciolte le righe, gli assesta anche un buffetto sulla guancia. Forse è proprio lui, D'Alema, il più sollevato di tutti; al punto da sorridere persino ai cronisti (e da abbracciare la Bindi). Foto di gruppo, foto singole, il premier che vuole al suo fianco la neoministra, i reporter che approfittano del clima disteso, «Bianco guardi qua», «Bordon sorrida», e poi finalmente «Amato, nun levacce la pensione», «Visco, levace le tasse» («Continuerò come prima», sarà la minacciosa risposta). Ma quando invocano la foto del premier con ministre, D'Alema se n'è già andato, con il tricolore e le stelle dell'Europa (come prevede il protocollo del giuramento) che sventolano sull'autoblù. Al lavoro. «Che Dio ce la mandi buona», chiosa l'ex ateo Diliberto. «E' stato un anno duro, e il prossimo sarà ancora peggio - mormora la Belillo, i tratti induriti da eroe western -. Ma ci siamo abituati. Ce la possiamo fare». La Toia invece si intenerisce: «La prima cosa che farò? Telefonare a Rosetta». EKatiaBelillo si guarda bene dal rifare le corna La Balbo lascia il maglione per il tailleur La camicia rosa di Bordone gli elefantini di Bianco Livia Turco saluta tutti, anche il capo dei corazzieri Il presidente del Consiglio ha un cenno per tutti: un inchino per Giuliano Amato e un buffetto per Pierluigi Bersani DUE GOVERN! A CONFRONTO ^ Le ministre Toia, Melandri, Belillo, Balbo, Bindi e Turco con il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi dopo il giuramento

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