Alla periferia dell'universo di Piero Bianucci

Alla periferia dell'universo Alla periferia dell'universo Piero Bianucci Dove siamo? L'astronomia nasce da questa domanda antichissima. Le risposte che si sono inseguite negli intimi mille anni ci hanno respinti via via sempre più alla periferia dell'universo, relegandoci in una mediocrità che di aureo non ha nulla. La storia della cosmologia è una storia di graduale ma inesorabile emarginazione dell'Homo sapiens. E forse qui sta la sua lezione più profonda: se alla scienza fosse lecito ispirare l'etica, la nostra rnarginalità, la nostra cosmica irrilevanza, dovrebbero indurci ad essere umili e tolleranti. L'astrolabio di Tycho Brahe, il cannocchiale di Galileo, lo spettroscopio di padre Angelo Secchi, un pranzo liofilizzato per astronauti, una pietra lunare, un atlante di vertiginose fotografie riprese dal telescopio spaziale «H ubbie» : ridotto all'essenziale, è questo il museo che riassume dieci secoli di esplorazioni cosmiche. L'anno Mille, si sa, è un mito storiografico: in quel tempo la maggior parte del mondo contava gli anni con altri riferimenti, e l'Europa, che in effetti visse l'anno Mille, non se ne accorse perché i calendari quasi non esistevano. Paradossalmente anche oggi il fatidico passaggio è mal conosciuto: al terzo millennio manca un anno, ma a comandare sono i tre zeri del 2000. Lo stesso Osservatorio di Green wich, custode del Meridiano Zero, pur ribadendo che il nuovo millennio i n/.in il 1 " gennaio 2001, salomonicamente ammette che «la festa incomincia» questo 31 dicembre. Ma il 31 dicembre sarà anche il 22 Teveth del 5760 ebraico, il 23 Ramadan del 1482 arabo e il 10 Nevoso dol 209 per i più ostinati nostalgici della rivoluzione francese. Beghe di poco conto. H tempo passa anche se non lo misuriamo, figuriamoci se può disturbarlo una convenzione. Come se non bastasse, il nostro calendario gregoriano, che risale al 1582, per molti ò convenzione recente e sofferta: la Svezia lo ha adottato solo nel 1752, il Giappone nel 1873, la Cina nel 1912, la Russia nel 1918, la Turchia nel 1924. Tutto questo per ricordare che l'astronomia nasco per farci sapere dove siamo non soltanto nello spazio ma anche nel tempo. All'uomo del Mille le stelle dicevano l'ora e il mese, la direzione della nave o della marcia; e soprattutto gli facevano credere di essere il centro dell'universo: non giravano, le stelle, tutte ben disrìplinote intomo a noi? E gli epicicli di Tolomeo non avevano messo ordine anche nei moti capricciosi pianeti? A scompaginare 1 ordine sublime fu, alla fine del Cinquecento, una piccola discrepanza emersa nelle pazienti osservazioni di Tycho Brahe: per 8 primi d'orco la posizione di Marte non corrispondeva a quella prevista dalle sfere di Tolomeo. Otto primi d'arco sono un quarto del diametro apparente della Luna, equivalgono a un'automobile vista a 2 chilometri di distanza. Poco. Ma abbastanza per far crollare un paradigma scientifico. Da quella minuscola breccia nel sistema geocentrico Keplero ricavò le sue leggi del moto dei pianeti - Terra im lusa - intomo al Sole. Cosi Copernico otteneva un postumo trionfo, Galileo e Newton avevano la strada spianata, e l'umanità faceva il primo passo verso la periferia, il più doloroso. Gli altri si sono susseguiti a ritmo sempre più rapido. William Herschel alla fine del Settecento disegna la prima mappa della Via Lattea: il Sole diventa una stella mediocre in mezzo a miliardi di stelle simili ma l'astronomo (già compositore e apprezzato organista) gli salva un posto vicino al centro della nostra galassia, da molti ancora ritenuta l'unica dell'universo. All'inizio del Novecento un'astronoma sordomuta, Kenrietta Leavitt, trova il modo di misurare le grandi distanze cosmiche: si scopre così che le galassie sono milioni, miliardi. La nostra Via Lattea è una come tonte, anche lei finisce in periferia. E nuovi studi mettono il Sole ai margini di questa galassia emarginata. Nsgli Anni 20 Edwin Hubble alla interscambiabi- litù dei luoghi cosmici aggiunge rmterscambiabilità dei movimenti : l'intero universo, con il suo pulviscolo di galassie, si espande, ogni galassia si allontana dalle altre ad una velocità tanto più alta quanto più il oorifronto è con galassie remote. Questo significa elio l'universo non è etemo e sempre uguale a se stesso. Al contrario, è in continua evoluzione, è Storia. E' illusione abbracciarne l'architettura in un solo sguardo. Non vediamo il film, ma un fotogramma. Non ò finita. Negli Armi 30 Fritz Zwicky studia gli ammassi di galassie e si accorge che in essi non c'è abbastanza materia visibile per tenerli insieme con la forza di gravità. Dunque deve esserci qualche misteriosa materia oscura, invisibile. In questi anni i cosmologi hanno fatto due conti: la materia dell'universo che vediamo perché emette luce o qualche altra forma di radiazione è probabilmente appena l'uno per cento della materia esistente. Carlo Rubbia sintetizza la situazione in modo efficace: per ogni persona che abbiamo intomo è come se ce ne fossero altre cento invisibili, che ci spiano. Solo una piccola parte di questa materia oscura è del tipo comune: il grosso è materia esotica, particelle ancora da scoprire che permeano lo spazio, oppure energia che, per la famosa equazione di Einstein E = HHl m c2, si manifesta come massa. Sembra, questo, l'estremo passo verso la sprovincializzazione della nostra visione cosmica: la Terra non è al centro, non lo sono il Sole, la Via Lattea, la materia stessa di cui tutto ciò è composto. Ma c'è di peggio. Le ultime teorie cosmologiche prevedono che possano formarsi innumerevoli universi non comunicanti tra di loro. Il nostro potrebbe essere uno tra ì tanti. Non lo sapremo mai, possiamo solo sospettarlo. Questo «(universo qualunque» continua tuttavia a stupirci: un anno fa si è scoperto che la sua velocità di espansione sta ancora aumentando. Negli ultimi mesi sono affiorati indizi m base ai quali sembra che l'universo intero, nel suo insieme, sia in rotazione su se stesso. Il leggendario «Eppur si muove» di Galileo non poteva essere più vero. Su un altro versante, pero, la marginalità dell'uomo si ripresenta come eccezionalità. Nel Big Bang si formarono solo idrogeno ed elio. Ma noi siamo fatti di carbonio, ossigeno, azoto, ferro, calcio, magnesio e così via. Questi elementi sono stati sintetizzati in miliardi di anni da reazioni termonuclearfdentro le stelle di genera™ /.ioni precedenti quella del Sole. Non saremmo qui se l'universo non avesse alle spalle Tnia Storiadelia giusta durata e se le costanti fisiche non fossero esattamente quelle che sono: tutto sembra congiurare perché a un certo punto si sviluppi una vita intelligente, capace di comprendere l'universo da cui è sbocciata. E' il «principio antropico», una nuova e più sofisticata torma di pensiero geocentrico. Soltanto la scoperta di civiltà extraterrestri potrebbe scalfire quest'orgoglio di ritomo. Abbiamo guardato lontano, cercando i confini estremi. Ma gli ultimi trent'anni del Novecento consegnano al futuro un'altra grande conquista: l'esplorazione diretta dello spazio vicino. Tranne Plutone, tutti i pianeti e i satelliti del sistema solare sono stati sorvolati e fotografati da sonde spaziali. Dodici uomini sono scesi sulla Luna e ne hanno riportato 382 chili di sassi. Conosciamo la superficie di Venere, di Marte e dei satelliti di Giove, meglio di certe regioni impervie del nostro pianeta. L'astronomia del sistema solare è ormai un capitolo deUa geografìa. Infine, i razzi, liberandoci dall'atmosfera, ci hanno dato qualcosa di ancora più importante: la possibilità di osservare l'universo nelle radiazioni infrarosse, ultraviolette, X e gamma, a cui l'occhio è cieco. Una incredibile estensione dei nostri sensi. Il prossimo traguardo? Guardare i panorami cosmici da nuove «finestre» attraverso i neutrini e le onde gravitazionali. Forse le conoscenze attuali ne usciranno sconvolte. Però una cosa è certa: nel secolo della filosofia debole, l'astronomia ha prodotto idee forti. I L'astronauta Edwin Aldrin accanto alla bandiera americana durante la missione dell'Apollo 11 sulla Luna, il 20 luglio 1969

Luoghi citati: Cina, Europa, Giappone, Russia, Svezia, Turchia