La Bindi mette fuorilegge sette prodotti transgenici di Renato Rizzo

La Bindi mette fuorilegge sette prodotti transgenici Bocciati in via precauzionale quattro varietà di mais e tre tipi di olio <ii colza La Bindi mette fuorilegge sette prodotti transgenici Renato Rizzo ROMA "Ci hanno spinto in una piscina senza sapere se c'era l'acqua dentro" gridavano gli ambientalisti a Seattle contro le multinazionali "responsabili" d'aver creato e diffuso in una cospicua fetta del pianeta alimenti geneticamente modificati. E incalzavano: "Si sono serviti di scorciatoie scientifiche mentre, al contrario, nessuno ò in grado di stabilire con assoluta sicurezza che questi cibi non siano dannosi". In un'Europa che, a proposito di biotecnologie, ondeggia tra incertezze, concessioni, ammissioni con riserva e difesa sciovinista delle proprie produzioni, l'Italia dà oggi una risposta precisa. E, con un'ordinanza del Ministero della Sanità, dichiara fuorilegge "in via precauzionale" quattro varietà di mais e tre tipi di olio di colza ottenuti attraverso manipolazioni genetiche. Un "no" che rimbomba clamoroso e che inciderà fortemente nella nostra alimentazione quotidiana: "Grazie a questo provvedimento il rischio che tutti noi consumatori avremo di imbatterci in prodotti realizzati con materie prime transgeniche (i famigerati Ogm) diminuisce dell'Ho percento. Restano, infatti, solo due le varietà di cereali che possono essere legalmente commercializzate in Europa" osserva Ivan Verga, vicepresidente dell'Associazione Verdi Ambiente e Società che, il 12 ottobre, con un'indagine-denuncia inviata al ministro Hindi, ha innescato l'inchiesta dell'Istituto Superiore di Saniti). Quale, in termini concreti, il significato di questo stop che, presumibilmente, entrerà in vigore da metà gennaio? Po- trebbe rivelarsi una svolta: sia sotto il profilo commerciale che sotto quello politico. Perchè interessa l'immensa produzione di biscotti, merendine, marmellate, gelati, cioccolato, patate fritte, caramelle, formaggi, bibite, conserve, maionese, obi di semi e di tutti quei prodotti per i quali si utilizzano il mais e la colza. Una vetrina da migliaia di miliardi se si considera che, secondo il sondaggio della società britannica Datamonitor, almeno 3 alimenti su 5 consumati in Europa contengono, in qualche misura, organismi geneticamente modificati. Le norme fissate dalla Ue per regolamentare questo settore che sussulta tra grandi polemiche, prevedono infatti l'obbligo cÙ segnalare sull'etichetta la presenza di cereali ogm, ma non quella dei loro derivati, come amidi e lecitine presenti in gran parte dei cibi confezionati. Le motivazioni del "no" italiano non orienteranno, tuttavia, solo i consigli per gli acquisti: susciteranno certamente una eco pure nelle ovattate stanze dell'Unione Europea. Innanzi tutto perchè certificano una valutazione scientifica che appare come una vera e propria scelta di campo nelle dispute sugli effetti collaterali del cosiddetto Frankestein food: "Il gene inserito - proclama il ministero della Sanità - potrebbe avere un effetto avverso e codificare una proteina tossica per l'uomo producendo una reazione allergica". Ma non basta: la massima autorità sanitaria del nostro Paese mette sotto accusa le certezze del Vecchio Continenente sancite dal parlamento di Bruxelles. E lo fa con un suggerimento che schiocca come un colpo di frusta e si conclude con una fragorosa raccomandazione affinchè "in sede comunitaria venga rivista la normativa sulla produzione, la distribuzione ed il commercio dei nuovi prodotti e dei nuovi ingredienti alimentari, alla luce delle accruisizioni ricavate dalle ricerche più recenti ed attendibili sull'argomento". Come dire: l'Italia si propone di pilotare un nuovo approccio scientifico al problema degli Ogm ribaltando, tra l'altro, uno dei capisaldi del regolamento europeo in questo campo: quello della "sostanziale equivalenza". Spiega Verga: "In ossequio a questo concetto, che sta alla base del far-west biotecnologico del nostro continente, un nuovo alimento deve essere posto a confronto con quello tradizionale corrispondente: se ne emerge che è, in sostanza, equivalente all'altro, può essere definito ugualmente sicuro". Il Consiglio Superiore di Sanità dimostra, ora, di non credere del tutto alla validità del sillogismo. Ed anzi, si spinge a giudicare il concetto "scientificamente ambiguo ed attualmente oggetto di critica da parte degli esperti del settore" meritandosi il plauso anche di quegli ambientalisti che avevano storto il naso davanti ai "balbettii del nostro Paese in questo settore": la marcia degli alimenti dalla provetta al piatto, oggi, è diventata più ardua per legge. «Il gene inserito potrebbe favorire la produzione di una proteina tossica alla quale l'uomo è allergico» HANNO DETTO NO AB PRODOTTI TRANSGENICI BISCOTTI E MERENDINE Buitoni, Galbusero, Kellog's, Kinder, Lazzaroni, Loocker, Mulino Bianco, Nestlé, Nuova Forneria, Pandea, Valsola f PASTA Boriila, Burloni, Cirio, Fini, Paf BIRRA Agroalimentare Sud, Carlsberg, Castello di Udine, Heineken, Menabrea, Peroni, Birra Forst YOGURT Danone, Fattoria Scaldasele, Valsoia ZUPPE E PRIMI PIATTI Buitoni, Cirio e Knorr FORMAGGI Fattoria Scaldaselo, Grana Padano, Invernisi, Kraft, Osella SALUMI/CARNI Aia, Casa Modena, Citterio, Fini, G. Bellentani 1821, G. Pozzoli 1875, Leoncini Prosciutti, Levoni, Manzotin, Negroni, Pendino Wurstel, Simmenthal, Unibon, Valsoia \ OLIO E ACETO Cirio, Cuore, Monini, Sasso, Topazio, Valsoia yjgj SURGELATI Buitoni, Findus, Orogel, Valsoia CAFFÉ' Hog, Splendici | DOLCI Còte d'or, Danone, Fattoria Scaldasele, j Milka, Motta, Nestlé, Ferrerò, Perugina, Santa Rosa PESCE Carlos Primero e Rio Mare CONTORNI Cirio, De Rica e Pfanni CONDIMENTI Boriila, Buitoni, Cirio, De Rica, Hellmann's, Knorr, Kraft e Sasso BEVANDE Biosanafrutia, Enervi*, Estathé, Fattoria Scaldasole, Frutti G GELATI Alqida, Gelateria Ghisolfi, Mucca mucca, Sorbetteria Ranieri, Valsoia $ CATENE DISTRIBUTIVE Coop, Esselunga, Il Gigante ALIMENTI PER L'INFANZIA Dieterba, ygl Gerber, Nipiol e Plasmon Fonte: Legambiente