Flirt coi killer per vendicare i parenti di Fabio Albanese

Flirt coi killer per vendicare i parenti Catania, i boss sei anni fa le avevano ammazzato un fratello e un giovane nipote Flirt coi killer per vendicare i parenti Così una donna ha cercato di sconfiggere la mafia Fabio Albanese corrispondente da CATANIA Le avevano ucciso un fratello e un nipote. E lei, quarant'anni, un'attività rornmerciale ben avviata al Nord, lascia tutto e scende in Sicilia alla ricerca degli assassini, rischiando con la figlia ventenne una fine orribile: uccise e sciolte nell'acido. E' una storia terribile, di mafia ma anche di giustizia, quella che emerge dalle pagine di verbale di un'inchiesta che ieri ha portato al fermo di dodici persone da parte dei carabinieri di Gravina di Catania. La donna non è un pentito di mafia, ma una che la mafia ha fatto soffrire e di cui ha voluto vendicarsi, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. L'acido con cui il suo cadavere e quello della figlia avrebbero dovuto essere sciolti era già stato recuperato dagli uomini della cosca, un gruppo di estorsori e rapinatori che fa capo alla famiglia catanese di Cosa Nostra: «Compare, che dici? Le bruciamo tutte e due?», hanno ascoltaU) pochi giorni fa, con una cimice, gli investigatori. «Ho trovato l'acido, appena esco dai domiciliari le brucio», 1 carabinieri, che per oltre sei mesi avevano raccolto le confidenze della donna, hanno dovuto cosi rinunciare a quella preziosa fonte facendo scattare il blitz con cui, l'altra notte, i dodici mafiosi sono stati sottoposti a fermo su disposizione della Direzione Antimafia di Cata nia. Si tratta di una banda di estorsori, una volta controllata da Angelo, fratello del «Malpassotu» Giuseppe Pulvirenti e poi, dopo il pentimento di questi, transitata nel clan Santapaola. L'inchiesta, grazie anche al «doppio gioco» della coraggiosa donna, ha accertato che nei paesi dell'Etna, neU'hinterland di Catania, le estorsioni ai commercianti «erano a tappeto». Nessuno sfuggiva, ma spesso ne ricavava pure un beneficio personale. Gli uomini della cosca, guidata dal carcere da un ergastolano, Marcello Gamhuzza, 32 anni, e all'esterno da Gabriele Armeli Moccia, di 28, mettevano infatti a disposizione dei coinmercianti taglieggiati un loro speciale «ufficio» recupero crediti, uomini senza scrupoli mandati dai debitori per «convincerti» a saldare presto il conto. In cambio, la cosca riceveva dal commerciante ima percentuale sul denaro recuperato. Il gruppo trafficava anche in cocaina. Altri invece erano specializzati in rapine a banche e uffici postali, in Sicilia come nel Nord Italia. Una, all'ufficio postale di Grammichele, venne seguita «in diretta» dai carabinieri che, su indicazione della donna, avevano piazzato una microspia nell'auto dei banditi. Ma l'aspetto più sconcertante della vicenda è legato proprio alla donna-coraggio, adesso allontanata da Catania: Nel '94 le uccidono un fratello; due anni dopo un nipote, figlio di un altro fratello. A quel punto lei decide di chiudere la lavanderia che gestisce a Torino e di tornare a Catania dove avvia una relazione con uno degli uomini che lei ritiene responsabile della morte dei suoi congiunti. Riesce a scoprire i killer che, tuttavia, non rientrano neU'indagine chiusa ieri. Poi carpi¬ sce i segreti della cosca che man mano riversa ai carabinieri. Fino a quando il clan non ha i primi sospetti, la scopre e ne decreta la morte: «E' un pericolo serio - intercettano i militari -, deve morire assieme a sua figlia che, come lei, sa ormai troppe cose». Era tutto pronto. Dal carcere dopo qualche perplessità, anche il convivente aveva dato il suo assenso al duplice delitto. Le due donne dovevano essere rapite, uccise, i loro corpi trasportati nelle campagne di Belpasso e lì dissolti nefi'arido. Un rituale «nuovo» per le cosche del Catanese. Finora per far sparire i cadaveri, i pentiti hanno raccontato di vecchi copertoni dati alle fiamme. Grazie alle confidenze dei sicari è riuscita a far sgominare un pericoloso clan che aveva deciso di farla sciogliere nell'acido

Persone citate: Giuseppe Pulvirenti, Marcello Gamhuzza, Moccia, Santapaola